“Dinajal si è salvato, ovviamente, ma suo nonno?”
“Neppure Ahmanejadil perì quella notte, anche se ci andò molto vicino. Trovarono rifugio presso uno degli Hashashin che abitava in un villaggio a molte leghe a sud, lungo il fiume.”
“Quella giornata fu ricordata a lungo e ancora si celebra, da queste parti, come la “giornata dei ratti”.”
“Dei “ratti”?”
“Un bello smacco per gli Hashashin.”
“Certo, ma fu anche l’errore che portò alla situazione attuale. Riesci a indovinare che cosa successe poi? Hai quasi tutte le informazioni che ti servono.”
Serna rimase a rimuginare per qualche istante prima di rispondere.
“C’è qualcosa che non capisco: mi hai detto che i carovanieri erano e, presumibilmente sono ancora, un piccolo popolo che abita fra gli altopiani desertici ad est; come hanno fatto a trovare la forza di fare un’incursione in massa a quel modo? Per la Sede potevano anche riuscirci, ma anche gli altri attacchi per i “ratti”?”
Il Djinn sorrise estasiato: “Brava! Non potevano, ovviamente, ma tu non tieni conto che gli anni di guerra feroce degli Hashashin avevano quasi interrotto i commerci e c’erano molte persone influenti che stavano perdendo soldi per questo.”
“Il Visir!”
“Anche. Suo padre guidò personalmente un gruppo di giannizzeri nell’assalto alla Sede. Anche altri Visir della costa e molti grandi commercianti si unirono all’impresa, pur di salvaguardare i loro interessi.”
“Così è più chiaro”, annuì Serna aggrottando le sopracciglia, “dunque, vediamo se ho capito bene”, proseguì contando sulle dita.
“I carovanieri chiesero aiuto ai loro clienti, probabilmente promettendo uno sconto sui prezzi di trasporto, che dovevano essere saliti a dismisura per i rischi.”
“La Sede è stata rasa al suolo essenzialmente da questi alleati, lasciando liberi i carovanieri di organizzare i “ratti”.”
“Gli Hashashin erano stati la causa delle incursioni, ma, in qualche modo, riuscirono a presentarsi come gli unici in grado di proteggere la popolazione.”
“Che fecero? Armarono la gente per difendersi dai carovanieri? In qualche modo riuscirono anche ad arrivare ad un accordo con loro, visto che oramai convivono pacificamente.”
“La risposta è “sì” ad entrambe le domande. All’inizio fu solo un fortificare i villaggi perché non fosse più possibile un attacco come quello del “giorno dei ratti” al quale, in fondo, parteciparono poche centinaia di persone in tutto. Andò a buon fine con risultati al di sopra di ogni aspettativa solo perché si era assolutamente impreparati ad una cosa del genere.”
“Sei proprio sicura che “convivano pacificamente”? Hai mai visto un carovaniere fuori dai caravanserragli?”
Il viso di Serna si illuminò:
“Di nuovo corretto su tutta la linea”, disse il Djinn che sembrava godere delle risposte di Serna, come un maestro che è orgoglioso del suo scolaro migliore, “Subito dopo aver cominciato ad organizzare la difesa dei villaggi, con un Hashashin come “consigliere”, cominciò anche la ricostruzione della Sede, che è poi diventata Gadadh. Dopo il “giorno dei ratti” l’intera popolazione era ostile ai carovanieri e a non meglio identificati “invasori”. Gli Hashashin soffiarono sul fuoco fino a generare una vera fobia verso tutti quelli che venivano da fuori. Quando Dinajal, ben consigliato da suo nonno e da Shaitan, propose la “via Sicura”, come fosse una sua personale concessione in cambio di un pedaggio, i carovanieri furono costretti ad accettare. All’epoca il Califfo aveva solo dodici anni.”
“Immagino che suo nonno sia scomparso poco dopo, vero?”
“Corretto. Thano ha esatto la sua parcella per la “vendetta” due anni dopo, quando era oramai chiaro che il problema dei rapimenti andava verso una soluzione. Si stavano costruendo i primi caravanserragli nei punti indicati come soste notturne e scelti in modo tale da essere sì a distanza regolare facilmente percorribile dalle carovane, ma anche alla massima distanza possibile dai centri abitati.”
“Con lui è scomparso anche Shaitan, immagino.”
Il Djinn non si curò di confermare una cosa tanto ovvia.
Si drizzò, invece per tutta la sua altezza e rimase un istante in ascolto, poi le strizzò un occhio dicendo: “Le lezioni sono finite, pare. Ora arrivano gli esami! In bocca al lupo!”