Jona era appena uscito che il Sacerdote chiamò il suo Apprendista e dette una serie di ordini, poi tornò a parlare con l’Amuleto.
Poco dopo una piccola processione composta dal Sacerdote, dal suo Apprendista e da quattro accoliti lasciava il Tempio, mentre altri andavano a informare il Burgmeister e gli altri maggiorenti della città di quello che stava succedendo.
Il Sacerdote camminava in testa, con la sua tunica verde, cappuccio tirato fin sugli occhi e completamente avvolto da una luce pulsante. Dietro venivano i quattro accoliti che reggevano un’ampia cassetta vuota. L’apprendista chiudeva la piccola processione. Camminavano lentamente, senza guardare né a destra né a sinistra.
Non ci misero molto ad arrivare al palazzo. Vadym in persona li aspettava all’ingresso.
“Che Piacere! Cosa posso fare per te, oggi?” chiese con una giovialità che suonò falsa anche alle sue stesse orecchie.
Il Sacerdote non dette segno di averlo visto né udito. Continuò dritto come se fosse in mezzo alla pubblica strada.
Vadym si fece da parte appena in tempo. Un lembo della sua ricca palandrana sfiorò l’aura verde del Sacerdote e prese immediatamente fuoco.
La processione salì le scale fino agli appartamenti privati di Vadym. A fianco alla porta c’era il capo delle guardie, pallido, ma deciso.
Il Sacerdote, senza battere ciglio alzò la mano per aprire la porta e il capo delle guardie gli si parò davanti, entrando in contatto con l’aura verde. Un istante dopo si contorceva sul pavimento urlando per il dolore. Apparentemente illeso, ma era come se stesse bruciando vivo.
La porta si aprì senza sforzo e la processione entrò con il suo passo lento. Non avevano nemmeno guardato in basso mentre superavano il corpo che si contorceva ai loro piedi.
Le concubine pensarono prudente non fasi vedere.
Il Sacerdote arrivò alla grande porta a vetri che dava sulla terrazza privata, la aprì e si trovò di fronte una pesante inferriata in ferro battuto. La chiave che gli aveva dato Jona girò con uno scatto oleoso e la grata si aprì senza cigolare.
La terrazza era, in realtà, un modesto balcone al centro del quale c’era il vaso con la Pianta dei Semi.
Il Sacerdote rimase immobile a fianco del tavolo mentre l’apprendista la piazzava nella cassetta portata dagli accoliti, poi mormorò qualche parola e l’aura verde di Asclep ricoprì cassetta e Pianta.
La processione riprese la marcia seguendo il percorso inverso.
Quando uscirono dal portone trovarono una grande folla. In prima fila il Burgmeister e gli altri maggiorenti.
“Allora è vero!”
“Che dobbiamo fare, Sacerdote?”
La piccola truppa non ruppe il passo e tutti continuarono a guardare fisso davanti a loro, ma l’espressione del Sacerdote avrebbe potuto riempire volumi. Nessuno l’aveva mai visto così adirato e disgustato allo stesso tempo.
La folla si aprì per farli passare, poi cominciò a sciamare nel palazzo. Ne uscì poco dopo spingendo Vadym, che cercava di divincolarsi verso il Burgmeister.
Il processo fu sommario e breve. Buona parte della popolazione di Minz era presente.
Il Sacerdote di Isto invocò l’Aura di Isto e le menzogne di Vadym si tinsero di rosso vivo.
La sentenza era scontata: confisca di tutti gli averi ed espulsione dalla città.
L’esecuzione fu immediata: Vadym fu spogliato di tutto e venne gettato nudo nel fiume. Doveva attraversarlo subito a nuoto, se avesse rimesso piede su questa riva, in territorio della Città di Minz sarebbe stato ucciso senza ulteriori formalità.
Il Burgmeister, con l’approvazione degli altri maggiorenti, nominò Ivan curatore pro-tempore delle sostanze di Vadym.