“Dove lo trovo questo giovane sacerdote?”
Obbediente l’Amuleto fece apparire la consueta mappa dal cielo. Un puntino luminoso rosa brillava proprio al centro del maniero di uno degli abitati più grandi del circondario.
“Come faccio ad arrivare lì? Non c’è speranza di passare inosservati! Anche se sembra un grosso centro, in realtà, non saranno più di due o tremila persone. Devono conoscersi tutte.”
Quasi a rispondere alle sue parole il punto rosa cominciò a muoversi, girando prima per i corridoi del maniero per poi uscirne.
Si diresse verso una serie di costruzioni a ridosso delle mura e lì rimase.
“Puoi entrare in contatto con il suo amuleto?”
“Si, devo?”
“No, non ora.”
Jona cominciò a pianificare il viaggio con l’aiuto dell’Amuleto. La città dove si doveva recare era un pochino più a ovest del cerchietto rosso che indicava il posto dove Thano voleva che andasse. Il terreno era pianeggiante e coperto da boschi intervallati a prati. Con un po’ di fortuna sarebbe stato lì in tre o quattro giorni.
La sera del terzo giorno si accampò in una radura nei pressi della città. Non osava andare più vicino senza prendere precauzioni.
“Inutile aspettare oltre. Puoi farmi parlare con il suo amuleto senza che lui lo sappia?”
“Tecnicamente si, ma è molto probabile che poi l’amuleto glielo dica.”
“Oh, non importa, non voglio mantenere la cosa segreta; vorrei evitare di spaventare troppo il ragazzo. Collegami con l’amuleto.”
“Posso spiegare io la situazione all’amuleto? Faremmo molto prima.”
“Fai pure.”
Pochi istanti dopo apparve l’Avatar dell’amuleto di Afro; era un volto incappucciato di un tenue colore rosa.
“Salve Jona, la Dea sia con te.”
“Come posso aiutare il tuo padrone?” Chiese Jona senza troppi convenevoli.
“L’Amore che lo muove lo sta mettendo in guai seri. La Dea ti ha detto che ora conosce anche l’eros. Quello che non ti ha detto è che si è innamorato di una ragazza catturata durante una razzia.”
“L’ha salvata da morte sicura fingendo di violentarla. Suo padre è stato molto fiero di lui. Tanto da lasciarla ancora in vita perché lui ci si divertisse un po’.”
“E lui ha accettato?”
“Loro hanno accettato. La ragazza si è sinceramente innamorata del suo salvatore, nonostante questi avesse partecipato alla razzia nella quale erano perite praticamente tutte le persone che lei conosceva.”
“Non è strano?”
“No, in realtà è abbastanza normale. Per tua fortuna non hai vissuto in condizioni estreme come quelle che si trovano qui, altrimenti sapresti bene come funzionano le cose. C’è una tendenza naturale a sentirsi attratti dal vincitore, specie se questo mostra un barlume di umanità.”
“E adesso cosa succederà? La sposerà? La prenderà come concubina?”
“Immagino che ragazzi sappiano perfettamente qual è la situazione.”
“Che possiamo fare? Tutto quel che mi viene in mente è aiutarli a fuggire verso la terra dei monasteri, di cui mi parlava la Dea, ma non sembra cosa facile.”
“Prima che arrivassi tu la situazione era praticamente senza speranza. Ora la Dea ha creato un barlume di speranza, ma è bene che sappiamo tutti quanti che questo è il massimo dell’intervento che gli Dei possono fare qui.”
“Sì, capisco. La Dea mi ha spiegato.”
“Quali sono i tuoi rapporti con il ragazzo?”
“Intendi dire: “quanto sono riuscito a insegnargli finora”, immagino. Non moltissimo, nonostante sia un ragazzo molto dotato, siamo in rapporto da appena due mesi.”
“No. Volevo sapere se sa esattamente che cosa sei e da dove provieni. Vorrei parlargli direttamente, ma non voglio spaventarlo a morte e ho bisogno del tuo consiglio perché non lo conosco.”
“Per quello non dovrebbero esserci problemi. Ha una certa idea di che cosa posso fare. Sa che posso mettermi in comunicazione con altre persone. Ha anche parlato diverse volte con la Dea.”
“E la ragazza?”
“Lei non sa nulla, per ora.”
Jona rifletteva. Un bel ginepraio, non c’è che dire, e lui odiava dover agire senza conoscere davvero l’intera situazione.
Continuò far domande all’amuleto finché il suo cervello non fu completamente vuoto, poi gli chiese di avvertirlo quando il ragazzo fosse stato solo e disponibile un abboccamento. Chiuse quindi il collegamento e cominciò a occuparsi dei suoi bisogni materiali come accendere il fuoco, prepararsi qualche cosa da mangiare e trovare un posto dove ripararsi per la notte; possibilmente un posto sicuro, dato che enormi nuvoloni neri si stavano avvicinando velocemente da ovest e non presagivano nulla di buono.
Era notte fonda e una pioggia sottile, ma insistente, cadeva sul suo rifugio di fortuna quando l’amuleto di Afro segnalò che poteva parlare con il ragazzo.
Il colloquio fu corto, anche per il timore di essere scoperti nonostante la sorveglianza dell’amuleto. Alla fine Jona non sapeva nulla di più, ma il ragazzo aveva acconsentito a fuggire, pur combattuto fra l’amore per i suoi cari e il nuovo amore per la ragazza.
Il Mago aveva anche insistito perché si facesse presto. L’idea di rimanere in quei posti più dello stretto necessario non gli arrideva per nulla.
L’Amuleto aveva predetto che l’indomani notte ci sarebbe stata tempesta. Era una buona occasione.
Jona si sarebbe fatto trovare poco fuori della città per aiutarli nella fuga, ma liberare la ragazza e farla uscire era compito del ragazzo.
La pioggia continuò a cadere per quasi tutta la notte, solo al mattino le nuvole, veloci come erano venute, fuggirono verso est e il cielo tornò azzurro.
Jona si avvicinò alla città fin dove la prudenza glielo permise, lasciò il cavallo pascolare in una radura ben nascosta e si recò fino al limitare del bosco da dove poteva guardare senza essere visto.
“La città”, che parola grossa! Quel che gli era sembrato un grande maniero circondato da mura si rivelò una grossa fattoria con un corpo centrale a due piani e una serie di edifici attorno che fungevano sia da magazzini e abitazioni che da fortificazione. Il muro esterno, infatti, non aveva finestre e sul tetto piatto c’erano dei camminamenti da dove era possibile difendere il borgo.
Un unico varco interrompeva il cerchio di abitazioni, là dove la cinta accennava a diventare una spirale. Dietro di quello si intravedeva il portone dell’edificio centrale.