Era circa mezzanotte quando la luce dell’Amuleto squarciò le tenebre illuminando la via alla nave che stava arrivando veloce verso la spiaggia.
I carri stavano già scendendo verso il mare mentre i fuochi ardevano ancora indisturbati.
I carri vennero issati a bordo con gli argani mentre le prime frecce cominciavano a cadere attorno a loro, ma erano solo una decina di assalitori, non avevano nessuna speranza di fermarli.
Jona fece un gesto e le varie cataste di legna secca e resinosa che avevano predisposto nella notte presero fuoco illuminando gli arcieri che divennero facili bersagli per le pesanti balestre dei Nani che avevano una portata molto superiore a quella degli archi.
Il lancio di frecce cessò.
“Quei maledetti carri sono troppo pesanti!”
Jona si girò verso la nave e vide i Viknuit che cercavano di spingere la nave verso il mare, ma quella sembrava incollata alla ghiaia.
Qualcuno degli osservatori doveva essere andato ad avvertire il grosso della truppa perché Jona la vedeva avvicinarsi con una velocità impressionante. Ora, più che un esercito di formiche, sembravano uno sciame d’api inferocite.
Avevano ancora una mezz’ora di tempo.
La marea stava continuando a salire, sarebbe bastato?
“Tutti a terra, tranne i Nani e Jarril il timoniere!” Ruggì Troomsin, “Portate le cime di alaggio!”
Jona rimase interdetto. Le cime di alaggio? Quelle venivano usate per tirare in secca le navi, non per metterle a mare. Si guardò attorno cercando di capire se c’era un qualche ancoraggio a mare per poterle usare, ma i Viknuit non conoscevano le ancore in ferro che si usavano nella sua Ligu. Jona ne aveva parlato con il timoniere, ma quello non era sembrato molto interessato. Ora avrebbe fatto comodo.
Una mano gli si posò sulla spalla facendolo sussultare.
Era Troomsin: “Quanto tempo abbiamo?”
Jona guardò ancora la sua mappa: “Non molto. Venti minuti, massimo mezz’ora.”
Troomsin diede un’occhiata al mare che avanzava: “Abbiamo tutto il tempo. Vai a bordo anche tu. Non sei abituato a queste acque e puoi aiutare Jarril.”
Jarril stava issando la grande vela e Jona si accorse allora che una sottile bava di vento soffiava verso il largo; si precipitò ad aiutarlo.
La grande vela si gonfiò pigramente e, quando arrivò alla fine della corsa consentita dai bracci ai pennoni diede un sonoro schiocco e la nave ondeggiò come infastidita.
In quel preciso istante tutti i Viknuit si gettarono come un sol uomo contro le murate spingendo come invasati.
Jona non ebbe il tempo di rallegrarsi per il lento, ma deciso, movimento della nave che si accorse che qualcosa non andava per il verso giusto: i Nani erano in preda al panico e si guardavano attorno terrorizzati. Solo Burlock conservava un’apparente calma, ma, nonostante la scarsa luce, si vedeva che era pallido come uno spettro.
“Che succede?” Chiese Jona più all’Amuleto che ai Nani mentre si lanciava a trattenerne uno che sembrava volesse balzare a terra.
“I Nani hanno il terrore dell’acqua”, lo informò l’Amuleto.
“E me lo dici adesso?” Sibilò il Mago mentre afferrava il Nano per una spalla. Quello si girò e, con tutta la dignità che riuscì a racimolare, disse: “Ho il diritto di morire sulla terra ed essere seppellito sotto terra.”
“Ipni pax super vos descendat!” Riuscì a mormorare prima che il Nano, girandosi lo spedisse a gambe levate sul tavolato del ponte.
L’aura grigia di Ipno circondava i Nani che rimasero immobili, frastornati.
“Nessuno morirà stanotte”, disse Jona con più sicurezza di quanta ne sentisse, “guardate: la nave è solida e il mare calmo. Posse è con noi!”
La nave oramai aveva preso a scivolare più agevolmente mentre da sotto si sentivano i grugniti dello sforzo degli uomini di Troomsin. Doveva tenere i Nani impegnati. L’aiuto venne proprio dai loro nemici che apparvero in cima alla spianata che portava alla spiaggia, illuminati dai fuochi che ardevano alti.
“Presto usate le vostre balestre!”
I Nani si riscossero e misero mano alle loro armi, mentre Jona cercava di modulare gli effetti dell’incantesimo per calmarli senza obnubilarne completamente i sensi.
La nave era oramai sull’acqua e la vela la stava spingendo pigramente verso il largo
“Via!” Urlò Troomsin e una ventina di uomini si lanciarono a nuoto verso la nave mentre gli altri si voltavano, incoccavano le frecce sui loro archi e cominciavano a far cadere una pioggia di mortale verso gli assalitori che si fermarono sbandando per rispondere.
Jona e Jarril aiutarono i Viknuit che arrivavano a nuoto a salire a bordo e quelli, senza dire una parola si precipitarono ai remi.
La nave prese rapidamente velocità.
“Non possiamo lasciare Troomsin e gli altri a terra! Li faranno a pezzi!”
“Calma”, disse Jarril tranquillo, “non hanno nessuna intenzione di crepare lontano da casa.”
Jona chiuse la bocca e tornò dai Nani, lanciando incantesimi verso gli assalitori e chiedendosi che avesse in mente Troomsin.
Non dovette aspettare molto per capirlo: la nave era appena ad un tiro di freccia dalla spiaggia quando, una dopo l’altra, le cime di alaggio si tesero trascinando in mare i Viknuit che erano già con le gambe in acqua.
Gli assalitori arrivarono urlando verso la spiaggia e, dopo aver spedito qualche inutile freccia verso la nave che si allontanava, cominciarono a prendere di mira i Viknuit a rimorchio, ma quelli si immersero lasciandosi trascinare verso il fondo e riemersero più di un minuto dopo, oramai protetti dalla distanza e dall’oscurità.
Troomsin fu l’ultimo a salire a bordo, come era stato l’ultimo ad abbandonare la spiaggia.