Sotto il mare

La mattina dopo Serna era alla Cala del Granchio ben prima del sorgere del sole. Si trattava di una lunga spaccatura larga una decina di metri, incassata nell’alta falesia. Era quasi buia e il pescatore che l’aveva accompagnata con la sua barca a remi aveva imprecato più di una volta contro il maroso che tentava di portarli contro gli scogli. L’aveva lasciata sulla spiaggetta sassosa ed era ripartito come avesse le orche sulla sua scia
Serna si aggiustò il mantello leggero che aveva portato. L’umidità della notte lo stava bagnando e lei cominciava ad aver freddo. Il cielo era oramai chiaro, ma la cala era ancora in ombra tanto che Serna non si accorse dell’arrivo dello strano pesce fino a quando questo non si arenò sulla spiaggia. Aveva un corpo nero e affusolato e un’enorme testa trasparente e rotonda che sembrava una boccia di vetro. Il pesce aprì la bocca e tirò fuori una lunga lingua rossa che arrivò fin quasi ai piedi di Serna. L’invito era esplicito. Serna salì sulla lingua che era dura e ruvida; non cedette di un millimetro sotto il suo peso.
Appena salita, la lingua si ritirò e la bocca, se era una bocca, si richiuse. Serna era in una bolla sferica di un materiale trasparente che sembrava vetro, ma non lo era. Lei era in piedi su quella lingua rossa che sembrava un pavimento e non si vedevano né gola né denti
Lo strano pesce cominciò ad arretrare e presto fu di nuovo completamente in acqua. Procedette a ritroso fino a che non trovò spazio sufficiente per permettergli di girarsi, quindi tornò al mare aperto. La volta azzurra si chiuse sopra la sua testa e Serna ebbe un attimo di terrore, ma nella bolla l’aria rimase fresca e asciutta. Si rilassò e allentò la presa dal tubo che correva tutto attorno alla bolla e al quale si era aggrappata quando il “pesce” si era girato, ondeggiando lievemente. L’attenzione di Serna fu attratta dal mondo che la circondava.

Stava viaggiando a pochi metri dal fondale che scorreva veloce sotto i suoi piedi. Tutto stava diventando azzurro. Gli altri colori svanivano lentamente per lasciar spazio solo al colore del mare. Le rocce della costa lasciarono presto posto a foreste di posidonie che ondeggiavano languidamente al maroso.
Continuarono a scendere seguendo il fondale fin dove divenne pianeggiante. Era molto scuro e si distinguevano appena i particolari. La superficie, lassù, era lontanissima. Il fondale, prima dominato da grandi massi staccatisi dalla scogliera, ora si stava facendo più piatto e i pesci più rari e più grossi. Serna stava cercando di capire in che direzione stessero andando, anche se era quasi certa che il suo vascello stesse correndo verso la famosa secca. La posizione del sole confermava la direzione. Serna si rilassò cercando di godersi il viaggio. Molto presto il pesce ricominciò a salire e la velocità di nuoto diminuì di rapidamente. Già arrivati? Evidentemente sì. Le piccole pinne sulla coda del suo pescione si agitavano meno furiosamente, ora e la bolla che la conteneva scivolava pigramente fra enormi nuvole di pesci di tutti i colori e di tutte le dimensioni.

La secca era un enorme panettone che si alzava dal fondale. La bolla stava risalendo lentamente a spirale verso la cima.
Serna aveva fatto un po’ di ricerche la sera prima e Dana le aveva spiegato che molti dei pesci di quei mari avevano bisogno di fondali poco profondi per deporre le uova. Quella era la stagione della riproduzione e, infatti, si vedevano nuvolette di migliaia di pescetti, avannotti nati da poco, che si inseguivano e si nascondevano fra l’alta vegetazione per sfuggire a rapaci predatori che si avventavano su chi si attardava.
Improvvisamente la scena cambiò, le alghe erano ammonticchiate e morte, il fondale arato. I branchi di grossi pesci c’erano ancora, ma gli avannotti erano scomparsi. Le reti?
Le reti”, confermò la voce di Posse al suo fianco.
Serna sobbalzò. Posse stava nuotando senza sforzo accanto a lei.

Ma non pescheranno a lungo se non permettono ai pesci di riprodursi!
“Quando è l’epoca della riproduzione?”
Ragazza, non fare la furbetta con me. So benissimo che ti sei documentata
“Scusa. Non intendevo mancarTi di rispetto, volevo solo lasciare che Tu esprimessi il Tuo Volere.”
Farò finta di crederti: per questi pesci qui il periodo critico è Aprile-Maggio, ma, comunque, la vegetazione ci mette parecchio tempo a ricrescere. Devo vietare la pesca con le reti a strascico per tutto l’anno.
Serna era delusa, aveva sperato di riuscire a contrattare una sospensione della pesca per un paio di mesi. Ai pescatori non sarebbe piaciuto, ma potevano sopravvivere, poi quello che Posse aveva detto arrivò a segno: “quindi possono usare le reti fisse?” chiese speranzosa.
Non da fine Marzo a metà Aprile quando le femmine sono cariche di uova.
“E per la pesca con gli ami?”
Quella possono farla anche tutto l’anno, se vogliono, basta che li usino abbastanza grossi da non prendere i giovani
“Sono sicura che i pescatori non Ti deluderanno.”
Ho i miei dubbi. Avvertili che non mi interessa che cosa usano o perché, ma se qualcuno fa di nuovo qualcosa che assomiglia a questo farò del mio meglio per usarlo come cibo per i miei sudditi!” disse con voce minacciosa allargando le braccia.
Serna era rimasta concentrata sul Dio e non si era accorta che si erano fermati nel bel mezzo della secca, a pochi metri dalla superficie. La sabbia bianca copriva tutto il fondale. Non c’era ombra di vegetazione e solo qualche predatore passava veloce.
Ci vorranno anni perché questo posto torni a essere verde.
Serna abbassò il capo come se fosse una sua colpa personale.
“Farò del mio meglio”, bisbigliò.
E io darò forza alle tue parole, cara ragazza” rispose Posse con la voce più gentile che Serna gli avesse mai sentito usare.