La proposta

Burlock piazzò il boccale di birra scura sul tavolo e si arrampicò sullo sgabello di fronte a Jona.
“Beh, che cosa hai deciso, Mago? Vieni con noi o no?”
“Quando partite?”

Jona diede un’occhiata al suo Amuleto e vide che la Bussola sembrava sempre più netta e luminosa; non era il caso di rimandare oltre la partenza.

“Solo?”
“Burlock, sei sicuro che sia una buona idea tornare per la stessa via dell’andata? Sei sicuro che i tuoi “amici” se ne siano tornati alle loro pianure?”
“Non ci sono altre strade, Mago. Lo sai anche tu. Ti ho visto studiare quella mappa per ore.”
“Io potrei anche riuscire a passare, ma voi, con i carri, siete troppo lenti e visibili. Non potreste rimanere qui fino al disgelo? Non credo che siano attrezzati per passare un inverno da queste parti.”
Burlock scosse il capo facendo ondeggiare le treccine rosse: “No, i nostri fratelli a Nayokka aspettano queste provviste. Oramai sono tanti anni che portiamo il pesce dei Viknuit. Se mancasse e l’inverno fosse un po’ più lungo del normale potrebbero esserci dei problemi seri. Noi siamo una piccola comunità e le scorte sono quello che sono.”
Jona rimuginò l’informazione: “Comincio a capire la strategia dei vostri nemici.”
Il Nano ingollò un gran sorso di birra, liberò lo stomaco dal gas in eccesso, e poi, con un tono che sembrava dovesse spiegare ogni cosa, disse: “Mia moglie aspetta il suo primo figlio.”
Jona annuì pensoso e, mentre si portava il boccale alle labbra, sibilò all’Amuleto: “Che ha di strano la gravidanza dei Nani?”
“Pensavo che ti sfuggisse. Bravo. I Nani sono poco prolifici, passano parecchi anni prima che una Nana ritorni fertile dopo una gravidanza. Inoltre le Nane, solitamente robuste quasi quanto i loro mariti, sono estremamente cagionevoli nell’attesa. Denutrizione significa quasi certamente un aborto, o peggio.”

Jona si asciugò la schiuma densa che era rimasta sui baffi.
“Non credo che la aiuteresti molto facendoti ammazzare in questi boschi, Burlock.”
Uno scintillio minaccioso begli occhi del Nano indusse il mago a terminare precipitosamente la frase:
Burlock si fece attento, il boccale dimenticato: “Dove?”
Sul tavolo apparve la cartina, sbiadita e piatta per non attirare troppo l’attenzione degli altri, che però sembravano più interessati alle birre che a loro. Una sottile linea rossa congiungeva quasi in linea retta il Gran Mercato e Nayokka.
“Ma lì c’è solo acqua!”
“Appunto.”
“Sei impazzito?”
“No. La nave che abbiamo usato per salvarvi può fare quel tragitto in una settimana, anche con il mare grosso. Ho controllato: il tempo dovrebbe essere favorevole ancora per un po’”
“Sei impazzito.” Il tono era piatto, come se stesse enunciando una verità lapalissiana.
“Non mi sembra che siate stati poi così male, durante il ritorno.”
“Non se ne parla nemmeno!”
Jona lo guardò dritto negli occhi e poi scandì lentamente: “Non credi che tua moglie preferirebbe averti accanto bagnato, ma vivo? Sempre senza parlare delle provviste che farebbero più comodo a Nayokka che nelle Grandi pianure.”
Il Nano si prese la testa tra le mani; era evidente che l’idea di tornare sul mare non gli piaceva per niente, ma era troppo intelligente per non capire che Jona aveva ragione.
“Veramente Troomsin lo farebbe?” Chiese alla fine.
“Penso di sì. Magari in cambio dei carri, o qualche altra cosa. Sono sicuro che un accordo lo troverete, se volete. Inoltre Troomsin mi deve qualche favore.”
“Ci devo pensare. Ora parliamo d’altro”, disse sollevando il boccale.
“Bene”, rispose Jona sollevando il suo, “ma ricordati che più aspettiamo e più rischiamo di trovare cattivo tempo.”
“Salute!”