Il tempio di Palla

La mattina dopo si alzò di buon’ora e il sorgere del sole lo incontrò che ripercorreva i vicoli, diretto al tempio di Palla. Gli artigiani stavano aprendo le porte delle loro botteghe per un’altra giornata di lavoro.
Il tempio era un palazzetto abbastanza anonimo, incastrato tra altre case. Solo il simbolo della Dea, il cui bianco abbacinante spiccava sul muro polveroso, lo faceva risaltare. Un ragazzo che indossava una corta tunica che forse, un tempo, era stata candida, stava spazzando i gradini che portavano all’ingresso. Parecchi altri ragazzi, più piccoli, vociavano lì attorno. Jona li notò perché erano tutti vestiti allo stesso modo, con una corta tunica simile a quella dell’altro ragazzo, ma di color marrone, stretta in vita da un cordone ragionevolmente bianco.

Jona salì i gradini con passo deciso.
La facciata non rendeva onore alle dimensioni del tempio. Davanti una doppia scalinata saliva al piano superiore e, in mezzo, si intravedeva un ampio cortile dove si affaccendavano accoliti di tutte le età. Guidato dall’Amuleto, Jona prese la scalinata di destra, salì al primo piano e percorse un lungo corridoio. Diverse teste si girarono stupite al suo passaggio, ma il passo deciso del Mago li fece esitare e, prima che qualcuno trovasse l’ardire di fermarlo, aveva imboccato la candida porta che portava alle stanze private del Sacerdote.

Lo trovò seduto su una comoda poltrona. Al suo fianco un piccolo tavolino reggeva un grosso bicchiere pieno di latte e l’Amuleto di Palla, con il suo Avatar ben in vista.
“Ti aspettavo, Cercatore”, disse il Sacerdote accennando all’altra poltrona, simile alla sua, che aveva di fronte.
“Cerco saggezza”, disse il Mago chinando il capo.
“La troverai nel tuo cuore, Jona. Siedi”.
“Grazie.” Jona tolse il suo Amuleto dal collo, lo posò sul tavolino e prese il bicchiere di latte che lo attendeva. Il rosso Avatar del suo Amuleto rimase in silenzio, mentre quello candido diventava sempre più luminoso e prendeva le fattezze della Dea. Jona fece per prostrarsi, ma, prima che potesse poggiare il bicchiere che aveva in mano, la Dea lo fermò.
No, Jona, non è necessario”, disse sorridendo appena. “Conosco le domande che ti affollano la mente, ma, mai come in questo caso, le parole della formula di saluto sono calzanti.
La delusione del Mago era palpabile. Il sorriso della Dea si allargò di una frazione infinitesima:
Il Sacerdote era un uomo tarchiato, dai lineamenti pesanti, più giovane di Jona di una quindicina d’anni e con uno sguardo penetrante. Rimase in silenzio per qualche minuto, mentre Jona digeriva le parole della Dea.
Portò il bicchiere alle labbra e fu sorpreso: “Non è latte!”
“No”, rispose asciutto il Sacerdote, con un velo di rimprovero nella voce,
Il sapore era dolce e aromatico:
Il Sacerdote annuì e prese un fascio di fogli che aveva sul tavolino:
“Ho fatto qualche ricerca”, disse poi battendo la nocca sui fogli. “Non sei il primo Pellegrino Cercatore che passa di qui. Anzi, devo dire che uno l’ho incontrato io stesso”, controllò i fogli, “undici anni or sono. Veniva da Beria, e non era il primo. Arrivate a intervalli irregolari, cinque, dieci, a volte anche più anni l’uno dall’altro.”
“Io, e i miei predecessori prima di me, abbiamo raccolto le testimonianze dei Pellegrini, nella speranza che fossero utili a quelli che venivano dopo di loro. Vuoi raccontarmi la tua storia?” Jona era venuto per ricevere informazione, non per darne, ma qualcosa nell’atteggiamento del Sacerdote lo colpì. Annuì e cominciò a raccontare la sua storia. Il Sacerdote prendeva appunti. Quando Jona narrò dell’attacco dei banditi, su al passo, annuì come se fosse una cosa attesa.
Alla fine il Sacerdote riordinò i suoi appunti, rimase pensoso un attimo e quindi: “Qui ci sono le storie di quelli che son passati da questo Tempio prima di te. Non credo che ti farei un buon servizio se te le lasciassi leggere, e la Dea è stata abbastanza chiara sul fatto che devi trovare le risposte da solo.”
“Ma non posso trovare risposte se non ho idea di quali siano le domande!”, sbottò Jona.
Il Sacerdote annuì senza scomporsi. “Vero. Trovare la domanda è spesso la cosa più difficile. Al confronto trovare le risposte è spesso un gioco da ragazzi.”
Jona ci pensò su. Non lo aveva mai sentito dire in quella maniera, ma il concetto era familiare: di fronte ad un fatto misterioso la comprensione passava per una serie di domande e risposte da trovare. Ogni risposta conteneva in sé il germe della domanda successiva e il come la domanda fosse formulata condizionava sempre la successiva ricerca, e quindi la risposta.
“Risponderai, se farò domande precise?”
Il Sacerdote sorrise allargando le braccia: “Alla Dea piacendo, sì”.
“Va bene, spero che tu non abbia altri impegni stamane. Ho paura che sarà una cosa lunga”, disse Jona appoggiandosi allo schienale della poltrona e guardando il sacerdote da sopra l’orlo del suo bicchierone di “latte di grano”; cosa non avrebbe dato per una bella tazza di caffè!
“Quando l’Amuleto, ieri, mi ha annunciato la tua visita, ho fatto cancellare tutti gli appuntamenti di oggi”, disse annuendo, “se necessario posso cancellare anche quelli di domani, ma non credo servirà.”
“I Pellegrini hanno incontrato difficoltà nei loro viaggi?”
“Tutti. La Ricerca non pare una cosa facile né sicura.”
“Queste difficoltà sono sempre le stesse?”
“No. Ogni Pellegrino ha raccontato una storia diversa.”
“Ma sicuramente ci sono delle similitudini.”
“Vero. La Prova della Volontà, per esempio, è sempre la prima e tutti quelli che sono giunti qui l’avevano già superata.”
“Quali sono le altre prove?”
“No, Jona, questo non te lo posso dire, e lo sai!”
“Tentar non nuoce, come si dice. Comunque, ci sono altre similitudini delle quali mi puoi parlare?”
La giornata trascorse calma. Quando il sole si fece caldo si trasferirono nel piccolo giardino interno del Tempio, un’oasi verde e fresca nella calura estiva. Il Sacerdote, lentamente, perse il distacco e i due finirono per parlare di una quantità di argomenti, spesso lontani dagli specifici interessi del Pellegrino.