Massaggio

“Questa è la tua cella, per tutto il tempo che vorrai rimanere al Monastero”, disse l’accolito aprendo un uscio disadorno, “il bagno è dietro quella porta. Puoi rimanere qui fino all’ora di cena. Le tue cose dovrebbero essere già nello stipo.”
Jona si guardò attorno. La stanza era molto piccola, ma aveva l’aria comoda. La maggior parte dello spazio era occupato dal letto e da uno scrittoio posizionato strategicamente sotto la finestra a bifora. Lo stipo era un recesso nel muro nel quale erano incastrati sei ripiani su cui qualcuno avevo appoggiato le sue bisacce, dopo averle pulite. Una pesante tenda di velluto riparava i ripiani dalla polvere.
Due sedie completavano l’arredamento.
“Dopo la doccia ti consiglio un bel massaggio rilassante; se vuoi ti mando la massaggiatrice, tra un po’”

Il bagno fu una sorpresa. Era grande quanto la cella e molto luminoso. Una parete era completamente a specchi e questo lo faceva sembrare ancora più grande.
La vasca era di una sostanza dura che sembrava ceramica, ma non fredda al tatto. C’era anche una specie di lettino con cuscini cerati, probabilmente per resistere all’umido. La normale attrezzatura era tutta in bell’ordine, dal sapone al rasoio. C’erano anche una serie di creme e unguenti che non riuscì a identificare; avrebbe dovuto chiedere all’Amuleto di tradurre le scritte.
Più tardi. Ora un bel bagno sembrava davvero invitante.
La vasca si rivelò comoda e l’acqua era calda e abbondante.

“Arriva qualcuno”, lo informò l’Amuleto pochi istanti prima che la una mano decisa bussasse alla porta della cella.
Jona era ancora sotto la doccia, anche se aveva finito da un pezzo di sciacquarsi. Chiuse il getto dell’acqua e afferrò l’asciugamano appeso lì accanto.
“Arrivo!”, disse a voce alta, mentre si gustava un’altra sorpresa: l’asciugamano era caldo! Si avvolse voluttuosamente e si avviò vero la porta che si aprì per rivelare una donna tarchiata e dall’aspetto deciso seguita da una ragazzina di dodici o tredici anni dall’aria vagamente spaurita.
La donna indossava la tunica bordeaux di Dionne con una cinta verde, il colore di Asclep, mentre la ragazza aveva una tunica bianca stretta in vita da una fascia bordeaux. Forse un’apprendista.
“Dovevo far vedere i massaggi rilassanti a Helga, quindi me la sono portata appresso”, disse la donna con un’aria spiccia che si intonava perfettamente al suo aspetto, “spero non ti dispiaccia.”

Mentre parlava l’aveva squadrato da capo a piedi con aria professionale, parve soddisfatta dell’esame e si rivolse direttamente a Helga: “Vedi?” disse indicando i piedi e poi le gambe di Jona che spuntavano da sotto l’asciugamano. Istintivamente lui si chinò per vedere che cosa avesse attirato l’attenzione della massaggiatrice, ma quella lo bloccò con un secco: “Stai dritto e girati!”
Lo specchio gli rimandò l’immagine delle due donne alle sue spalle. La più anziana continuava a indicare qualcosa e l’altra annuiva, poi, finalmente, si rivolse a lui:
“Grazie.”

“Tu, Helga, stai attenta: quando ho finito devi dirmi esattamente che cosa ho fatto e perché.”

Jona si aspettava un vigoroso massaggio come quelli di Smullyanna, ma sbagliava di grosso. Le mani della donna erano forti, ma eccezionalmente gentili e delicate, scioglievano i nodi di tensione senza romperli.

Quando, molto tempo dopo, lo ricoprì con un altro asciugamano caldo Jona la ringraziò con un inchino, poi si rivolse a Helga con un sorriso: “Visto che la tua insegnante è di poche parole, me lo spieghi tu “cosa ha fatto e perché”? Questo genere di massaggio non l’ho mai visto prima e vorrei imparare anch’io, ma non so se ho gli occhi allenati come i tuoi.”
La ragazzina lo guardò con due azzurri occhi spalancati, inghiottì due volte, poi decise che non la stava prendendo in giro e cominciò a elencare, impettita e serissima, contando sulle dita della mano: “Prima di tutto ha fatto un drenaggio linfatico degli arti inferiori. Avevi i piedi edematosi per essere stato troppo in piedi.” Diede una rapida occhiata alla maestra, “anche se credo che molto del gonfiore fosse dovuto al bagno caldo”, si illuminò al cenno di assenso e proseguì spedita:
“Bene!” disse la Maestra, poi, rivolta a Jona: “Grazie. Helga è molto brava, ma è sempre stata troppo timida. La domanda fatta da te la ha aiutata. Quando la interrogo io finisce spesso per impappinarsi. Io sono Brigitte e dirigo la scuola di massaggio qui al Tempio.”