Burlock

Burlock era confuso.
Turon aveva cercato di convincerlo ad accettare la proposta di Jona, ma la moglie lo aveva zittito.
Berlinda gli aveva detto di dimenticare l’intera faccenda e l’aveva, gentilmente, ma molto fermamente, messo alla porta.
Non aveva senso.
Neppure la richiesta di Jona aveva senso.
Era vero, come aveva detto lui, che si era divertito a guidare quella piccola nave e che, in certi momenti, era arrivato vicino a capire le intenzioni del mare, ma diventare un Sacerdote di Posse!
Semplicemente ridicolo.

L’acqua era nera davanti a lui.
Non più fiume.
Non ancora mare.
I suoi piedi lo avevano portato, quasi senza intervento della sua volontà, all’estrema punta sud dell’isola di Nayokka. Proprio nel punto dove aveva spiaggiato la nave Viknuit.

Nonostante i mesi passati si vedeva ancora il solco della chiglia impresso nella fine sabbia bianca che la luna piena, ancora bassa sull’orizzonte, faceva scintillare.

Quante volte aveva pensato di costruire una nave e, l’anno seguente, usare quella per andare al Gran Mercato, invece di usare i carri.
Le navi Viknuit erano molto leggere e maneggevoli, ma lui sapeva bene che era possibile fare di meglio; sostituire gli alberi di legno con schiuma di vetro, o addirittura metallo; usando tiranti e sartie metallici si potevano fare vele più alte e quindi navi più veloci.
Si potevano unire fra loro due scafi rendendo la nave più stabile a dispetto delle onde.
Aveva in mente meravigliosi meccanismi per alzare e abbassare le vele.
Navi a misura di Nano.

Il freddo abbraccio dell’acqua lo riscosse.
Guardò in basso e si vide circondato dall’acqua che ora stava penetrando nelle sue pesanti scarpe.
In un altro momento, probabilmente, si sarebbe affrettato a ritirarsi, ma non ora.

Sapeva cosa era successo, naturalmente: si era perso in fantasticherie e la marea si era alzata, tirata dalla luna che ora brillava alta nel cielo, ma era difficile allontanare la sensazione che il mare stesso si fosse mosso verso di lui e che lo stesse chiamando.

L’acqua gli arrivava quasi al ginocchio e ora lo stava tirando gentilmente, ma decisamente, verso il largo.

“Va bene. Ho capito. Verrò, ma non ora. Alle mie condizioni. A presto.” Disse a voce alta rivolto alle acque che, naturalmente, non gli risposero, ma continuarono il loro eterno viaggio verso il mare.
Si girò e tornò lentamente verso casa.