Pic nic sull’isolotto

Lo Scoglio del Pino era uno strano posto. Un enorme masso che sporgeva dalle acque per parecchi metri con un vecchio pino solitario, piegato dai venti, che formava un ampio ombrello verde sulla cima dello scoglio, quasi piatta. Era sempre stato meta di molti giovani, ed era uno dei posti più ambiti per chiedere la mano della propria bella. Si diceva nessuna ragazza avesse mai rifiutato una proposta fatta su quello scoglio che effettivamente aveva un certo fascino arcano. Le solite male lingue dicevano che nessuna ragazza con un briciolo di cervello avrebbe mai accettato la gita allo scoglio per poi rifiutare una volta arrivata lì.
Quell’estate lo scoglio aveva visto pochi visitatori. Era troppo vicino alla secca dove Posse infuriava. La barca di Agio era la prima che attraccava nella piccola insenatura da molti mesi.

Salirono la scala intagliata nella roccia viva e prepararono il pranzo sotto le fronde del pino.

“Ora Posse mi ha portato via anche i gemelli.” Agio parlava con voce serena, il dolore cristallizzato nel suo cuore, vissuto e accettato. Trasfigurato in una risorsa dalla quale attingere forza:
“Conoscevi mio padre da giovane? Nessuno mi parla di mio padre da bambino. Sembra che nessuno ricordi niente prima che venisse scelto come apprendista Mago.”
Agio rise: “Sole e sale non sono stati teneri con la mia pelle vero?”
Allo sguardo interrogativo di Serna proseguì:
Le riminiscenze di Agio furono interrotte dal ronzare insistente dell’Amuleto che, alle richieste di Serna rispose con un laconico: “Meglio affrettarsi.”