La “colazione inclusa nel prezzo” offerta la mattina dall’oste di Baal si rivelò un pasto importante che Jona, pur affamato, non riuscì a finire.
Rimase un po’ sorpreso di vedersi portare carne e uova, invece delle focacce dolci degli Elfi, ma non fece commenti.
Stava caricando la sua roba sulla zattera quando venne avvicinato da quattro uomini segaligni e dall’aspetto duro, in abiti da viaggio, ma di buona fattura. Quello che precedeva gli altri, evidentemente il capo, anche se non appariva dall’abbigliamento, si tolse il largo cappello piumato e si esibì in un complicato inchino che lasciò Jona di stucco.
“Buongiorno, Messere, io sono Ivan, capo della delegazione inviata dal Signore di Minz per trattare con gli Elfi.” L’Amuleto diede un rapido bagliore verde.
“Il piacere è mio, Messere, cosa Vi porta da me?”
“La missione è stata un discreto successo”, la soddisfazione era evidente nella sua voce e l’Amuleto la gratificò con un altro lampo verde. “Ora abbiamo premura di ritornare e la strada è lunga, specie per i cavalli. Ci chiedevamo se fosse possibile affittare la Vostra imbarcazione, Messere; accorcerebbe il nostro viaggio di molti giorni.”
Jona rimase un attimo interdetto. Aver compagnia non gli dispiaceva e quella poteva essere l’occasione per racimolare notizie sulle zone più a nord. La prima impressione, abbastanza negativa, era stata mitigata dalla gentilezza. Probabilmente si trattava di militari.
Fraintendendo l’esitazione Ivan tirò fuori da sotto il mantello una borsa di cuoio che aprì mostrando una piccola fortuna in monete d’oro: “Possiamo pagare bene per il passaggio.”
Jona non era mai stato particolarmente attratto dalla ricchezza e stava per dire qualcosa al riguardo, ma ci ripensò: meglio apparire avido che fuori posto. Artigliò la borsa e disse: “Affare fatto, ma dovete preoccuparvi delle vostre vettovaglie, io ho a malapena quello che basta per me.”
Un sorriso di soddisfazione si disegnò sul viso di Ivan: “Non c’è problema: avevamo già preparato per un viaggio a cavallo e non ci sono locande per molte miglia. Dobbiamo solo sistemare i cavalli e prendere le nostre cose. Non ci faremo attendere molto.”
Si girò verso i suoi:
“Jona”
Vlad, effettivamente, diede una mano a sistemare le poche cose di Jona a bordo in modo che rimanesse spazio anche per la loro roba, ma Jona era certo che il suo compito principale fosse assicurarsi che lui non prendesse il largo con la borsa di denaro.
Tornarono in un tempo brevissimo, come se tutto fosse stato preordinato e probabilmente era proprio così. Il bagaglio consisteva in quattro grosse bisacce da sella e da un piccolo forziere cubico che Ivan trasportava personalmente.
Poco dopo erano sul filo della corrente e procedevano senza scosse verso nord.
“E stata una vera fortuna aver incontrato te, Jona. Abbiamo cercato in tutta Baal che, come avrai notato, non è grande, un’imbarcazione adatta, ma ci sono solo chiatte, troppo grosse, o barchette inadatte ad affrontare le rapide. Dove l’hai presa questa meraviglia?”
La giornata passò lenta e Ivan si dimostrò un eccellente conversatore, come c’era da aspettarsi da un diplomatico di qualsivoglia genere. I suoi compagni, invece, rimasero per lo più in silenzio come si addiceva a una scorta armata. Due di loro pagaiavano lentamente mentre il terzo scrutava in continuazione il fiume dietro di loro.
Venne a sapere che Minz era una grossa città mercantile presso la confluenza del Rin e del Min, poco prima delle cascate del Rin e capoluogo dell’ampia vallata che si stendeva a nord della Foresta Oscura, quella che ora stavano attraversando. Cerano molte strane leggende sulla Foresta che si diceva abitata da esseri malvagi.