Darda

Darda stava fendendo la folla che riempiva le stradine del mercato con più efficienza di quanto la prua della barca di Agio avesse danzato sulle onde lunghe del mediterraneo nell’ultimo mese.
Erano arrivati a ‘Rruth da poche ore ed avevano appena saputo che Serna e Sindehajad, dopo aver completato brillantemente la missione a Gadadh, erano scomparsi per un misterioso viaggio richiesto direttamente dagli Dei.
Non erano passati cinque minuti che i due, scortati da un giannizzero, scendevano verso il centro della città.

Agio seguiva sorridendo senza pensare minimamente a cercare di rallentare quella furia che ora stava picchiando con la palma della mano aperta su una vecchia colonna ritta al centro di una piazza stranamente deserta: “Esci fuori, lo so che ci sei!”
“Certo che ci sono, dove potrei andare, sennò? Che posso fare per te, Darda?”

Il Djinn di Isto era apparso sbucando da dietro la colonna con la sua solita aria indolente ed un sorriso sincero.
“Lo sai benissimo che cosa puoi fare. Che cosa sarebbe quest’idea di spedire quei due scavezzacolli ancora in giro da soli? Non avete giocato abbastanza con la loro vita? Dove sono adesso?”
“Veramente l’idea non è mia”, si schernì il Djinn lanciando un’occhiata verso Agio che sembrava occupatissimo a pulirsi le unghie con il suo coltello da marinaio e non sembrava assolutamente interessato a quel che si diceva, “ma ti posso dire che proprio ieri sera Serna ha chiesto proprio di voi”, concluse dopo una breve pausa ad effetto.
“Ah, sì? E te lo ha detto lei?” Darda non era per nulla propensa a lasciarsi prendere in giro.
No, lo ha detto a me”, rispose per lui Palla che era uscita dalla colonna come si fosse trattato di una normalissima porta.
Darda chinò il capo con solo una frazione di secondo di ritardo rispetto ad Agio ed al Djinn: “Sei tu che li hai mandati nuovamente in missione? Gli Dei tutti hanno deciso di distruggere questa famiglia?” La voce era tesa.
La risposta è “no” ad entrambe le domande”, rispose serafica la Dea ignorando completamente l’accusa,
Mi sto prendendo una bella responsabilità a parlarti in questo modo, Darda, per ragioni che non è facile spiegarti ora, ma tu ti prenderai una responsabilità anche maggiore se deciderai di aiutare i due Patriarchi. La strada per raggiungerli è relativamente facile, ma tornare indietro potrebbe essere più complicato.

Darda era ora completamente calma e guardava la Dea con i suoi occhi azzurri come potesse vederle attraverso. Si voltò verso Agio:
Questo dipende da lui.
“Certo, intendevo dire: se lui lo vorrà potrà venire? Non glielo vieterete?”
Non farei mai uno sgarbo del genere a Posse”, fu la laconica risposta.
“Che dobbiamo fare?”
Prima di tutto parlatene fra voi; non è un passo da fare con leggerezza.
Fu Agio che rispose, questa volta. Fece un passo avanti e mise delicatamente una delle sue larghe mani callose sul braccio di Darda: “Non c’è nulla di cui parlare. Non siamo due ragazzini che prendono decisioni affrettate. Abbiamo parlato a lungo e sappiamo cosa vogliamo fare. Non prevedevamo certo di trovarci in questa precisa situazione, ma questi mesi non sono stati esattamente facili e non credo che siamo disposti a rinunciare ora.”
La ruga profonda che era la sua bocca si increspò in una specie di sorriso: “Ma queste sono cose che, ne sono sicuro, sono chiare ai Tuoi occhi.”
Esiste una differenza tra il sapere qualcosa e fare una domanda ed ottenere una risposta.
Darda e Agio si scambiarono solo un’occhiata, poi lui disse, con un leggerissimo inchino: “Se tu pensi che potremo essere di aiuto, faremo del nostro meglio per non deluderti.”
La Dea ricambiò l’inchino: “Troverete dei doni sulla vostra barca. Fatene buon uso”, ciò detto si girò e rientrò nella colonna.

“Scusa per prima, ero veramente preoccupata”, disse Darda al Djinn che era rimasto ad osservare e che ora sorrideva apertamente.
“Capisco. Ora non sei più preoccupata?” Chiese come fosse la cosa più interessante del mondo.
Darda ricambiò il sorriso: “Certo che sono ancora preoccupata, ma è una preoccupazione diversa. Ora so che la riuscita dell’impresa dipende interamente dalle nostre capacità.”
“Non è sempre così?”
“No. Molto, troppo, spesso ci si imbarca per imprese già destinate al fallimento prima ancora di cominciare, ma, a quanto pare, questa non è di quel tipo, grazie agli Dei!”

Si avviarono immediatamente verso il porto, dove li attendeva la barca da pesca di Agio, riconvertita a piccolo cabinato per quel viaggio.

“Una bella coppia”, mormorò fra sé il Djinn che li guardava uscire dalla piazza, “dicono di non essere dei ragazzini, ma non riescono a resistere alla curiosità di vedere i doni di Palla. Mi piacerebbe andare con loro.”