Il Refettorio del Monastero di Palla era molto diverso da quello di Dionne. Qui tutto era molto più efficiente, quasi essenziale. Jona si mise in fila all’ingresso con gli altri e gli venne dato un vassoio con sopra tre piatti coperti da larghi coni di carta bianca. Non sembrava esserci una disposizione precisa per i posti, quindi lui andò a sedersi in un angolo, posizione privilegiata da cui poteva osservare la sala che si stava rapidamente riempiendo.
Nessuno toccò i piatti che aveva davanti e quindi anche Jona si guardò bene dal fare qualcosa di diverso.
Non dovette attendere molto, comunque, visto che pochi minuti dopo fece il suo ingresso la Sacerdotessa alla quale fu dato un vassoio del tutto simile agli altri. Si sedette in uno dei posti liberi e disse, con il tono di chi recita una formula sentita migliaia di volte: “Ringrazio tutti per l’impegno profuso anche oggi. Nutriamo il nostro corpo come abbiamo nutrito la nostra mente”, e scoperchiò i suoi piatti. Un istante dopo si cominciarono a sentire rumori di posate fra il brusio delle chiacchiere.
Una bella voce femminile fendette il brusio: “Il racconto di oggi si intitola “Il vecchio pescatore”.” Jona si girò e vide una giovane donna in piedi a una specie di podio. Il vocio si attenuò sensibilmente mentre lei cominciava a leggere con voce educata, professionale. I rumori delle stoviglie ripresero, anche se più attutiti. L’attenzione di Jona era al racconto: la storia dell’ultima, solitaria pesca di un vecchio che aveva dedicato al mare tutta la sua vita e ora dal mare rischiava di venir risucchiato per sempre.
Nessuno si mosse dal suo posto fino a che lei non ebbe terminato la lettura. Quando terminò, ringraziando i presenti e lasciando il podio la gente cominciò, senza fretta a defluire dalla sala, riportando i vassoi vuoti verso il bancone da cui li avevano presi pieni.
Jona tornò verso la sua cella meditando sulle differenze e le similitudini fra i due monasteri che aveva visitato.
La sera raccontò quel che ricordava di quella lettura a Dania che, alla fine, commentò: “Strano, è la prima storia di mare che sento in cui Posse non viene citato neppure una volta.”
Jona rimase colpito: la storia si era sviluppata in modo estremamente convincente e il mare ne era protagonista assieme al vecchio, ma né Posse né nessuno della sua corte ne facevano parte
La mattina seguente, subito dopo la colazione, durante la quale un anziano funzionario con un gran vocione baritonale lesse una serie di notizie locali alle quali Jona non riuscì ad appassionarsi, si recò alla Grande Biblioteca.
Lo accolse la ragazza che aveva letto la sera prima “Cosa posso fare per te, Cercatore?”
Jona aveva avuto tutt’altro in testa fino a un momento fa, ma disse d’istinto:
“Ernesto. Troppo tardi! Tutti i suoi libri sono stati già presi. Per trovare qualcosa degli autori letti la sera, bisogna venire prima di colazione, e poi di Ernesto avevo solo poche cose, non è uno scrittore molto noto.”
“Eppure scrive molto bene. Non credo sia stata solo la tua interpretazione a colpirmi tanto”, aggiunse con un pizzico di gigioneria che fece arrossire la ragazza.
“E che cosa ti “ha colpito tanto”, se non la mia splendida dizione?”, ritorse lei.
Jona le disse della strana assenza di Posse, cercando di ritornare a essere più distaccato. Lei ci pensò un po’ su, poi: “Hai ragione, Ernesto è strano, molti dei suoi racconti parlano del mare, un mare caldo, non come il nostro, ma Posse non viene citato nemmeno una volta. Eppure è sempre presente, come rimanesse appena sotto il pelo dell’acqua.”
Cambiò improvvisamente tono: “Comunque non c’è più nulla, per ora. Posso aiutarti in qualche altro modo?”
Jona tornò a malincuore al vero motivo e della sua visita: “Non so di preciso. La Sacerdotessa mi ha detto che sono arrivati diversi Cercatori negli ultimi anni. C’è modo di sapere che cosa hanno letto?”
“Certo. Annotiamo negli schedari ogni volta che qualcuno prende un libro, quanto lo tiene e, soprattutto, quando lo riporta. Vieni, ti faccio vedere come si usano.”
“Ti posso dire che, per la maggior parte, si sono interessati di filosofia e medicina.”
“Te li ricordi?”
Il viso di Jona dovette tradire il suo stupore perché lei rise facendosi venire le fossette sulle gote: “No, non sono la ragazzina che sembro. Sono giovane, ma non tanto.”
Poi, con fare improvvisamente serio: “Avrei dovuto presentarmi prima. Io sono Sorella Mirelle, responsabile della biblioteca e delle edizioni”. Gli porse la mano che lui strinse con fermezza: “Jona di Tigu, fino a pochi mesi fa Mago delle mie terre, ora Thano ha fatto di me un Cercatore.”
Sorella Mirelle girò attorno alla scrivania e lo prese per mano trascinandoselo dietro: “Vieni Jona di Tigu, ti faccio vedere come funzionano gli schedari. Sono un dono della Dea!”. Era ritornata a essere una ragazzina. Chissà se l’entusiasmo che metteva nel suo lavoro era quello che la faceva sembrare così giovane? Jona sospettava fosse proprio così.
Gli schedari erano effettivamente una piccola meraviglia. Assomigliavano un po’ alle scrivanie-amuleto di Gornor. Facevano apparire lunghi elenchi di libri con molte informazioni, inclusa la posizione attuale, chi li aveva letti e, se del caso, i commenti lasciati dai vari lettori.
Mirelle rimase con lui fino a quando non arrivò un altro studente.
Jona rimase a giocare con gli schedari per parecchio tempo, fino a quando Sorella Mirelle non fece capolino dicendo: “Ancora lì? Io vado a mangiare qualcosa: o vieni anche tu o salti il pranzo: tra poco la mensa chiude”.
Jona si affrettò a seguirla; ora che aveva la sua attenzione lo stomaco stava protestando con una certa veemenza.
“Non hai ancora deciso cose prendere?”. Gli chiese Mirelle mentre si sedevano a un tavolo vuoto.
Jona scosse la testa con aria colpevole: “In realtà sono stato a giocare con gli archivi. Avete una quantità incredibile di libri su argomenti che non sapevo nemmeno esistessero.”
Lei sorrise mostrando di nuovo le fossette: “Normale. Succede a tutti almeno la prima volta”.
“Comunque credo di essere arrivato a una decisione: devo studiare a fondo le Vite degli Dei, cominciando da Thano. Forse in questo potresti aiutarmi: quali sono, secondo te, i volumi più interessanti?”.
“Non credo che quella sia la domanda giusta. Chiediti piuttosto quali sono i più attendibili.”
Jona la guardò stupito: “Credevo che gli Dei fossero sempre attendibili. Mi sono perso qualcosa?”. La sola idea era blasfema e Jona non si aspettava bestemmie in un monastero, specie da una ragazza che sembrava sapere il fatto suo.
Lei scosse la testa: “Gli Dei sono sempre attendibili, anche quando ci prendono in giro, ma tutti quei libri li hanno scritti degli uomini, mica gli Dei!”.
Messa in quel modo la questione prendeva un aspetto completamente differente. La ricerca sarebbe stata ancora lunga e faticosa, ma anche interessante.