Il mago era abbastanza euforico quando rientrò nella sua camera e si chiuse la porta alle spalle.
Sul letto, in bella vista, c’era un rotolo con un vistoso sigillo di ceralacca.
Lo prese e l’aprì.
Erano poche righe di una grafia elegante che terminavano con una firma chiaramente leggibile: “Ivan”.
L’euforia e quel po’ di ebbrezza da vino era scomparsa di colpo, sommersa da un’ondata di adrenalina. Ivan non si era lasciato ingannare come gli altri dal suo trucchetto con la zattera.
Un rapido controllo dimostrò che nulla era stato toccato e chi era entrato per lasciare il messaggio era rimasto solo pochi istanti.
Il messaggio era breve: “Carissimo Jona, desidero chiarire completamente quanto è avvenuto e le mie motivazioni. Sono sicuro che una breve chiacchierata sarà illuminante per entrambi. Mi scuso di nuovo, per quel che può valere, del mio comportamento. Lascia indicazione su dove e quando possiamo incontrarci in un biglietto sul molo dove era attraccata la zattera che ben conosciamo. Saluti Ivan”.
Una trappola? Probabilmente no; se Ivan avesse voluto prenderlo di sorpresa avrebbe agito questa sera stessa, magari tendendogli un’imboscata lì in camera sua.
“Pensi sia il caso di cambiare aria subito?” chiese all’Amuleto.
“Sinceramente non credo. Posso controllare tutta la locanda da qui. Se avesse voluto tentare qualcosa avrebbe evitato di metterci sull’avviso.”
“Riserve di energia?”
“Sto già recuperando quel po’ di energia spesa. Non ci sono problemi.”
“Beh, allora ti lascio a far la guardia”, lo rimise in cima al bastone e piazzò quest’ultimo vicino al letto, poi si dispose a riposare, “tu puoi anche essere pieno d’energia, ma io comincio ad essere stanco.”
“Dormi bene.”
La mattina dopo prese un po’ d’informazioni e decise che il mercato di Ruudesh, un paesotto qualche chilometro più a valle, poteva essere un buon posto per un abboccamento. Lasciò l’indicazione dove gli aveva detto Ivan e poi si diresse a cavallo da quella parte.
Ruudesh era famosa per le ceramiche bianche. C’erano moltissime botteghe e Jona si interessò alle varie lavorazioni, come se fosse veramente intenzionato a comprare.
“Eccolo” gli sussurrò l’Amuleto all’orecchio.
Non ebbe difficoltà a capire di chi parlasse, anche perché Ivan non faceva nulla per passare inosservato. Stava discutendo animatamente con un vasaio. Jona si avvicinò e cominciò a osservare la merce, poi fece qualche commento, Ivan rispose in maniera del tutto casuale, poco dopo si allontanarono come due persone che si sono appena conosciute e che potrebbero avere interessi in comune. Nessuno fece caso a loro.
Seduti a un tavolino sotto una grande pergola dove si cominciavano a vedere i grappoli ancora acerbi, pareva non avessero altri problemi che non riguardassero la qualità e il prezzo delle ceramiche. L’oste aveva portato una caraffa di vino e uno strano pane salato che pareva fatto apposta per far venire sete e, con ogni probabilità, era proprio così.
Quando l’oste si allontanò e loro furono ben certi di non essere spiati Ivan si decise a parlare liberamente: “Temo di aver fatto tre errori di valutazione in un colpo solo. Un bel record.”
“A cosa ti riferisci, esattamente?”
“Ho sbagliato a giudicare, nell’ordine: Vadym, gli Elfi e te. Per la parte che ti riguarda mi scuso sinceramente, per quel che può valere.”
“Ho l’impressione che l’ordine sia, oltre che di tempo, anche d’importanza, sbaglio?”
