Berlinda

Berlinda fu la prima ad apparire in risposta alla chiamata di Jona e lo salutò sorridente.
Turon apparve un attimo dopo al suo fianco e anche lui congiunse i pugni in segno di saluto.
“Sapevo che non eri perito nelle bufere invernali, anche se nessuno riesce a capire come hai fatto.” La voce aveva un retrogusto di rimprovero, dietro l’evidente sollievo.
Jona l’accettò di buon grado: “Anch’io avrei preferito non scomparire a quel modo, ma non sarebbe saggio da parte mia dirvi per quale cammino mi hanno condotto gli Dei.”
Turon tagliò corto i convenevoli con uno sbuffo d’impazienza: “Abbiamo controllato tutto quello che era possibile. Hai detto la verità. Le scorie di lavorazione sono più pericolose di quanto pensassimo.”
Erano entrambi visibilmente stanchi, dovevano aver lavorato senza sosta, ma c’era anche un sorriso nei loro occhi.
“Avete anche trovato una soluzione, immagino.”
Turon si morse un labbro e sua moglie parlò per lui: “Sì, la soluzione l’abbiamo trovata, ma non sarà cosa semplice. Soprattutto non sarà cosa semplice convincere il Martello a finanziare i lavori necessari.”
Jona annuì. Se lo era aspettato. Ora, se solo fosse riuscito a far passare la sua idea
Airone Infelice e Falco Veloce, al suo fianco, approvarono solennemente, ma tutto il loro atteggiamento esprimeva la loro diffidenza in maniera quasi comica nella sua evidenza. Jona scoppiò in una risata.
“Non mi aspetto diventiate amici, solo che seppelliate l’ascia di guerra, almeno per un po’”, poi proseguì rivolto ai Nani, “e voi potreste approfittare della tregua per fare i lavori di pulizia di cui si parlava. Potrete risparmiare sulla guarnigione.”
A queste parole fu Turon a serrare le labbra dubbioso.

“Avete con voi Burlock?”
Burlock fece un passo avanti entrando nel cerchio, subito dietro Turon e Berlinda.
Scambiò saluti con Jona e poi chiese: “Che cosa vuoi da me, di preciso?”
“Ho scoperto, non ci avevo mai fatto caso, che Posse, oltre a regnare sui mari e su tutte le acque in generale, è anche il custode dell’ecosfera.”
“Ecosfera?”
Una fitta dolorosa alla tempia sinistra impedì a Jona di rispondere immediatamente. Nei pochi secondi di esitazione il Mago sentì distintamente la voce di Asclep: “Meglio non parlare di quello che hai imparato riguardo agli Antichi. Puoi farlo, se proprio vuoi, ma questo campanello di allarme ti impedirà di farlo “per sbaglio”.
“Sì, ecosfera”, proseguì poi, “Si tratta dell’insieme di tutti gli esseri viventi sulla terra e dell’ambiente in cui vivono. Posse mi ha spiegato che tutti gli esseri viventi sono legati agli altri che abitano nello stesso territorio e che quindi danneggiare — o favorire — una certa specie può portare squilibri che si rifletteranno su molte altre.”
“I vostri veleni hanno fatto ammalare l’ecosistema delle pianure. Escono dalla vostra miniera e arrivano, sia pur diluiti, fino al mare.”
“Continuo a non capire perché hai voluto la mia presenza, Jona di Tigu”, insistette Burlock con la tipica mentalità spiccia dei Nani.
Jona gli fece segno di pazientare, poi proseguì: “Tutto questo succede anche e forse soprattutto perché voi non avete coscienza di quali sono le conseguenze negative di certe vostre azioni. Voi siete molto devoti a Festo, ovviamente, ma vi rivolgete anche a Palla”, disse indicando Berlinda, “e ad Isto, Dionne, Dana e tutti gli altri Dei. Ne manca solo uno, che non alberga fra voi.”

“Sicuramente vi siete persi dei consigli che vi avrebbero evitato un certo numero di grattacapi”, confermò il Mago indicando gli indiani che rimanevano rigidi e diffidenti alle sue spalle, “ma la situazione potrebbe essere cambiata, ora che ci sono dei Nani che hanno una certa “affinità con il mare”, per usare le tue parole. Non è vero Burlock?”

Burlock sgranò gli occhi mentre l’enormità della cosa si faceva strada.
“Vorresti fare di me un Sacerdote di Posse?” Chiese alla fine.

Jona scosse la testa: “Io non voglio fare assolutamente nulla. Mi sto limitando a fare da tramite in mancanza di migliori comunicazioni. Ancora non mi è chiaro perché questa mediazione sia toccata proprio a me e perché solo ora. Se diventerai un Sacerdote di Posse è una faccenda privata tra te e Posse stesso. Io mi limiterò, nel caso tu sia interessato a provarci, a dirti dove potrai trovare un Amuleto. Di più non posso e non voglio fare.”

Burlock, tutt’altro che convinto, stava per esplodere, ma Berlinda intervenne cambiando repentinamente discorso: “Tutto questo è molto interessante e sono sicura che Burlock ci penserà, ma cosa c’entra, di preciso, con il problema degli scarichi della miniera di Altonna?”

“Relativamente poco. Hai ragione. Si tratta solo di un mezzo per evitare che incidenti di questo genere si ripetano. Per quanto riguarda Altonna c’è poco da discutere. Gli scarichi vanno fermati o depurati.”
Turon prese fiato per ripetere le sue proteste sui costi dell’operazione e Jona lo prevenne strizzando l’occhio a Berlinda che sapeva essere molto meno rigida del marito: “Ma forse l’avere un Sacerdote di Posse, anche se fresco di nomina, potrebbe aiutarvi a convincere il Martello, e forse anche l’Incudine.”

Rimasero a guardarsi per qualche tempo, ciascuno elaborando a modo suo la situazione.

“Pensi davvero che Burlock potrebbe diventare un portatore di Amuleto? Di Posse?”
Jona tirò su le spalle: “Molto dipende da lui. Durante la traversata lo ho visto entrare in sintonia con il mare molto bene e sembrava anche trovarci gusto. Non so se le cose siano cambiate. Di sicuro deve sinceramente volerlo, altrimenti è perfettamente inutile provare a interagire con l’Amuleto.”

Berlinda annuì: “La Dea mi dice che effettivamente l’assenza di Posse altera l’equilibrio fra gli Dei, ma anche Lei non si sbilancia riguardo a Burlock. Insiste non sono affari suoi. Forse non sono nemmeno affari nostri.”

“Lo faremo senz’altro”, gli rispose Turon, “ma potrebbe volerci qualche giorno.”