Trotta cavallino!

La Dana era rientrata in casa e si stava risciacquando il viso arrossato.
“Ho parlato con Thib”, cominciò Jona senza preamboli.
“E che ti ha detto?”
“Tante cose, mi ha parlato della Foresta e dei villaggi. Non ho speranze di tornare a casa senza un cavallo.”
“Non possiamo regalarti un cavallo, nemmeno se sei amico del Popolo delle Montagne!”
“Lo so. Non ci ho neppure pensato. Posso pagarlo generosamente”, disse mettendo sul tavolo una pallina d’oro grande a sufficienza da comprare l’intero villaggio.
“Che cos’è?” chiese la Dana avvicinandosi.
Non era la reazione che Jona si era aspettato, “oro” rispose quasi balbettando dalla sorpresa.
“E che ci dovrei fare?” Il tono della Dana era abbastanza duro da lasciar intravvedere l’acciaio sotto il chiaro di quegli occhi celesti che ora erano decisamente sospettosi.
La Padella!

Jona raccolse la preziosa pallina dicendo: “Scusa. Non avevo capito. Bello stupido. Torno subito.”

Ritornò pochi minuti dopo con un grosso involto che aveva contribuito ad appesantire il suo zaino da troppo tempo.
“Penso non ci sia bisogno di spiegarti cosa puoi fare con questo.”
Aprì l’involto e fu ricompensato dal suono di strozzata sorpresa che sfuggi alla Dana.
Sul tavolo c’era la grossa lama d’ascia da boscaiolo che Michele gli aveva regalato “per ricordo”.
“Pensi possa bastare?”
La Dana non riusciva a staccare gli occhi da quella meraviglia.
“Devi firmarla!”
“Con piacere. Allora affare fatto?”
La Dana non si curò di rispondere. Prese, invece, uno strano oggetto da un cassetto; si trattava di una specie di penna con una grossa punta di pietra: “L’avevo fatta perché Umma potesse firmare la sua padella, ma andrà benissimo anche per questa.”