Arrivo

Procedevano verso sud, costeggiando la Terra dei Ghiacci, blocchi e montagne di ghiaccio diventavano sempre meno numerose mentre loro si avvicinarono sempre più all’alta costa che alternava speroni rocciosi a distese di ghiaccio che scendevano fino al mare, poi anche questa costa finì e venne lasciata indietro, mentre le cinque navi procedevano veloci a favore di vento verso sud-ovest.

Il tempo peggiorò vistosamente e furono salutati da piogge e temporali quasi quotidianamente, poi dopo un altro paio di settimane di mare aperto si infilarono in uno stretto che arrivò ad essere largo solo una decina di miglia.

Oramai le stive erano piene e la pesca finì.
Anche la scorta di acqua potabile era oramai scarsa, ma non importava: la Grande Migrazione volgeva al termine.

Sul mare cominciavano a vedersi altre flottiglie dirette al Gran Mercato.

Il timoniere spiegò a Jona che loro erano sempre tra gli ultimi ad arrivare perché erano una delle colonie più lontane e, visto che la migrazione cominciava per tutti nello stesso giorno, loro dovevano accontentarsi.

Proseguirono ancora seguendo la costa alla loro destra anche quando lo stretto si allargò e le terre a sinistra scomparvero alle loro spalle.

Intorno a loro si cominciavano a vedere barche da pesca normali, più piccole delle navi, fino a che, a metà agosto, dopo quasi due mesi di navigazione arrivarono nella baia del Gran Mercato.

Jona non aveva mai visto tante navi tutte insieme. La grande rada semicircolare era completamente piena di navi alla fonda e le rive sabbiose erano coperte da un tappeto di navi arenate. Dopotutto, si disse il Mago, circa un quinto dell’intera popolazione Viknuit era presente lì in quel momento, Aveva già visto città che avevano più persone, la stessa Door aveva certamente più abitanti dei circa centocinquantamila Viknuit che affollavano il Gran Mercato, ma vedere quelle due o tremila navi alla fonda faceva una certa impressione.

La piccola flotta sfilò a ranghi compatti dietro la nave di Troomsin, salutata da urla di benvenuto, e andò ad occupare il suo posto, vicino ad una delle estremità del porto naturale, ben lontano dagli edifici centrali che si vedevano chiaramente su una collina davanti a loro.

Le ali della piccola nave di Jona, ora sollevate per evitare di romperle sui bassi fondali, destarono molta curiosità e ancor maggiore ilarità.

Troomsin poteva contare solo su un posto per una nave, sulla spiaggia. Le altre sarebbero rimaste alla fonda.
Pilotò la sua nave decisamente sulla spiaggia dove si arenò solidamente nel solco lasciato dalle sue consorelle.
L’equipaggio balzò a terra e mise in azione un paio degli argani sparsi per tutta la spiaggia facendo avanzare la nave fino a che non fu quasi completamente all’asciutto.
Le altre navi si accostarono alla poppa rimasta sul bagnasciuga e si ancorarono a quella.
Passerelle di legno completarono l’opera e l’intera flottiglia era diventata un grosso pontone sporgente dalla spiaggia.

Troomsin e pochi altri andarono a prendere possesso delle case lasciate alcuni mesi prima dalla precedente Migrazione.