Un fantasma a cavallo

Jona era di nuovo in sella, salutò Reginald con una stretta di mano. Non c’era bisogno di altro. Erano rimasti insieme alla fattoria per più di una settimana e oramai il ragazzo era diventato un giovane uomo che nascondeva sul petto uno strano amuleto di cui non si erano mai visti uguali: era per metà rosa, ma l’altra metà era nera e bordeaux. Chissà se quel seme sarebbe riuscito a germogliare in una terra tanto ostile.

Il tempo era bello ma Jona sapeva che non sarebbe durato, cercò quindi di affrettarsi a raggiungere nuovamente il Rin. Mentre viaggiava usò molto l’occhio del cielo per studiare quel posto. Passò vicino a una grande fortezza stretta d’assedio dall’esercito della città rivale. Visti da vicino assedianti e assediati si assomigliavano molto: erano tutti stanchi, sporchi e soprattutto affamati, mentre tutto intorno i campi giacevano abbandonati. Jona scosse la testa per la centesima volta; ma cosa speravano di guadagnare in quel modo?
Conosceva il meccanismo perverso attraverso il quale l’odio generava altro odio e qui sembrava veramente che solo distruzione totale potesse porre fine alla spirale.