Palla

Rimase per diversi giorni nei suoi appartamenti a rimuginare, scrivere e pensare.
Adesso rimpiangeva di aver insistito perché Darda ritornasse in patria assieme ad Agio e Fermo. Aveva bisogno di parlare con qualcuno di cui potersi fidare.
Accarezzò l’idea di parlare con suo padre, ma sapeva che non era la persona giusta, in questo caso.

Una mattina, di buon’ora, dopo essersi preparata al meglio, cominciò le invocazioni per la Dea.
Pochi minuti dopo, senza farsi attendere troppo, Palla era di fronte a lei, dritta come un soldato e con quel suo sguardo d’acciaio che era così difficile da sostenere.

“Cerco saggezza, oh Dea.”
Potrai trovarla solo nel tuo cuore.

L’espressione della Dea era imperscrutabile, ma non più del solito, si consolò lei.
“Ho cercato nel mio cuore, ma non ho trovato risposte, o, forse, ne ho trovate troppe.”
La Dea non mosse un muscolo e Serna proseguì: “Ho parlato a lungo con Duliana, la danzatrice e sono confusa. Molte delle cose che mi dice sono sensate, ma sento che sono false. Ho provato a capire dove sbaglia, ma non ci sono riuscita. Ho provato anche a capire se sono io che sbaglio, ma anche qui non ho certezze. Per questo invoco la Tua saggezza.”

Ancora una volta la Dea rimase immobile e silenziosa. L’unico indizio che non di trattasse si una statua di candido marmo erano gli occhi che le scavavano l’anima.

“Duliana mi dice che bisogna vivere nel presente, che è inutile preoccuparsi del domani. In qualche modo anche gli insegnamenti del Djinn di Isto vanno nella stessa direzione”, Serna stava recitando il discorso che si era preparata, accuratamente bilanciato fra la necessità di mostrare che aveva meditato prima di invocare la Dea e la completa inutilità di tediarla con particolari che Lei conosceva benissimo. Proseguì spedita: “Ma questo contrasta con quello che mi ha insegnato mio padre e che sento nel mio cuore: il futuro è importante e le nostre azioni possono modificarlo in modo molto significativo. Non possiamo trascurarlo.”

“Ti prego, guidami oh Dea!”

La Dea rimase algida mentre rispondeva: “Nessuno conosce veramente il futuro. Gli Uomini conoscono, quando lo conoscono, quello che è successo, non quello che avrebbe potuto succedere se avessero fatto altre scelte.

Serna soppesò rapidamente le parole della Dea; sapeva di avere pochi secondi prima che questa svanisse.

La seconda parte è corretta, ma la prima no. Le probabilità sono qualcosa che usate per spiegare quello che fate quando ragionate, ma non è così che ragionate davvero.

La Maga rimase interdetta, poi, con uno dei suoi lampi improvvisi capì: “La mia intuizione. Il capire cosa succederà senza ragionamento. Non sono diversa dagli altri. Anche loro fanno la stessa cosa, ma non lo sanno.”

Ma anche tu ragioni, non è vero?

Cosa intendi, esattamente, per “agire d’istinto”?

Serna deglutì sotto la sferza e vuotò la mente, come le aveva insegnato a fare il Djinn. Si ascoltò poi rispondere: “Quando agisco d’istinto, come in questo momento, le parole o le azioni fluiscono dalla mia mente senza la mediazione del linguaggio. Non penso verbalmente.”

La Dea tornò ad essere solida come il marmo di cui pareva fatta.
E cosa succede a quelli che “non lo sanno”?
“La maggior parte della gente pensa usando il linguaggio e crede che i loro pensieri siano tutti lì, nelle parole.”

C’è qualcosa di male in questo?
“Se sei convinto che le parole siano l’essenza delle cose finisci per guardare le parole che descrivono il mondo, invece di guardare il mando.”

Quindi bisognerebbe, secondo te, abolire il linguaggio?

Come metti d’accordo le tue ultime due affermazioni?
“Il linguaggio è importante per rappresentare la realtà e i nostri pensieri. L’errore sta nel confondere la rappresentazione con l’oggetto rappresentato. Le parole sono una semplificazione, a volte estrema, della complessità della realtà.”

Solo questo?
“No”, Serna esitò un attimo, “a volte lo uso anche per comprovare le mie intuizioni”, disse, sentendo che si stava infilando in un dedalo pericoloso.

Quindi anche le tue “intuizioni” possono sbagliare?
“Sì”, rispose a malincuore, “anche se succede di rado.”

