Le settimane successive trascorsero lente mentre loro discendevano il grande fiume.
Durante il giorno i navajo pagaiavano in silenzio quasi senza interruzioni mentre Jona studiava con l’ausilio di Mentore. All’inizio aveva provato ad instaurare un minimo di conversazione, ma quelli avevano fatto chiaramente capire che non volevano essere disturbati nel loro mondo composto solo di movimenti ritmici.
Quando il sole cominciava a calare cercavano un buon posto per accamparsi.
Le serate furono molto istruttive per Jona che ebbe modo di constatare come gli indiani seguissero i precetti di Posse, nella sua veste di preservatore della natura in generale e delle acque in particolare.
Raramente pescavano perché il fiume trasportava ancora troppi veleni dei Nani, ma, sia che cacciassero il “fratello Bisonte”, sia che pescassero in qualche affluente sano ed anche quando raccoglievano frutta e radici, erano sempre attentissimi a non causare danni inutili, cercavano di non sprecare nulla e lasciavano sempre i bivacchi pulitissimi interrando tutti i rifiuti, spesso vicino ad alberi che potessero riciclare le sostanze nutritive residue.
Jona li osservava ammirato cercando di imparare i loro metodi e le loro abitudini.
Una sera, a notte fonda, durante il suo turno di guardia, l’Amuleto si accese di una profonda luminosità blu e Posse si sedette a gambe incrociate accanto a lui.
“Vedo che ti interessi alle vie del popolo Navajo”, disse con tono colloquiale e senza i lampi minacciosi negli occhi che erano quasi il suo marchio.
“Sono molto interessanti. Sono sicuro che hai insegnato molto, da queste parti.”
“Io cerco di insegnare sempre e ovunque, ma non sempre trovo orecchie disposte ad ascoltare!”
“Non mi aspettavo, in realtà”, disse precipitosamente il Mago per cambiare argomento, “che Tu ti interessassi tanto anche di quel che succede sulla terraferma.”
“Già, sempre così”, rispose il Dio con un velo di tristezza nelle voce, “tutti dimenticano che la pioggia cade in montagna, ma poi finisce a mare.”
“Sai che ancora non sono riuscito a riparare tutti i danni fatti dagli Antichi?”
Vedendo che Jona era attentissimo Posse proseguì: “Hai idea di perché sia così difficile eliminare o, meglio, far rientrare nei cicli naturali tutti i rifiuti degli Antichi?”
Al Museo Jona aveva studiato molto le abitudini degli Antichi, con attenzione particolare al loro ultimo periodo e qualche idea l’aveva, ma il timore di scatenare nuovamente l’ira del Dio suggeriva un basso profilo:
“Gli idioti! Pensa che erano convinti di aver “prodotto più ricchezza”, senza rendersi conto che con una mano producevano e con l’altra buttavano via.”
“No, è una buona osservazione, ma c’è qualcosa di molto più fondamentale”, esitò un attimo, poi proseguì, “credo sia chiedere troppo pretendere che tu te ne renda conto con le scarse conoscenze che hai in merito.”
“L’esempio più evidente, e devastante, sono le materie plastiche: l’azione del sole le può ridurre in pezzetti sempre più piccoli, ma nulla in natura le può distruggere. Sono duemila anni che sono in funzione enormi macchine per filtrare l’acqua del mare. Le ho sistemate in alcuni punti strategici dove le correnti tendono ad accumulare i detriti. Sono duemila anni che lavorano e la quantità di plastica che raccolgono quotidianamente è ancora alta, quasi la metà di quella del primo giorno.”
Jona era debitamente impressionato, sia dal discorso che dal velo di tristezza che traspariva dalle parole di Posse.
“Al confronto, ricreare i giacimenti minerari è stato un gioco da ragazzi.”
“Ricreare i giacimenti minerari?”
“Già, gli antichi avevano già estratto dalla terra tutti i minerali facilmente disponibili. Tutto quello che trovate voi, o i Nani, in miniera, lo abbiamo rimesso noi sottoterra. Altrimenti avreste dovuto arrangiarvi senza molte cose, inclusi quasi tutti i metalli.”
Jona era esterrefatto, non aveva mai pensato al lavoro immane che gli Dei si erano sobbarcati.
“Questo anche per ripulire le campagne da tutti i rifiuti, vero?”
Posse annuì: “Certo, per più di mille anni abbiamo raccolto i rifiuti lasciati dagli antichi, li abbiamo separati, fatti tornare simili ai minerali da cui erano stati estratti ed infine riseppelliti, spesso non lontano da dove erano stati estratti tanto tempo prima. Nonostante tutto questo lavoro siete molto più poveri, per quanto riguarda le materie prime, di quanto non siano stati gli Antichi. Ci sono cose che, per un motivo o per l’altro, non erano recuperabili. Cercate di fare buon uso di quello che avete.”
“Come fanno i Navajo con piante e animali.”