Verso le sorgenti

La settimana seguente fu molto meno faticosa. Aiutato dai due animali — due lama, venne a sapere — continuò a risalire il fiume mentre Mentore dava una mano e provvedeva a controllare che non corressero pericoli.

La strada era, in generale, più agevole di quella che aveva percorso il giorno prima, anche se in parecchi punti fu costretto a bagnarsi fino al midollo nelle acque gelide.

Mentre camminava, appoggiandosi da una parte al suo bastone e dall’altra ad uno dei due lama, Jona continuava a discutere con Mentore che camminava al suo fianco.

Lentamente stavano ricostruendo la storia degli antichi a partire da quello che sembrava essere il punto di massima espansione: l’inizio del terzo millennio.

Apparentemente gli antichi erano semplicemente diventati troppi perché il pianeta potesse soddisfare i loro bisogni e assorbire i loro rifiuti.
Mano a mano che seguivano le tracce sui documenti che avevano a loro disposizione, Isto sbloccava intere sezioni della memoria di Mentore che, invariabilmente, confermavano le loro supposizioni e fornivano ulteriori spunti di ricerca.
Qualche volta imboccavano strade sbagliate, ma se ne accorgevano presto proprio perché le memorie rimanevano ostinatamente chiuse. Dovevano allora cercare un’altra spiegazione ai fatti che conoscevano e cercare di fare previsioni su quel che sarebbe avvenuto poi.

Prima di arrivare alle sorgenti del fiume avevano un’idea abbastanza chiara di quello che era successo agli antichi, dal momento in cui si erano avute le prime avvisaglie di problemi di sovraffollamento e inquinamento, seguite da risorse naturali in via di esaurimento, la Terra trasformata rapidamente in una immensa città pulsante di vita con una popolazione umana superiore ai 12 miliardi di persone, quasi una media di 80 abitanti al chilometro quadrato su tutte le terre emerse, comprese montagne, deserti e le immense distese ghiacciate dell’Antartide. Numeri da capogiro, specie tenendo conto che v’erano zone con una densità superiore a 1000 abitanti per chilometro quadrato; ognuno aveva una trentina di metri quadri a disposizione!
“Quanti siamo oggi?” Chiese ad un certo punto Jona.
“Se comprendiamo anche Elfi, Nani, Orchi eccetera quasi duecento milioni”, fu la risposta.

Jona si chiuse in un silenzio pensoso cercando di digerire quei numeri che gli facevano girare la testa; già duecento milioni gli sembrava una quantità enorme.

Non si stupì troppo quando scoprì che avevano cominciato a succedere disastri e a scoppiare guerre sempre più sanguinose che, però, non riuscirono nemmeno a rallentare la crescita. Quello che lo lasciò, invece, sconvolto fu lo scoprire il potenziale distruttivo al quale erano arrivati e come una buona fetta di questo potenziale, ad un certo punto fosse esplosa provocando danni in tutto il mondo.

A quel punto erano successe due cose più o meno nello stesso periodo: le colonie sulla Luna e sugli altri satelliti erano diventate indipendenti e la violenza era scoppiata ovunque paralizzando quel poco di civiltà che ancora era sopravvissuta.
Jona si ritrovò a pensare alla conigliera della vecchia Berta che, rimasta sola, aveva smesso di macellare regolarmente i suoi animali. Ad un certo punto, pur nutriti, erano impazziti ed avevano cominciato ad ammazzarsi l’un l’altro semplicemente perché erano troppi in uno spazio troppo ristretto. Chissà che cosa dovevano aver pensato quegli antichi stipati come conigli.

L’ultima data che Isto permise loro di vedere fu un triste resoconto ed una disperata lettera di addio lasciata da uno sparuto gruppo di persone che alla mezzanotte del 31 dicembre dell’anno 2200 avevano fatto saltare in aria la casa che li ospitava, l’unica in grado di comunicare ancora con le colonie nello spazio.
Gli antichi erano spariti dalla Terra.

Dopo aver sentito le voci registrate di quei poveretti, Jona si chiuse in un cupo mutismo che Mentore non cercò nemmeno di intaccare.