Le ombre si stavano allungando e Jona cominciò a guardarsi attorno per cercare un bivacco.
I quattro viandanti, d’altra parte, sembravano assolutamente tranquilli e Jona sperò in cuor suo che conoscessero la strada. Era tentato di chiedere informazioni, ma non voleva far vedere che era la prima volta che passava da lì.
Un’imprecazione lo riscosse. Alzò gli occhi e vide il carro davanti al suo inclinarsi verso il burrone, aveva una ruota fuori dalla stradella, pericolosamente sospesa nel vuoto. Le pareti, in quel punto dove il sentiero girava attorno ad uno sperone roccioso, erano particolarmente scoscese. Non c’era spazio per muoversi.
Prima che si avesse il tempo di reagire il mulo, spaventato, prese a scalciare e quella fu la sua fine. Il carretto sfuggì alla presa dei due uomini e lo trascinò giù, ribaltandosi più volte prima di arrivare in fondo sul greto del torrente che si tinse di rosso.
Il tutto era durato pochi secondi.
I viandanti avevano ancora il loro daffare per calmare i muli rimasti.
Con molte difficoltà finirono di girare attorno allo sperone e arrivarono in un punto dove la carrareccia si allargava abbastanza da garantire una relativa sicurezza.
“Maledetto mulo testone!”
“Ma che diavolo è successo?”
“Ho visto io quello che è successo. La ruota è passata su un pietrone che la ha spostata di un palmo. Un palmo più in là c’era il vuoto. Non ho fatto a tempo nemmeno a dirti “attento!””
“Andiamo a vedere?”
“Sei matto? Per scendere laggiù ci vorrebbe un’ora e più”, guardò il cielo, “e noi non l’abbiamo. E poi, che cosa pensi di trovare? Solo cocci unti. Peccato. Era un buon olio d’oliva”
“Adesso rimettiamoci in cammino, il bivacco è vicino, ma non ci arriveremo se stiamo qui a chiacchierare come vecchie comari”.
I muli si erano un po’ calmati e si rimisero in cammino.