La mattina dopo, alle prime luci dell’alba, ben prima che il sole sorgesse dalle basse colline che lo separavano dalle grandi pianure che aveva attraversato per arrivare fin lì, Jona cominciò le invocazioni per evocare la Dea.
“Che la tua stirpe sia forte e numerosa, Jona.”
“Esisto per proteggerla. Lavoro per educarla.”
La Dea si presentava come una donna matura, di struttura massiccia, senza essere sovrappeso, con grandi mani forti che sembravano essere fatte per lavorare e un ampio sorriso che faceva sentire bene accetti. La madre ideale per tutte le creature della Terra.
“Perché mi invochi?”
“Vorresti tornare a casa? Dimenticare tutto questo?” Chiese la Dea a bruciapelo interrompendolo.
Jona, che non si aspettava questa reazione e, soprattutto, non si aspettava lo sguardo severo, quasi fosse un marmocchio colto con il dito nel vasetto della marmellata, esitò un attimo prima di rispondere: “No e No. Mi piacerebbe tornare a casa e rivedere i miei cari, ma sento che questo viaggio ha uno scopo importante, anche se ancora non mi è del tutto chiaro quale sia.”
“Non senti il bisogno di proteggere la tua stirpe e di educarla?” La voce della Dea era beffarda, come se lo stesse prendendo in giro
“Ho lasciato la mia stirpe in buona salute ed in buone mani. Ho cercato di educarla ad essere forte ed indipendente e, debbo dire, sono molto soddisfatto dei risultati che, ne sono cosciente, sono dovuti solo in piccola parte ai miei sforzi.”
“Quindi, avendo fatto il tuo dovere, ti puoi prendere un periodo di vacanza.”
Jona rimase attonito, poi dovette fare uno sforzo per non scoppiare a ridere: considerare quell’ordalia come una vacanza era quanto di più improponibile si potesse pensare.
Infine venne la realizzazione.
“Vedo che hai studiato molto bene gli antichi”, disse la Dea accennando un mezzo sorriso che era impossibile stabilire fosse d’incoraggiamento o derisione, “un anno sabbatico veniva concesso a quegli studiosi che, dopo aver dimostrato di esserne degni, presentavano un progetto di studio che doveva essere ben congegnato e mostrare prospettive concrete. Quale sarebbe il tuo “progetto”?”
Jona pesò accuratamente le parole:
“Quindi?”
“Torniamo a noi: perché mi hai invocata?” Chiese poi la Dea con tono decisamente più leggero e come se la discussione precedente fosse stata solo un lieve inciso.
“Come sicuramente sai il mio progetto, la mia missione, mi porta fra le montagne alla ricerca dei figli di Zeo. Volevo chiedere se fosse possibile avere qualcuno di quegli “assistenti”, gli Elfi Meccanici, per aiutarmi a superare le montagne, come hanno fatto gli Elfi nell’Hinnerwald.”
“No”, il tono della Dea era calmo, ma ultimativo. Nessuno spazio per mediazioni. Il volto rimaneva sorridente e la Dea non accennava a svanire.
“Posso conoscerne le ragioni?” Chiese il Mago con il tono più dimesso che riuscì a trovare nella sua delusione.
“Ti darò una risposta che non risponde e ti regalerò una domanda che lo fa”, cominciò la Dea mentre il suo sorriso si velava di malizia ammiccante, “La risposta è: “gli assistenti, così come la maggior parte degli apparati meccanici, sono ad uso esclusivo degli Dei e dei loro Prescelti””
“La domanda, invece è: “Perché sono scomparsi gli antichi?””
Jona accantonò immediatamente la domanda, troppo complessa nella sua apparente semplicità per essere discussa ora, e si concentrò sulla risposta, che sembrava fornire appigli interessanti: “I “Prescelti” sono le anime preservate, vero? Quelli che sono stati prescelti dagli Dei per sopravvivere alla morte del corpo?”
“Esatto.”
“Allora un corpo meccanico per Mentore forse si potrebbe avere?”
“Mentore?”
“Chiamo così l’anima che sta rinchiusa nel mio Amuleto, in mancanza di un nome migliore.”
“Sì, questo si può fare, ma ricorda: gli assistenti non devono essere visti.”
“Immagino che Mentore sia perfettamente in grado di sapere quando dovrà rinunciare al suo corpo meccanico.”
“E sa anche qual è la pena per chi se ne dimentica.” Il tono era minaccioso e Jona si allarmò non poco, ma subito dopo si addolcì mentre la Dea proseguiva: “Ma, in questo caso particolare, non ci sono problemi: i Figli di Zeo ed i loro amichetti sono già abituati agli assistenti.”
“Chi sarebbero “i loro amichetti”?”
“Quando li incontrerai lo saprai”, tagliò corto Dana e Jona si affrettò a cambiare argomento.
“C’è qualche modo, che io possa usare, per arrivare fra i monti più rapidamente?”
Detto questo la Dea sparì senza preavviso lasciando solo un’esile sentiero marrone che si inerpicava lungo il fiume.
Dopo pochi istanti il sentiero ai piedi del Mago cominciò a svanire e lui si affrettò ad allacciarsi lo zaino alle spalle e a inseguirlo. Lo raggiunse rapidamente e vide che quello spariva ad un ritmo regolare che corrispondeva ad un passo relativamente lento.