Airone Infelice osservava dall’alto i lavori dei Nani.
Aveva preso possesso di una grande aquila calva che ora ruotava alta nelle correnti d’aria. Sapeva che presto avrebbe dovuto lasciarla libera e rientrare nel suo corpo, ma ancora non si fidava dei Nani.
Per ora avevano rispettato i patti, ma lei sapeva di che cosa erano capaci.
Maledizione. Doveva rientrare, prima che il suo corpo fosse troppo debole per accettarla di nuovo.
Con un sospiro cominciò a troncare i legami con quella splendida bestia che l’aveva ospitata per ben tre giorni, oramai.
L’ultima fugace immagine fu di una lepre che correva veloce su un prato e che occupava per intero la coscienza dell’aquila affamata.
I morsi dolorosi della fame artigliarono lo stomaco della vecchia sciamana come, proprio in quello stesso momento, gli artigli dell’aquila ghermivano la sua preda.
“Tieni, bevi questo. Ti farà bene”, le disse Jona porgendole una tazza di brodo caldo, “Cominciavo a pensare che avessi deciso di rimanere nell’aquila per il resto dei tuoi giorni.”
Airone Infelice scosse la testa, ma non si azzardò a parlare prima di aver finito la bevanda calda: “Sono troppo vecchia per questi viaggi. Il tuo amico Nano sembra di parola, ad ogni modo. Hanno bloccato lo scarico in attesa di finire la diga.”
“A me pare che te la cavi ancora benone. Cerca di non strafare. Tre giorni di viaggio sono tanti.”
“Lo so. Ora pagherò il tributo ai dolori, ma dovevo sapere quello che succedeva.”
Cercò di alzarsi, ma le gambe non la ressero. Jona l’aiutò a sciogliere un po’ le articolazioni irrigidite dall’immobilità.
Se Airone Infelice si era convinta che i Nani avrebbero mantenuto il patto allora Falco Veloce avrebbe sotterrato l’ascia di guerra e con lui altri capi tribù.
Quando la vecchia fu di nuovo addormentata, di un sano sonno ristoratore, stavolta, Jona rimase a lungo seduto a guardare il fuoco.
L’abilità della sciamana di impossessarsi del corpo degli animali e di controllarli anche a grande distanza gli aveva evitato un lungo e scomodo viaggio nella direzione opposta alla sua meta.
Lei diceva che il suo spirito si staccava dal corpo e si sovrapponeva a quello degli animali. Il suo spirito viaggiava con loro.
Jona aveva i suoi dubbi che le cose stessero esattamente a quel modo.
Aveva fatto qualche controllo, usando l’Amuleto, e sapeva che il cervello della vecchia era ben attivo; sembrava che avesse sognato ininterrottamente per tutto il tempo.
Non c’era da stupirsi che fosse così stanca.
“Mentore, mi spieghi come fa Airone a prendere possesso degli animali? Usa il suo bastone, vero?”
“Sì, mi ha detto che ha affinità solo con poche specie.”
“Questa è solo una piccola parte della storia. Gli Dei hanno modificato una parte del cervello di alcuni animali per poterli controllare a distanza. Qualcosa vicino alla ghiandola pineale, credo.”
“Ah, e quindi Airone li controlla attraverso gli Dei?”
“Qualcosa del genere.”
“E come fa a vedere quello che vede l’aquila?”
“A ognuno le sue specialità. Scommetto che quel bastone/amuleto non conosce Socrate.”
“Oh, se è per quello non sa nemmeno parlare. Non è un vero Amuleto.”
“Ma tutti lavorate per gli Dei, in un modo o nell’altro.”
“Uhm, non la metterei esattamente in quel modo, anche se contiene una certa dose di verità.”
“E come la metteresti, allora?”
“Non mi pare sia il caso di darti una risposta diretta.”
“Me l’aspettavo. Puoi darmi una risposta indiretta, per favore?”
“Penso che, quando avrai capito che cosa gli Dei vogliono da te, non ti sarà difficile trovare la risposta.”
Quando Jona si riscosse dalla sua meditazione, il fuoco era ridotto a braci che ricoprì accuratamente prima di andare a coricarsi anche lui.
Due giorni dopo, all’alba, lasciò il villaggio con tutti gli onori e, cosa molto importante, in compagnia di quattro guerrieri che l’avrebbero scortato fino alle pendici delle grandi montagne, per poi tornare con la sua canoa al villaggio.
Era un viaggio lungo che li avrebbe impegnati per tutta l’estate.