Il cavallo saliva lentamente seguendo il sentiero che alternativamente si allargava o si restringeva fino a quasi scomparire. Era oramai pomeriggio inoltrato e Jona non vedeva l’ora di arrivare all’ampia radura che avevano scelto come punto di tappa. Sembrava un buon posto aperto, proprio sulla cima di un monte, dove accendere un bel fuoco per tenere lontane le bestie.
Sbucò nella radura d’improvviso. Il bosco lasciò posto al prato coperto di fiori. Era sulla cima di un mammellone erboso. Proprio in mezzo c’erano una decina di grossi massi arrotondati coperti di muschio. Strano, non li aveva notati nelle immagini dell’Occhio. Forse c’era un riparo là in mezzo.
Poi il vento portò uno strano odore.
Il cavallo roteò gli occhi e nitrì.
“Troll!” disse l’Amuleto.
Jona non sapeva esattamente che cosa aspettarsi, ma cercò di calmare il cavallo.
I “massi”, intanto, si girarono verso di loro e aprirono gli occhi. Si trattava di strane creature: enormi scimmioni dalle lunghe braccia e gambe corte. Seduti erano alti più di cinque metri, coperti da un ispido pelo arruffato verdastro che lui aveva scambiato per muschio.
Adesso si stavano alzando lentamente emettendo borbottii a metà fra l’assonnato e l’irritato.
“mrengo wa Mungu wa kulala (Ala di Ipno)”
“Niente da fare. Quel verde è rame. Sono completamente schermati da tutte le onde elettromagnetiche.”
“miguu kulala (gambe che dormono)!”
“ghadhabu ya Mungu ya kifo (ira di Thano)!”
L’Amuleto vibrava nelle mani di Jona e una pioggia di ammiccanti luci rosse si riversò verso i Troll. L’effetto fu grandioso.
I Troll bucarono quella cortina di luce caracollando sulle nocche delle mani e sulle corte gambe ruggendo in modo spaventoso. Direttamente verso Jona. Decisamente non era quella l’intenzione.
Stavano rapidamente coprendo la distanza che li separava.
“umeme katika anga (lampo di Zeo)!” urlò Jona mentre faceva voltare il cavallo e tornava precipitosamente da dove era venuto.
Il lampo accecò i Troll che ulularono il loro disappunto e poi ripresero l’inseguimento guidati da odori e rumori.
“Fai qualcosa per fermarli!” sibilò Jona mentre era occupato a tenersi in sella nella pericolosa discesa.
“E allora chiedi un fulmine celeste!”
“Già fatto. Zeo mi dice che devi piantarla di cercare scorciatoie ai tuoi problemi.”
Jona imprecò fra i denti e si concentrò sul sentiero che l’Amuleto continuava a marcare, per fortuna, altrimenti si sarebbe già perso là in mezzo ai rovi e alle mortelle.
I Troll non stavano guadagnando terreno, ma non ne stavano nemmeno perdendo troppo.
La luce stava cominciando a calare. Era una fortuna che il crepuscolo durasse così a lungo da quelle parti.
Poi il cavallo inciampò, Jona cercò di sostenerlo, ma un istante dopo rotolava a terra. Un secco “pop” proveniente dalle zampe anteriori non lasciava presagire nulla di buono.
Jona si rialzò in un lampo e vide il disastro: la zampa anteriore sinistra era piegata con un angolo innaturale.
“wengine wa Mungu wa kifo (riposo di Thano)”, sospirò Jona mentre si chinava a raccogliere le bisacce. Gli occhi del cavallo smisero di roteare e il suo corpo si rilassò nell’abbraccio della morte.
I troll si stavano avvicinando rapidamente. Mise le bisacce in spalla e cominciò a correre più silenziosamente possibile.
Sentì un coro di ruggiti alle sue spalle e si girò a guardare, cercando di non perdere il passo.
“Pensa a correre”, gli disse l’Amuleto, “hanno trovato il cavallo e lo stanno facendo a pezzi. Per ora non sembra si siano accorti di noi”.