Dana seguiva il lento avanzare della piccola barca di Agio in quello stretto canale che ancora divideva il Continente Proibito dalle terre dell’est. La sabbia lo stava lentamente colmando e presto non sarebbe più stato navigabile, ma il vecchio pescatore era riuscito a portarla attraverso tutto il canale — anche se la chiglia aveva toccato il fondo sabbioso in più di un’occasione — e ora era in vista del mare.
Più a sud una coppia di cavalli con i loro cavalieri in groppa si stavano faticosamente avvicinando al punto d’incontro.
“Fino a ora si sono comportati molto bene, che ne pensi?”
“Ne dubitavi? Io no. Non mi aspettavo certo che facessero sciocchezze proprio ora”, le rispose Ipno.
La Dea scosse la testa: “No, sappiamo bene che sono persone eccezionalmente dotate, ma sono soli e un incidente fa presto a capitare.”
“Tsk, tsk, almeno sono stati abbastanza umili da capire che non potevano fare tutto da soli e abbastanza svegli da chiedere l’aiuto di due delle pochissime persone alle quali avremmo potuto dare il permesso di intervenire.”
Spostò la mano guidando gli occhi di Dana verso un leggero fremito sulla sabbia, un fremito che seguiva da vicino l’avanzata dei due giovani.
Quattro assistenti con i corpi completamente mimetizzati in quello scenario sassoso avanzavano agili e discreti.
“Li hai aiutati!”
“No. Tsk, tsk, non c’è stato alcun bisogno di intervenire, ma mi sembrava un inutile spreco di tempo e di risorse lasciare che tutto finisse in nulla per una qualche sciocchezza imponderabile, magari una vipera cornuta che si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato.”
“Non era questo che avevamo deciso”, lo accusò Dana accigliata.
“No, ma non ricordo avessimo deciso di lasciarli completamente in balia del caso”, rispose Ipno conciliante, “so bene che sei più interessata all’altra metà dell’esperimento, ma anche questo potrebbe dare frutti inaspettati.”
“Hai ragione. Sono i gemelli che, ora che non è rimasto nessuno a istruirli, mi diranno se effettivamente abbiamo un ceppo genetico di persone disposte a pensare più al futuro che al presente. Quel carattere era evidente sia in Jona che in Darda, per questo era necessario allontanarli dai gemelli: per evitare che contaminassero con esempio ed educazione i loro tratti innati.”
“Ma è così importante che sia un tratto genetico?” Le chiese Ipno scuotendo la testa, pur sapendo bene quali fossero, al riguardo, le idee della Dea. Lei, come previsto, si lanciò in un’accorata disquisizione sul come e sul perché tutte le società che avevano basato le proprie dottrine su insegnamenti in contrasto con quelli che erano gli istinti geneticamente dominanti nella popolazione non erano durate a lungo. Ipno non era convinto, ma sapeva bene che era perfettamente inutile discutere.