Gli stati in guerra

Jona si svegliò, come d’abitudine, all’alba.
“Prima di muoversi forse conviene mi spieghi un po’ meglio la situazione. Occhio del Cielo.”
“Quello che ti ha detto ieri sera Serna è corretto”, disse l’Amuleto mentre appariva la mappa del cielo. Appena a sud la valle si apriva in un’ampia pianura che degradava dolcemente fino al mare con una serie di colline sempre più basse e arrotondate. L’intera pianura appariva pezzata con boschetti sparsi inframmezzati da praterie dove si vedevano anche campi coltivati. Esplorando più da vicino Jona poté distinguere i nuclei dei villaggi. Erano costruiti intorno ad alture sulla cui sommità si vedevano fortificazioni, probabilmente i castelli di cui parlava Serna. Intorno, spesso addossate alle mura, c’erano delle povere case. Più lontano, in pianura dove il terreno doveva essere migliore, c’erano nei campi coltivati e delle abitazioni dall’aspetto malandato.
“Non mi pare che se la passino bene. Sembrano pochi e male in arnese.”
“È anche peggio di quel che sembra. Si sono talmente sfiancati a furia di farsi guerra l’un l’altro che quei villaggi non contano più di un migliaio di persone. Tieni conto che la metà sono soldati al servizio diretto del signorotto locale e vedi bene che ne restano ben pochi per lavorare la terra.”
“E ancora meno per fare gli artigiani, probabilmente sono costretti a scambiarsi mercanzie. Non c’è abbastanza gente perché ogni villaggio abbia il suo fabbro, il suo vasaio, dei suoi falegnami, eccetera.”
“Vuoi scherzare? Non si scambiano nemmeno uno spillo! Prima di tutto, se ci provassero, gli sgherri gli taglierebbero le mani e comunque c’è ormai un tale odio tra i vicini che nessuno osa allontanarsi da casa sua.”
“Non sembra un posto molto allegro.”

“Dov’è che devo andare?”
L’amuleto fece apparire sulla mappa del cielo un cerchietto rosso molto lontano, vicino al mare.
“Cosa c’è lì?”
“Nulla, che io sappia.”
“E allora che ci devo andare a fare?”
“Non ne ho la minima idea. Devi chiederlo a Thano in persona.”
“Ha tanto l’aria di un’altra prova. Hai qualche idea di come posso raggiungere quel posto?”
“Per fortuna, come vedi, gli insediamenti sono piuttosto radi. Dovrebbe essere facile aggirarli senza farsi vedere.” Sulla mappa apparve un sentiero giallo che passava ben distante da tutti i villaggi. “Qui e qui, magari, ci toccherà viaggiare di notte per evitare di essere visti. Per il resto non dovrebbero esserci problemi.”

Jona era scosso. “Sei sicuro di non stare esagerando? Non ho mai visto una situazione del genere. Non mi pare possibile vivere in questo modo.”
“Sull’ultima parte sono d’accordo. Non credo che riusciranno a sopravvivere ancora per molto. Per il resto potrai vedere la situazione con i tuoi occhi fin troppo presto.”

Jona studiò accuratamente la mappa per un po’, senza parlare, poi si decise a chiedere: “Non sarebbe meglio costruire un’altra zattera proseguire sul fiume?”
“No, non si può per due buoni motivi: primo qualunque cosa galleggi diventa un bersaglio; secondo gli Dei hanno posto un bando all’attraversamento del fiume e Zeo è molto rigido nel farlo rispettare.”
“Un bando? Perché?”
“Non sta a me spiegartelo, ma chiunque tenti di attraversare il fiume rischia d’incontrare uno dei fulmini di Zeo.”
Jona ci rimuginò su un po’, poi decise che non aveva abbastanza informazioni per fare domande sensate e accantonò l’argomento.

Fece un rapido inventario delle sue provviste. Aveva da mangiare per parecchi giorni, ma non gli sarebbe sicuramente bastato per arrivare fino al mare. Era necessario trovare qualcosa lungo la strada, ma, se si doveva credere all’Amuleto, non sarebbe stato facile. I vestiti che aveva steso ad asciugare la sera prima erano ancora completamente bagnati.
“Non ci sono insediamenti vicini e io ho parecchia strada da fare a piedi. Penso sia meglio se ci fermiamo qui oggi e mi metto in marcia domani mattina presto, che ne dici?”