Visir

“Hai dei nemici potenti, oh Visir.”
Erano soli nel piccolo studio del potente commerciante che rimase perfettamente immobile. L’affermazione di Serna, infatti, era talmente ovvia da essere accomunata a un’estensione degli elaborati saluti che l’etichetta fenaraba imponeva.
“Sindehajad è stato rapito dagli Assassini.”
Fece una breve pausa per lasciare che il nome facesse il dovuto effetto e quindi proseguì: “O, almeno, un ruhmal è stato usato per tagliare la grata della sua finestra.”
“Hanno un’intera notte di vantaggio, ma sono sicura di poter trovare le loro tracce. Dovremo agire rapidamente, ma in segreto, se vogliamo sperare di salvare il tuo giannizzero.”
Il Visir era visibilmente preoccupato: “Siamo arrivati alla resa dei conti, dunque? Speravo di essere riuscito a mantenere un basso profilo nella lotta contro il Califfo, ma non è uno sciocco e ha finalmente capito chi tiene le fila dell’opposizione”, disse con un sospiro, “Finora si è trattato di azioni prevalentemente commerciali, ma da ora in poi sarà lotta aperta fra noi e gli Hashashin, temo.”
“Hashashin?”
“Sì quello è il loro nome. Noi li chiamiamo comunemente Assassini, ma è considerata una storpiatura dispregiativa. Ora che la guerra è stata dichiarata è bene riconoscere al nemico dignità e rispetto. Mai sottovalutarlo.”

“Chiedo il permesso di cercare di recuperare il tuo guerriero. Non c’è molto tempo. Vorrei agire immediatamente. Imploro rispettosamente di non far nulla che possa insospettire gli Hashashin fino al mio ritorno”, disse Serna a capo chino.
Il Visir la guardò con un lampo malizioso negli occhi: “Vedo che mi si chiede il permesso, ma poi si danno ordini. Hai ancora molto da imparare, Maga, nonostante i tuoi sforzi.”
Serna si sentì avvampare mentre il Visir proseguiva: “Il permesso che chiedi è accordato, ma ad una condizione.”
“Quale, oh signore?”
“Sindehajad non deve arrivare vivo a Gadadh. Se riuscirai a salvarlo bene, molto bene, ma se non ci riuscirai non deve essere messo in condizioni di rivelare quello che sa. In nessun caso. I carcerieri del Califfo sanno essere molto convincenti, purtroppo”, terminò con voce cupa.
Serna esitò il tempo necessario a far capire che aveva valutato le conseguenze:

“Di che cosa hai bisogno?”
“Di quattro guerrieri fidati, di cinque cavalli e di provviste per alcuni giorni”, rispose la Maga facendo il gesto di alzarsi, per poi trattenersi mordendo il freno.
“Li troverai nel cortile, ma, prima di andare, prendi questo”, disse porgendole il più piccolo dei suoi anelli, quello che ornava il mignolo sinistro.