Quando si accampò — aveva sperato di riuscire a raggiungere il paese, come gli aveva consigliato il vecchio pastore, ma il tramonto era arrivato troppo in fretta — chiese all’Amuleto di prender contatto con Serna.
“Avvertila che sono vivo e in attesa. Che mi chiami lei.”
Dopo qualche secondo l’Amuleto annunciò: “Fatto.”
Jona riprese i suoi preparativi per la notte, controllò la scorta di legna, ripiegò il suo mantello
“Certo”, disse voltandosi verso di lei, che era apparsa vicino all’Amuleto, “Ho avuto dei problemi con l’Amuleto, ma credo che, per ora, sia di nuovo tutto a posto, vero?” La domanda era rivolta all’Amuleto, che scelse di ignorarla.
“Problemi con l’Amuleto?”, chiese Serna. In quel momento comparve anche Darda, sbuffante.
“Benedetta ragazza, credi che abbia ancora le gambe dei vent’anni? Che dice Jona?”
“Questo l’ho visto”, poi, rivolgendosi a Jona: “vedo anche che sei tutto intero. Qualcuno si stava preoccupando, da queste parti”, disse, con un velo di rimprovero nella voce.
“Passati fra le braccia di Thano? Nossignore! Non c’è nulla da preoccuparsi!”, ritorse Darda. Jona la ignorò: sapeva perfettamente che era il suo modo di dimostrare il suo affetto. Si rivolse deliberatamente a Serna:
“Che cosa ti ho sempre detto delle preoccupazioni?”
“Che preoccuparsi non serve a niente; bisogna occuparsi delle cose”, rispose Serna con aria spazientita, “e ho anche provato a farlo, ma l’Amuleto mi diceva che non riusciva più a mettersi in contatto con il tuo, nemmeno per averne la posizione. Ho anche chiesto l’Occhio dal Cielo — tra l’altro; questo nuovo incantesimo che mi hai spiegato è una meraviglia — ma non sono riuscita a trovarti.”
“Thano, a quanto pare, ci ha voluto mettere alla prova entrambi. Ha spento completamente il mio, o, meglio, il Suo Amuleto per vedere come ci saremmo comportati. L’Amuleto ha ricominciato a rispondermi quando ho deciso di andare avanti con la Caccia nonostante il mio alleato principale fosse, apparentemente, morto. Non riesco però a capire che cosa volesse da te.”
“Sì, ma che cosa è successo, di preciso?”, chiese Darda.
Jona raccontò con precisione professionale gli avvenimenti degli ultimi tre giorni e terminò dicendo: “Ora devo dirigermi ancora verso nord, penso di andare a Mila al tempio di Palla per chiedere consiglio. L’Amuleto m’indica la direzione, ma non entra in dettagli e quindi farò a modo mio.”
Continuarono a parlare ancora per parecchio tempo, soprattutto di quello che stava facendo Serna come Maga. Era evidente che lei teneva parecchio al parere di Jona e che lo considerava ancora il vero e unico Mago di Tigu.
Darda taceva e spesso Jona le lanciava occhiate per capire se doveva intervenire. Lei non disse una parola, ma, avendo avuto cura di posizionarsi dove Serna non la potesse vedere, segnalava inequivocabilmente che tutto andava bene e che Jona doveva solo stare a sentire e approvare. Il Mago si attenne di buon grado alle indicazioni. Conosceva abbastanza la figlia da darle tutta la fiducia di cui aveva bisogno.
Dopo parecchio il resoconto si avviò verso la conclusione e Jona azzardò la domanda che voleva fare fin dall’inizio: “Che mi dici della mamma?”
Vide un luccichio negli occhi di Serna che cominciò a dire:
Jona guardò preoccupato l’Amuleto aspettandosi una qualche reazione, ma quello continuava placido a emanare la sua luminosità rossa.
“Che significa?”
“Che significa, cosa?”
“Non fare il finto tonto. Perché hai interrotto la comunicazione?”
Jona era esterrefatto, ma sapeva benissimo che non c’era molto che potesse fare. Per qualche motivo Thano non voleva che avesse notizie di sua moglie. Il perché era un mistero per ora; non aveva dubbi che sarebbe venuto fuori, presto o tardi. Bastava aspettare
“Amuleto, posso fidarmi di te?”
“Mago, che domanda è? Sai benissimo che è talmente vaga che non ammette una risposta semplice.”
“Bene. Posso fidarmi di quello che dirai. Alla lettera.” Jona sorrise, poi:
“Farai la guardia e mi proteggerai mentre dormo, stanotte?”
“Sì.”
“E le prossime notti?”