La mattina li trovò che viaggiavano spinti da un vento fresco che faceva scricchiolare l’albero e gemere il sartiame.
“Se continua così saremo al Gran Mercato prima di sera”, disse Troomsin vedendo Jona riemergere dalla cabina, “com’è andata?”
“Lo sapremo tra poco”, rispose lui stropicciandosi gli occhi gonfi.
Troomsin gli mise in mano una tazza fumante e un pezzo di focaccia che alla loro partenza doveva essere stata una prelibatezza, ma ora opponeva una fiera resistenza ai denti.
Burlock si affacciò dalla botola che portava sottocoperta, si guardò attorno, individuò Jona e si diresse verso di lui con passo deciso.
Jona e Troomsin si trovavano a poppa, al timone, in quello che era uno dei punti più alti della coperta.
Burlock di fermò a guardare la costa, lontana un miglio abbondante, che stavano seguendo e le onde di quel mare grigio e freddo nella giornata coperta di nuvole che correvano veloci, ascoltò la voce della nave che cantava la sua canzone al vento e infine si rivolse a Jona guardandolo con due occhi freddi e accusatori: “Che ci hai fatto, Mago?”
Jona sospirò, poi rispose in modo altrettanto diretto: “Quello che era necessario, Burlock. Ho cercato di capire le ragioni della vostra avversione per il mare e di lenirla. Non sei contento di aver perso le tue paure?”
“Prima di dire se sono contento o no vorrei sapere che cosa altro ho perso”, disse asciutto.
“Nulla, che io sappia. Ho scoperto che la vostra avversione per l’acqua è legata soprattutto all’instabilità delle cose che galleggiano, al movimento ondeggiante e incontrollato e ho suggerito un’associazione con l’abbraccio della mamma. Pare che abbia funzionato. Non so quanto durerà, probabilmente dipenderà da come e quanto lo accetterete, ma per ora vi sentirete come bambini cullati dalla mamma, almeno fino a quando non arriveremo al Gran Mercato. Ti consiglio di goderti la sensazione.”
Burlock lo guardava con sospetto, ma sapeva bene di non aver modo di accertare se il Mago mentisse e, anche se non mentiva, se aveva detto tutto quel che c’era da dire.
Avrebbe dovuto vedere un mago della sua razza al più presto.
Gli altri Nani, nel frattempo, erano usciti a loro volta e stavano osservando con curiosità la nave, parlottando fra loro e indicando varie parti dell’attrezzatura. Le due ali, ora immerse nell’acqua, attirarono la loro attenzione.
Poco dopo, quando virarono cambiando bordo per avvicinarsi alla costa si sporsero addirittura dalla murata per osservare come l’ala sopravvento nuotasse libera mentre quella sottovento rimaneva schiacciata contro la fiancata.
Jona e Troomsin furono inondati da un flusso ininterrotto di domande fino a quando non arrivarono in vista del Gran Mercato, nel primo pomeriggio.
Il Mago si stava chiedendo seriamente se non avesse esagerato nella “cura”.