Verso mezzogiorno arrivarono al punto dove il sentiero si divideva. Il tratturo che doveva prendere saliva ripido sulla costa di un picco roccioso. Jona era tentato di proseguire sulla carrareccia, infinitamente più invitante.
“Beh, qui le nostre strade si dividono”, disse invece.
“Buona ricerca, fratello!”
“Buona fortuna anche a voi.”
Procedette lentamente, gli occhi sul sentiero, la mente libera, il respiro regolare.
Dopo pochi minuti la piccola carovana scomparve dietro una curva. Presto anche i rumori delle ruote e degli zoccoli svanirono. Era solo.
A una svolta del tratturo, molto più in alto, la vista si aprì su un’altra valle e un altro ruscello che scorreva verso nord.
Rivide anche i mercanti che avevano appena valicato il passo, qualche centinaio di metri sotto di lui, ma c’era qualcosa che non andava.
Uomini acquattati dietro uno spuntone roccioso. Senza quasi pensare estrasse l’Amuleto e cominciò a dargli istruzioni. L’Amuleto si accese immediatamente, con barbagli rosso sangue.
Intanto la carovana era arrivata all’altezza delle rocce. Gli uomini nascosti si prepararono a balzare fuori. Anche lui era pronto.
I briganti si lanciarono all’attacco con le spade sguainate. Jona diede il comando. L’Amuleto disse: “No” e si spense.
Rimase basito. Non gli era mai successo di essere contraddetto dall’Amuleto.
Nel frattempo, sotto di lui, il dramma ebbe rapidamente termine. I mercanti non fecero nemmeno a tempo di prendere le armi dai carri. Furono trucidati in pochi istanti, buttati sui carri e la piccola carovana ripartì verso il basso, con nuovi padroni che lanciavano urla di giubilo per la facile vittoria. Scomparvero alla vista prima che Jona fosse riuscito a muovere un muscolo. Fortunatamente nessuno dei briganti aveva guardato verso l’alto.
“Che diavolo ti viene in mente?”, sibilò all’Amuleto, ma quello rimase perfettamente inerte, come fosse davvero un medaglione di lucido legno e nulla più.
Jona cercò di riattivarlo, ma avrebbe potuto rivolgersi alla roccia su cui era seduto: l’effetto sarebbe stato lo stesso.
Calava la sera e come il cielo cambiava colore, così cambiarono colore anche i sentimenti del Mago. Alla rabbia per l’insubordinazione si stava sostituendo l’angoscia per la sua situazione. Che significava tutto questo? Aveva forse già fallito la sua missione? Dove aveva sbagliato e perché?
Il sole scomparve e Jona si riscosse. Con o senza Amuleto doveva trovare un posto per passare la notte.
Lungo la strada percorsa non c’era riparo.
Cercò di ricordare la mappa vista la sera prima. Gli sembrava che il piccolo sentiero terminasse poco più avanti del punto dove si trovava. Pregò Ipno di non sbagliarsi e si rimise in moto. Doveva sbrigarsi; stanotte non avrebbe potuto contare nemmeno sull’aiuto della luna.
Lo zaino diventava più pesante ad ogni passo, ma Jona si costrinse a mantenere un’andatura sostenuta. Le caviglie e le ginocchia protestavano per i contraccolpi della discesa.
Non si era sbagliato; sotto di lui vide un piccolo spiazzo erboso con dei cespugli che lo proteggevano.
Si avvicinò quasi di corsa, tenendo una mano sul manico del lungo coltello che portava alla cintura e badando bene a far rumore. Quel posto era ottimo anche come rifugio per animali: serpenti, lupi e, forse anche orsi, tutti comunque ben felici di evitare il contatto con l’uomo.
La piccola grotta era vuota. Troppo poco profonda per essere una tana comoda.
Si accorse di tremare e non soltanto per lo sforzo.
Oramai era quasi completamente buio.
Appoggiò lo zaino alla parete e cercò di rilassarsi.
Dopo poco il respiro divenne regolare, ma non poteva certo dirsi tranquillo.
Si costrinse a mangiare qualche galletta e a bere un po’ d’acqua.
Tentò di nuovo di attivare l’Amuleto. Niente da fare.
Si avvolse nel tabarro e usò lo zaino come schienale.
Dormì seduto con il coltello in mano.