“Cosa posso fare per Lei, Signora?” Gli occhi di Duliana, neri e lucenti come l’ossidiana, la fissavano incerti. Non si era aspettata quella visita nei suoi appartamenti che erano ben più ampi di quanto Serna avesse immaginato.
La Maga si morse un labbro. Inutile girarci attorno: “La prima cosa che mi ha insegnato mia nonna, quando sapevo a malapena parlare, è che, quando si sbaglia, si deve sempre chiedere scusa. Sono qui per chiederti scusa di come mi sono comportata la prima volta che ci siamo visti. Mi sono mostrata come una ragazzina bizzosa che vuole essere al centro dell’attenzione. Scusa”, disse quasi tutto d’un fiato.
Duliana ci mise qualche istante a capire a cosa si riferisse e scoppiare in una risata argentina che doveva aver stregato più di un uomo; anche Serna sentì la potenza del suo fascino.
Si interruppe quasi di colpo, con due occhi che, per un singolo istante, oltre al colore assunsero anche la durezza dell’ossidiana: “Immagino che tua nonna ti abbia anche insegnato a ringraziare chi ti fa un favore, vero?”
Serna si limitò ad annuire e Duliana proseguì: “A me, invece, hanno insegnato a non ringraziare mai. Ad accettare qualunque cosa, comunque gradita, come fosse una cosa normale, dovuta”, vedendo che Serna stava per ribattere, la danzatrice la fermò con un piccolo gesto della mano, “è solo per questo che non ti ho ringraziata prostrandomi ai tuoi piedi, quella sera.” Lo sguardo era molto più dolce, ora:
La maga era interdetta:
Duliana si limitò ad alzare un sopracciglio e ad ignorare quella domanda sconveniente: “Grazie.”
Le due donne si studiarono per qualche istante.
“Ti avevo giudicata molto male: una donna che non ha rispetto di sé stessa e degli altri.”
Duliana rimase silenziosa ancora un po’, poi, cambiando ancora una volta espressione e abbandonando completamente l’atteggiamento seduttivo che sembrava esserle così congeniale rispose: “Anche io, forse, avevo sbagliato a giudicarti, Maga. Forse puoi ancora imparare qualcosa. Immagino che la partenza di quel bamboccio che ti eri portata appresso ti abbia fatto bene.”
Serna stava per replicare qualcosa sferzante, non sapeva bene neppure lei cosa, ma si morse la lingua e tacque. Quello che aveva appena detto Duliana conteneva troppa verità per essere accantonato, anche se era stato detto, intenzionalmente, in modo da irritare.
“Sono sicura che avresti molte cose da insegnarmi”, rispose invece, “quello di cui non sono sicura è che sia un bene, per me, impararle.”
Duliana alzò un sopracciglio in un arco perfetto: “Può essere che tu abbia ragione, Maga, ma perché dici questo?”
“Non lo so, di preciso. Ci sono alcune cose che mi vengono in mente, ma non credo che sia tutto.”
“Non sono sicura che sapere come manipolare gli altri, affascinarli sia quello che voglio fare. Sono sicura, invece, che, almeno fino a che è durata, la relazione con Fermo è stata divertente. Vorrei averne altre, in futuro.”
La danzatrice scoppiò in un’altra risata, sinceramente divertita: “Cosa ti fa pensare che saper saper far innamorare gli altri di te ti impedisca di innamorati degli altri?”
“Non devi essere sempre attenta a come ti muovi, a quello che fai? Come puoi lasciarti andare?”
Duliana scosse la testa facendo ondeggiare la sua massa di lunghi capelli neri: “No, non funziona così”, poi chiese a bruciapelo: “Qual è il modo migliore di mentire?”
Serna non ebbe bisogno di pensare per rispondere: “Dire la verità.”
“Appunto.”
“Vuoi dire che tu ami veramente tutte le persone che seduci?” La voce di Serna era velata da un retrogusto di scetticismo che fu premiato dalla risposta:
Rimasero a parlare a lungo e, se Serna stava sinceramente cercando di capire il punto di vista dell’altra, Duliana si stava sicuramente divertendo a spiegare alcuni dei suoi segreti a quella ragazzina che, sebbene avesse solo pochi anni meno di lei, le sembrava veramente sprovveduta.
Era molto tardi quando la Maga si alzò dai cuscini profumati per far ritorno ai suoi appartamenti, nell’ala del palazzo dedicata agli ospiti.
Si fermò un attimo sulla soglia e, prima di uscire, chiese a Duliana: “Ma lui lo sa che l’ami?”
La danzatrice la guardò con due occhi penetranti cercando di capire quanto lei avesse già indovinato, poi si rilassò e rispose: