La Pesca

Agio scostò la sua barca dal molo con una pedata, issò la vela con pochi movimenti decisi e fissò la drizza sulla galloccia con due volte, poi afferrò la scotta per far prender vento alla vela e sbandò completamente il timone con il piede nudo.
Serna lo guardava affascinata. Nulla nei suoi movimenti era casuale. Sembrava una danza, ma non lo era. Non si trattava di una coreografia, fissa e immutabile, ma del reagire al richiamo del mare e del vento. La barca sbandò un momento, come un cavallo che scuote la testa a una briglia troppo nervosa, poi si raddrizzò e filò serena verso l’uscita del porticciolo sotto la spinta di un vento leggero, ma costante.
Agio era nel suo elemento. Fuori dal porto mise la prua in direzione della secca, regolò la vela, fissò la scotta e finalmente si sedette, prendendo la barra del timone con la mano per la prima volta da quando erano saliti sulla barca.
“Rilassatevi e godetevi il viaggio. Ci vorranno almeno due ore, se il vento non gira.”
Il sole non era ancora sorto e l’aria era fresca. Le due donne si avvolsero nei loro scialli. Darda aprì un paniere che aveva ai piedi ed estrasse una grossa bottiglia di legno chiaro.
“Qualcuno vuole del caffè?” chiese, mentre versava il liquido nero e fumante in tre piccole ciotole.
Il sole si alzò pigro disperdendo la bruma del mattino. Nel porticciolo oramai lontano si vedeva crescere l’attività e altre vele raccolsero il vento. Serna sorrise: erano riusciti a ottenere almeno un’ora di vantaggio. Probabilmente non avrebbero avuto curiosi attorno. Tirò fuori l’Amuleto e iniziò il rito di evocazione per Posse.
“Mi sto recando alla secca”, disse quando il Dio si manifestò.
Lo so
“Dobbiamo provare il milleami dono di Festo.”
So anche questo.
“Chiediamo il tuo permesso.”
Vi osservo.
Decisamente Posse non era particolarmente di buon umore. Serna era tentata di rinviare a tempi migliori, ma il tempo stringeva.

L’Occhio del Cielo si aprì senza che Serna lo avesse invocato. Mostrava la secca sotto il mare; due ampie zone erano di un colore rosso acceso.
Potete piazzarli qui, dove le reti hanno già distrutto tutto.” La voce era tagliente, “vedete di non sbagliare”.
Fu Agio a rispondere sicuro: “Non Ti deluderemo Posse.”
Posse replicò con una voce diversa, più dolce e venata di rispetto: “So che non lo farete. Tu non mi hai mai deluso, Agio, non una volta nella tua lunga vita.
Quest’Occhio vi aiuterà a non sbagliare. Buona pesca!
L’aura blu del Dio scomparve, ma l’Occhio dal cielo rimase, molto più preciso e dettagliato di quelli che Serna riusciva a evocare. Agio lo osservò con occhio critico: “Se ci portiamo qui”, disse piantando l’indice calloso su un lato della più piccola delle macchie rosse, “Il vento dovrebbe spingerci fin qui” il dito percorse una retta che finiva sulla seconda macchia rossa, “e la distanza è quasi esattamente la lunghezza del milleami”
Serna finse di controllare, giusto per darsi un tono, ma sapeva perfettamente che Agio aveva ragione e che, in mare, sapeva valutare le distanze molto meglio di lei, con o senza Amuleto.
Quando si avvicinarono alla secca la loro barchetta comparve nell’immagine dell’Occhio dal Cielo. Serna seguiva il suo procedere, ma Agio guardava il mare e manovrava la barca con precisione millimetrica.
“Giù!” Al comando di Agio Serna tagliò la sagola che tratteneva il primo dei corpi morti e quello si inabissò mentre la barca, alleggerita, sbandava. Agio approfittò dello sbandamento per far girare la prua al vento e fermarla. Lasciò la barra del timone e corse a prua dove la cima legata al corpo morto si stava svolgendo rapidamente. Quando si fermò, segno che il corpo morto, un grosso pietrone irregolare, aveva raggiunto il fondo, si affrettò a legare la cima a bordo ancorando la barca. Serna gli porse un gavitello formato da una grossa boccia di spesso vetro giallo con due solidi anelli, sempre di vetro, alle due estremità. Usò uno degli anelli per fissarlo alla cima che saliva dal corpo morto. Il primo gavitello era in posizione.
Agio fissò un capo del milleami all’altro anello del gavitello e lo porse a Serna: “Pronta?” senza attendere risposta sciolse la cima che tratteneva la barca e questa, spinta dal vento, prese ad allontanarsi lentamente. Serna pregò che Ipno vegliasse su di lei e cominciò a filare il milleami mentre Agio, con mani sicure, innescava gli ami, mano a mano che dovevano esser gettati fuori bordo.
L’intera operazione richiese quasi un’ora e si svolse senza alcun incidente.
Alla fine calarono il secondo pietrone a far da corpo morto e fissarono il secondo gavitello. Sul mare c’erano ora due grossi palloni gialli uniti da una collana di perline gialle danzanti sulle onde che si stavano ingrossando sotto la sferza della brezza.