Le provviste cominciavano a scarseggiare ed anche la zattera, abituata alle acque dolci dei fiumi, mostrava un colore marrone che non sembrava per nulla sano. Solo la pianta delle acque sembrava essere in perfetta salute e produceva decine di frutti globosi da circa un quarto di litro ogni giorno.
Jona seguiva sulla mappa che Mentore gli mostrava il lento avvicinarsi alle coste di quella nuova terra.
Erano passate tre settimane da quando era partito e ancora non si vedeva la costa.
Cercò di frenare l’impazienza guardando, per l’ennesima volta, la mappa.
Il puntino che rappresentava la sua piccola imbarcazione si avvicinava lentamente, troppo lentamente per i suoi gusti, a quella costa ancora lontana. La balena che lo stava trainando non sembrava aver modificato la sua andatura e procedeva spedita, ma forse non abbastanza.
Il sollievo venne rapido e leggero sulle ali del vento sotto forma di un gruppo di gabbiani che calarono in picchiata sulla sua scia cercando pesce nelle acque smosse.
La costa non poteva essere lontana.
Apparve il giorno dopo come una sottile linea all’orizzonte.
Jona, abbrutito da un mese di inattività forzata sotto un sole implacabile e con razioni sempre più scarse e stantie, si sentì rinascere.
A sera la costa era ben visibile, davanti a lui si apriva l’estuario di un ampio corso d’acqua che si gettava nell’oceano. La balena venne a fare capolino proprio accanto alla sua zattera ed il Mago la liberò dalla corda che aveva usato per farsi trainare.
La morbida fibra non aveva lasciato segni su quel corpo enorme che si immerse immediatamente sollevando un’onda che fece danzare la piccola imbarcazione come fosse un turacciolo. L’enorme animale si allontanò un po’, poi salutò spiccando un paio di salti fuor d’acqua che fecero stagliare il corpo nero ed argenteo nelle luci della sera.
Jona aveva già rimesso in azione il suo lungo remo e stava dirigendo verso terra.
Vogare contro la debole corrente del fiume, dopo tanto tempo nel quale l’unica attività erano stati gli esercizi che quotidianamente si imponeva per evitare la completa inazione, lo stancò rapidamente, ma lui si costrinse a continuare, con ritmo lento e regolare, per buona parte della notte, alla luce di una luna quasi piena che faceva risplendere le acque nere dominate da quelle onde lunghe che lui aveva imparato a conoscere bene.
Non appena fu abbastanza vicino alla costa calò una pesante pietra che aveva portato proprio per quello scopo legata alla fune di traino. Il fondale era sabbioso e ancora relativamente profondo. Il suo ancoraggio non avrebbe certo retto alla prova di un fortunale anche modesto, ma sembrava proprio che Zeo e Posse si fossero messi d’accordo per rendergli le cose più facili; in tutta la traversata aveva solo dovuto sopportare un violento acquazzone che lui aveva salutato con gioia in quanto l’aveva aiutato a togliersi il sale di dosso, sale che ora era tornato a incrostarsi sulla sua pelle nonostante cercasse di tenersi pulito usando l’acqua della pianta.
Rimase a lungo ad ammirare la luna che si specchiava sulle onde e quella striscia nera che era la costa, oramai poco lontana, prima di assopirsi.
Si svegliò alle prime luci dell’alba, come al solito, e, come al solito, i primi raggi del sole arrivarono a scaldarlo poco dopo, senza aurora, così come la sera era quasi senza crepuscolo.
La costa era bassa e acquitrinosa, dominata da alti alberi di mangrovie che formavano ampie isole sull’estuario.
Seguendo le indicazioni di Mentore si inoltrò sotto le chiome verdi seguendo una strada contorta nei canali fino ad arrivare ad una riva sabbiosa dove poteva approdare facilmente.
Aveva appena messo piede sulla terraferma che venne accolto da uno scroscio di pioggia improvviso che, nonostante la relativa brevità, lo lasciò completamente bagnato.
“Mah”, rispose il Mago, “almeno è pioggia calda; ho idea che sarà la benvenuta, con questo caldo umido.”
Davanti a lui una cortina di vegetazione rigogliosa impediva completamente la vista in ogni direzione. Solo un piccolissimo lembo di cielo di un azzurro pallido era visibile dove i rami degli alberi non riuscivano a saldarsi completamente sopra uno dei bracci del fiume.