Turon

La mattina dopo Jona s’alzò di buon’ora, Airone Infelice era già fuori dalla tenda a preparare misteriosi infusi di erbe. Come lo vide uscire gli porse una tazza piena di un liquido di un bel colore verde e un profumo pungente.
Il Mago lo sorseggiò lentamente lasciando che gli riscaldasse lo stomaco prima di iniziare i suoi esercizi mattutini per scacciare la rigidità della notte e il freddo dell’aria del mattino.
La Sciamana lo lasciò fare e, quando ebbe terminato, gli chiese semplicemente: “Che intendi fare, ora?”
“Non ho ancora deciso. Ho un’idea della situazione, ma vorrei capire meglio. Mi puoi raccontare qualcosa di più di quanto abbia detto Posse? Io non ne so veramente abbastanza.”

Airone Infelice, che probabilmente si aspettava la richiesta, annuì e cominciò a raccontare:

La storia era semplice. A un certo punto i pesci del fiume avevano cominciato ad essere sempre più malati e rari, poi anche chi li mangiava cominciò ad ammalarsi.
Il precedente sciamano, la nonna di Airone Infelice, aveva cercato di contattare gli Dei e aveva viaggiato a lungo fra i pesci del fiume. Era morta in un ultimo viaggio, mentre risaliva il fiume assieme ad un grande pesce, ma era riuscita ad avvertire la nipotina che all’epoca aveva solo cinque anni del pericolo rappresentato dai Nani.
Airone Azzurro aveva cambiato il suo nome in Airone Infelice ed era riuscita a convincere il capo tribù a spostarsi verso ovest, come le aveva detto la nonna, seguendo il fiume. Avevano continuato a discendere il fiume fino a che non avevano trovato questa confluenza, dove potevano pescare del buon pesce e, al contempo rimanere vicini ai loro territori di caccia sulla riva nord.
Quando Airone Infelice era diventata abbastanza forte da contattare gli Dei, molte lune più tardi, Posse aveva confermato che la causa delle malattie era l’inquinamento del fiume e dato la colpa ai Nani.
Da allora tutte le tribù delle grandi piane erano scese sul sentiero di guerra contro chi distruggeva le loro acque.

Jona rimase a lungo in silenzio, poi, scegliendo con cura le parole, chiese: “Che tu sappia, Airone Infelice, qualcuno ha mai cercato di trattare con i Nani?”
“Trattare cosa?” Chiese lei sorpresa, “Lasciarci avvelenare?” Stava evidentemente passando dallo stupore alla collera e Jona si affrettò a interromperla alzando le mani e scuotendo la testa.

“Ah, no?” Il tono era quello di chi si sente sonoramente preso in giro.
“No”, rispose il Mago cercando di imitare il tono del Djinn di Isto.
“Credo che loro stiano semplicemente scavando qualcosa delle viscere della montagna e che quei veleni non siano altro che rifiuti inutilizzabili. Non credo si rendano conto del danno che stanno facendo.”
“Noi, i nostri rifiuti, li riutilizziamo, se possibile, e li seppelliamo dove non possono fare danni altrimenti!”
“Vediamo se riusciamo a convincere i Nani a fare lo stesso, allora”, replicò Jona con un sorriso.

Il Mago rimase chiuso nella capanna di Airone Infelice — che sembrava decisa a conservare l’onore di averlo come ospite — per due giorni filati, seduto su una morbida pelle di bisonte a parlare fitto con Mentore e a consultare documenti vari. Gli Dei gli lasciavano accesso a quasi qualunque informazione richiedesse, ma non vollero mai intervenire direttamente, come sempre facevano quando uno di loro era implicato.

Finalmente a sera riemerse e chiese alla sciamana e a Falco Veloce di essere presenti al suo tentativo di mediazione con i Nani.

A una sua parola Mentore aprì la comunicazione con l’Amuleto di Turon la cui faccia stupita apparve dinanzi a loro pochi istanti dopo.
“Sei vivo, allora. Ti avevamo dato per morto, quando sei scomparso in quella notte di bufera. Come sei riuscito a sgattaiolare fuori senza che nessuno ti vedesse? E dove sei, ora?”
“Per quanto riguarda il come sono uscito, temo debba rimanere un segreto fra me e Isto — spero che tu non te ne abbia a male. Per quanto riguarda, invece, la mia locazione attuale — ammesso che il tuo Amuleto non ti abbia già informato — questo dovrebbe darti qualche idea”, mentre pronunciava le ultime parole fece cenno ai due indiani di avvicinarsi ed entrare nel cerchio visibile a Turon.

Il Nano aveva i riflessi pronti. Ci mise solo una frazione di secondo a superare lo stupore e a saltare diritto alla conclusione sbagliata: “Così eri d’accordo con loro fin dall’inizio, vero?” Esplose rosso di collera, “Hai trovato il modo di farli entrare qui a Nayokka, vero? Non ti preoccupare: venderemo cara la pelle, schifoso traditore!”
Stava per chiudere il collegamento e, sapendo che negare sarebbe stato inutile, Jona chiese tranquillo: “Non ti interessa sapere perché Posse vi vuole morti?”

La voce si spense lentamente mentre il nome arrivava alla coscienza di Turon.
“Posse?”
Jona annuì: “La faccenda è delicata e va approfondita.”
Turon si era calmato con la stessa rapidità con la quale era montato su tutte le furie, ma rimaneva estremamente scettico e sospettoso: “Di che si tratterebbe?”
“Il problema è la miniera sui monti a cavallo del Muro.”
“Altonna?”

“E una miniera importantissima. Ci sono metalli che non riusciamo a trovare da nessun’altra parte.”
“Non discuto. Produce anche una gran quantità di mercurio, vero?”
“Certo, anche se non è quella la parte più importante.”
“Beh, il problema è che produce troppo mercurio.”
“Troppo mercurio?”
“Già, e una bella quantità finisce nel fiume che usate per lavare i minerali. Mercurio e solo gli Dei sanno quali altre sostanze. State avvelenando mezzo continente.”

La conversazione stava prendendo una piega che Turon non aveva previsto ed ora si trovava sulla difensiva: “Noi cerchiamo di recuperare tutto il mercurio possibile.”
Jona cambiò ancora argomento, tanto per mantenerlo sbilanciato: “Ne sono sicuro, ma non sembra abbastanza. Un altro problema è che voi non avete un sacerdote di Posse.”
“Posse vuole un sacerdote presso i Nani?”
“No. Sono i Nani che dovrebbero volere un sacerdote di Posse.”
“E perché mai?”

“Ma se non ci ha mai degnati nemmeno di uno sguardo!”
“Quello non è vero. Si interessa a voi anche troppo, ma non può agire direttamente e questo non è il momento di spiegarti il perché.”
Turon lo guardava con occhi spiritati, incapace di decidere se Jona era impazzito o se era impazzito lui. Di una cosa era sicuro: tutti e due sani di mente non potevano essere.
“Questo è tutto quello che ti posso dire, per ora. Ti consiglio di parlare con tua moglie e che facciate delle ricerche su quanto ti ho detto. Ci risentiremo domani sera. Fai venire anche Burlock.”
“Burlock?”
“Sì, Burlock. Penso sia la persona più adatta.”
Detto questo il Mago chiuse la conversazione lasciando il Nano ad arrovellarsi nei suoi dubbi.

“Quanto ci vuole ad arrivare ad Altonna?”
“Con una buona barca almeno una settimana.”