“No. Non sbagli”, la voce di Ivan aveva una piega amara; Jona era certo che doveva costargli parecchio quella confessione che, a giudicare dai rilevamenti dell’Amuleto, era del tutto sincera, “L’errore peggiore l’ho fatto con Vadym, gli altri sono conseguenza. Oh, certo, mi sono reso conto che era un affarista con pochi scrupoli, ma è riuscito a convincermi che, in questo caso, stava facendo la cosa giusta per tutti.”
“Ma che cosa credeva di fare? Dal mio punto di vista la cosa ha veramente poco senso. Come pensava di controllare la Pianta dei Semi?”
“Quello che ha detto a me, e oramai non so più fino a che punto ci credesse lui stesso, è che gli Elfi, in qualche modo, erano riusciti a trattenere per sé, là in mezzo alle montagne, i doni che Asclep aveva fatto a tutta l’umanità. Il piano era quello di “liberare” i doni, ma, se quello che dici è vero, non c’è nulla da liberare.”
“Quello che dico è vero. E, se non mi credi, basta andare al Tempio di Asclep. Ce n’è uno anche a Minz, mi pare. Una capatina al Tempio avresti anche potuto farla, prima d’imbarcarti in questa storia.”
Ivan si ritrasse come se fosse stato schiaffeggiato. Jona si chiese se non avesse esagerato.
“Tutto per la segretezza”, disse poi con un sospiro, “certo che gli Elfi non hanno fatto molto per convincermi della loro buona fede. Sembra debbano nascondere chissà quali segreti, e probabilmente è così.”
“Sono sospettosi per natura. Poi arrivano “umani” come te che li convincono di aver tutte le ragioni di questo mondo a sospettare.” Ivan fece una smorfia e Jona si affrettò ad aggiungere: “in realtà è un gatto che si morde la coda. Loro sono, come ti dicevo, sospettosi e territoriali di natura; questo li rende scostanti e chi gli sta di fronte pensa che nascondano chissà cosa; c’è chi semplicemente li lascia perdere, ma c’è anche chi cerca di scoprire “cosa c’è dietro”, provocando ancora più sospetti, eccetera eccetera”
“Mi pare che tu conosca bene questa storia.”
“Abbastanza. Fortunatamente ero in condizioni diverse e sono riuscito a rompere il cerchio. Adesso devi cercare di romperlo anche tu.”
“Che intendi dire?”
“Prima di tutto devi renderti conto di come stanno davvero le cose. Io posso dirti qualcosa, ma tu non ti fidare della mia parola: controlla, vai ai vari Templi, prendi informazioni per tuo conto. Mi pare che tu abbia tutte le possibilità di accertare la verità.”
“E poi?”
“Poi decidi tu. Per quel che mi riguarda cercherei di rendere inoffensivo Vadym. Mi pare un tipo pericoloso. Quanto sei legato a lui?”
Ivan sorrise: “Non molto, per fortuna. Ero consigliere di Petruk il vecchio mercante di pellami. Alla sua morte Vadym ha rilevato gran parte delle attività, incluso il sottoscritto.”
Ci pensò su un istante, poi sorrise di nuovo: “Sono d’accordo con te: Vadym ha una smania di potere che non porterà nulla di buono né a lui né a quanti gli stanno attorno. Devo ringraziarti per avermi aperto gli occhi. Dopo quello che è successo ieri sera sono parecchi a guardarlo con occhi diversi, soprattutto nella sua stessa casa.”
“Non prendere decisioni affrettate, ma, se credi, avrei qualche idea per scuotere ancora di più la credibilità di Vadym, anche fuori dalle mura del suo palazzo.”
“Non saprei. Devo capire meglio la situazione.”
Continuarono a parlare a lungo e la discussione si spostò verso sud, verso le montagne. Jona fece del suo meglio per spiegare il carattere degli Elfi, pur senza rischiare di tradirne i segreti.
Si lasciarono alle prime ombre della sera e rientrarono separatamente a Minz.
Mentre trottava veloce verso il Cigno d’Oro Jona e l’Amuleto parlarono a lungo di quello che Ivan aveva detto e di quello che non aveva detto.
Di una cosa l’Amuleto sembrava molto sicuro: Ivan era sincero.