Il cavallo procedeva spedito sulla larga strada di terra battuta che costeggiava il Rin. Aveva ancora qualche chilometro da percorrere prima di lasciarla e cercare il sentiero fra i boschi che aveva scelto con tanta cura.
Nel frattempo l’Amuleto cominciava le prime lezioni della sua lingua segreta. Una lingua strana e complicata, che specificava con pignoleria non solo l’azione e chi la faceva, ma anche come dove e perché avveniva.
D’improvviso un cavaliere gli si accostò. Da dove sbucava? Asclep!
“Salve Jona.”
“Lode e onore a Te, Asclep”, rispose il Mago abbassando la fronte fino a toccare la criniera del cavallo.
“Lode ed onore anche a te”, rispose il Dio con uno dei suoi sorrisi asciutti e senza allegria, “volevo ringraziarti per come hai risolto la faccenda, lì a Minz.”
“Oramai era ora di iniziare a esportare i prodotti elfici, ma questo furto, che non è passato inosservato, rischiava di essere un ostacolo. Grazie.”
“Ci rivedremo, anche se non credo avverrà molto presto. La tua strada è ancora lunga, non aver fretta ed assaporane ogni passo.”