La traccia azzurra che segnava il crepaccio si era trasformata in un’enorme bocca spalancata e irta di denti aguzzi. Il Mago poteva ancora sentire il ghiaccio scricchiolare sotto la suola dei suoi scarponi, ma gli occhi gli dicevano che era sospeso a mezz’aria, pronto a precipitare in fauci fameliche.
Riportò la sua attenzione sul Dio che lo guardava beffardo dal ciglio di quel burrone e bandì la bocca, evidentemente lì solo per distrarlo, dalla sua mente. Sapeva di non aver nulla da temere da quella parte
“Così saresti pronto?”
“Nessuno è mai pronto davvero, ma presto sapremo se sono pronto abbastanza, credo.”
La bocca sembrò diventare un po’ più piccola. Jona sorrise. Se usata correttamente quella cosa spaventosa poteva essergli d’aiuto. Doveva solo farla chiudere completamente.
Inaspettatamente la bocca si restrinse ancora un po’.
Il Mago guardò di nuovo Thano che sogghignò e chiese: “Già, perché?”
“Perché ho capito come usare la bocca.”
Nuovamente la bocca si restrinse e, stavolta, Jona la stava guardando attentamente.
Se continuava così gli sarebbe bastato rispondere correttamente a una decina di domande.
“Veniamo a cose più interessanti: Chi siamo noi?”
Jona ci aveva pensato, naturalmente, e rispose con una certa prontezza, ma anche con molta circospezione: “Credo che siate i discendenti degli antichi, di quegli antichi che si sono trasferiti nello spazio.”
L’enorme bocca da pescecane si spalancò e fece per inghiottirlo, ma, come fosse stata frenata da un invisibile guinzaglio ritornò al suo posto; non si era mossa di un millimetro.
“Non pare proprio la risposta esatta”, ghignò il Dio che sembrava godesse nel vedere come Jona si dibatteva nella sua rete, “che cosa è successo?”
“Posso pensare a due cose: la meno probabile è che, dopo tutta la fatica che avete fatto per farmi arrivare fin qui — tralasciando la fatica che ho dovuto fare io — non vogliate mandare tutto all’aria per una singola risposta sbagliata.”
Thano rise di quel suo riso beffardo e, in questo caso, particolarmente cattivo:
La bocca si era aperta un po’ di più, poco, ma era più aperta.
Jona fece un gran respiro che non portò molto ossigeno ai suoi polmoni, ma contribuì ugualmente a calmarlo:
La bocca si chiuse un altro po’.
“La prima risposta era sbagliata perché, evidentemente, non sei assolutamente disposto a fare compromessi su quello che Ti serve da me. Meglio ricominciare tutto daccapo con qualcun altro che accontentarsi di qualcosa di “seconda scelta”. Ti faccio notare che questa è un’informazione nuova che mi dai; prima potevo supporlo, ma non esserne sicuro.”
“Vero, ma torniamo alla domanda originale: Chi siamo noi? Ma prima spiegami: come ti è venuta l’idea che fossimo degli antichi?” La voce era più amichevole, anche se con una punta di miele di troppo. La bocca era un pochino meno minacciosa.
“Ci sono parecchie cose che mi hanno spinto in quella direzione”, rispose il Mago contando sulla punta delle dita,
“Capisco, ma ti posso assicurare”, disse Thano senza il suo naturale tono beffardo, ma con una vena di tristezza nella voce, “che quando abbiamo cominciato a ripopolare la Terra, usando le piante utero, la specie Homo Sapiens, con tutto il genere Homo, si era veramente estinta, sia sulla Terra che altrove. Abbiamo veramente dovuto ricostruire il vostro DNA quasi da zero, risintetizzandolo ex-novo.”
“E allora? Lo chiedo io a te!” Ritorse il Dio tornando al suo sorriso beffardo.
“Hai confermato tu stesso che la mia prima risposta conteneva una dose di verità”, cominciò Jona lentamente, “quindi, se mi dici che l’umanità si era estinta, non posso che pensare che siate le anime di antichi.”
La bocca si restrinse ancora di più; ora era larga solo una decina di metri.
“Passiamo alla domanda successiva: Che cosa vogliamo da te, Jona?”
Il Mago inghiottì a vuoto. Si era aspettato la domanda, naturalmente, e aveva delle risposte pronte, ma se aveva sbagliato là dove si sentiva così sicuro
Sotto di lui il ghiaccio tornò ad essere ghiaccio, lucido e compatto. Accanto al Dio una immensa pantera nera come la notte lo guardava con due occhi gialli mentre si leccava ostentatamente i baffi.
“Hai qualche idea?” Lo canzonò Thano.
“Sì, più di una, ma non so davvero quale scegliere.”
“E chi dice che debba essere tu a scegliere?”
Un lampo improvviso rischiarò la mente di Jona che disse lentamente:
“Vero, ma non pensare di cavartela così. Devi dirmi almeno una delle cose che potremmo volere da te.”
La pantera, nel frattempo, si era ridotta fino ad essere delle dimensioni di una vera pantera nera e continuava a fissarlo sferzando con la coda la superficie ghiacciata.
“Ce n’è una della quale sono piuttosto sicuro”, rispose guardando il Dio dritto negli occhi, “anche se credo ci sia ben di più in gioco.”
“Potreste aver bisogno di un altro Mentore che guidi altri Cercatori come me.”
“Bene. La risposta è valida. Veniamo all’ultima domanda”, la pantera non era cambiata; la risposta era valida, ma fin troppo ovvia, “perché si sono estinti gli antichi, secondo te?”
Jona stava sudando, nonostante il freddo del tardo pomeriggio e il vento che aveva cominciato a spirare gelido. Si era posto anche questa domanda, naturalmente, ma le risposte che aveva trovato lo aveva lasciato sempre molto insoddisfatto.
“Sintetizza!” Lo interruppe Thano, “Venti parole!”
La voce lo colpì come una sferzata. Rimase un minuto in silenzio con gli occhi chiusi, poi rispose scandendo le parole e contandole sulla punta delle dita: “Due motivi: erano diventati troppi per il pianeta; avevano cambiato l’ambiente tanto che non erano più adatti ad esso.”
Thano era scomparso, al suo posto un lungo tappeto rosso si srotolava rapidamente fino a raggiungere la base della torre.