E, dimmi, come mai? Mi stai dicendo che si basano sul mondo reale, non su una rappresentazione, vero?” La Dea sembrava sinceramente interessata alla risposta e si era chinata per osservarla meglio; la Maga sudava freddo.
“Probabilmente perché anche quelle si basano su una rappresentazione; più completa delle parole, ma pur sempre una rappresentazione nel mio cervello.”

Hai idea di che genere di rappresentazione usi?
Serna scosse la testa: “A volte ho come l’impressione di entrare dentro le cose che voglio capire e guardarle da dentro, farle agire come se si trattasse del mio stesso corpo, anche se si tratta di cose inanimate.”

La Dea tornò dritta e statuaria, con un leggerissimo sorriso che poteva anche essere solo un’impressione o un’ombra:

La Dea non si curò di rispondere.

Serna si rabbuiò: “Ma cosa c’entra questo con quel che mi diceva Duliana?”
Lo chiedo a te”, fu la laconica risposta.

La Dea le aveva già detto qualcosa che le era sfuggito. Da dove erano partiti? Ah, certo!

Per la seconda volta la Dea rispose con voce sferzante e la ragazza sentì la pelle bruciare come fosse stata veramente frustata: “No. Come puoi dire una cosa così sciocca? Duliana sa perfettamente quali sono le conseguenze delle proprie azioni. Conosce alla perfezione l’effetto che può avere anche un semplice movimento della mano o un’inflessione della voce. Dovresti averlo ben capito.

La Dea aveva ragione, come sempre, ma Serna sapeva anche che, a dispetto delle apparenze, quello che aveva detto era vero. Lo sentiva con tutto il suo essere. Come potevano essere conciliate le due cose? Dimenticare l’umiliazione. Concentrarsi su quel piccolo nucleo duro al centro del suo corpo

E tu lo sai?” La voce era sempre dura, ma almeno non sprezzante.
“No, naturalmente. Anche se non lo avessi chiaramente detto tu non sono così sciocca da pensare di poter prevedere il futuro.”

E allora? Dov’è la differenza?
Ancora una volta Serna rispose d’istinto, quasi sorpresa mentre ascoltava le parole che le uscivano di bocca: “Penso sia una questione di intenzioni, di interesse. A me interessa veramente cercare di capire quali saranno le conseguenze delle mie azioni e se posso influenzare il futuro per il meglio. Per quello che ritengo il meglio, voglio dire. Forse sono solo troppo presuntuosa, ma penso anche di riuscirci.”

Serna tremava dalla tensione, ma si costrinse a rilassarsi e a lasciar fluire i pensieri. Il nodo si sciolse lentamente mentre rispondeva:

La Dea stava ora sorridendo apertamente:
“So che quasi tutti si preoccupano solo delle impellenze immediate — e non si parla solo di Duliana, naturalmente, che è persona tutt’altro che ordinaria. Penso sia stata l’influenza di mio padre e il suo insegnamento.”

Non solo, giovane maga. Prova a chiedere a Dana.
Dana? La Dea della fauna? Che c’entrava? Dana era anche quella che le aveva spiegato le ferree leggi della selezione naturale, quelle che Thano faceva rispettare a tutti gli esseri viventi, mentre Dana inventava sempre nuovi modi per aggirare le difficoltà della Vita che si oppone alla Morte. Possibile che avesse pensato anche a questo? Evidentemente sì.
“Si può pensare al futuro solo quando non si è in pericolo immediato. Gli animali vivono sempre nel presente, preoccupati di sopravvivere ora per prolificare il più presto possibile. L’umanità ha ereditato questo”, si interruppe un attimo, sorpresa dalla sua stessa idea, “mi stai dicendo che Dana sta cambiando il nostro modo di pensare? Che io e mio padre siamo parte di un Suo Disegno?”

La Dea stava scuotendo il capo, ma sorrideva ancora e la voce era dolce: “No. Anche se, alle volte, gli Dei creano delle intere razze, non ci è permesso modificare il modo di pensare cambiando le strutture cerebrali, una volta che è stata creata.
“Non ci è permesso”; permesso da chi? Serna non fece la domanda. Sapeva bene che a quel genere di domande gli Dei non rispondevano mai. Dopo una breve pausa Palla proseguì: “Naturalmente possiamo coltivare i germogli spontanei che riusciamo a scorgere.

“Perché è tanto importante questo modo di pensare?”
Sono sicura che tuo padre ti ha parlato degli antichi”, rispose la Dea con un tono che indicava come il colloquio fosse al termine; altre domande non sarebbero state gradite.

La Dea sorrideva ancora mentre lentamente svaniva. Serna, improvvisamente, le chiese:
Palla ritornò completamente solida con un lampo sinceramente divertito negli occhi: