I Boscaioli

Il viaggio verso la loro seconda meta fu lungo, anche se relativamente agevole.

Prima costeggiarono il lago di Kum per un lungo tratto, poi s’infilarono in una valle laterale, seguendo un largo canale che aveva tutta l’aria di essere artificiale e che li portò a un altro lago incastrato fra i monti: il lago di Luga. Lo costeggiarono sulla sua riva settentrionale fino ad arrivare a Luga. Una cittadina di pescatori e boscaioli.
Jona e Michele si fermarono nell’immancabile locanda, dove furono accolti da una donna energica e cordiale che avrebbe benissimo potuto essere una sorella della Zia.
“Sei un po’ in ritardo quest’anno, Michele!”
“Puoi dirlo forte Linda”, rispose lui, “oramai si staranno chiedendo tutti che fine ho fatto. Gli arrotini devono aver consumato le mole per cercare di rifare il filo alle accette dell’anno scorso.”
“Ma che è successo?”
“Grandi lavori a Castello. Il Visconte ha deciso di render dura la vita ai ladri. Ha fatto mettere inferriate e cancelli da tutte le parti. Ha requisito tutti i fabbri di Mila. Per fare il lavoro per i nostri affezionati clienti”, disse strizzandole l’occhio, “abbiamo dovuto lavorare di notte!”
“Sì, ti ci immagino proprio a lavorar di notte”, sbuffò lei, “ma con un altro genere di martello!”
“Via, Linda, non farmi torto, lo sai che aspetto di venire a trovarti tutto l’anno.”
“Dove sono a tagliare, quest’anno?”
“Alle Ceneri”, rispose lei e Michele imprecò fra i denti.
“Fin lassù? Ci vorranno altri giorni per arrivare. Avevo sperato di rimanere qui per un po’”, disse lui evidentemente deluso.
“Non può andare lui?”, chiese Linda speranzosa accennando a Jona “Sembra un tipo capace”.
“Probabilmente lo è, e anche un po’ matto, ma non ci può aiutare: è un erborista che sta andando a cercare erbe strane a nord, mi ha pagato per portarlo fin qui”.
“A nord? Allora è ben più che “un po’” matto”, disse lei guardando Jona con uno strano sguardo misto di rispetto e di sospetto. Meglio non indagare in quel momento, decise Jona, ma c’era qualcosa che lui non sapeva e che, con ogni probabilità, sarebbe stato importante di lì a breve.
Quella sera, per la prima volta da quando avevano lasciato Mila, Jona ebbe una camera da solo. Non aveva alcun dubbio di dove fosse Michele. Stasera avrebbe potuto chiamare Serna in tutta tranquillità.
Fece un lungo resoconto dei giorni precedenti, ma l’unica cosa veramente degna di nota era stata la visita alla segheria.
L’amuleto stupì tutti producendo una perfetta riproduzione dei meccanismi, così come li aveva visti Jona.
Passarono ore a discutere dei meccanismi, mentre Darda si annoiava visibilmente. A un certo punto, più per interrompere quei due che per un vero interesse Darda chiese: “Ma chi sono questi “Nani”?”
Padre e figlia si guardarono interdetti, e fu l’Amuleto di Thano a rispondere: “Sono una tribù di abili artigiani devoti a Festo”, disse, “Anzi, per la precisione, sono diverse tribù, la più vicina si trova sui monti a est. Come hai potuto vedere sono veramente bravi; si dice che Festo li consideri come dei figli. Hanno un solo difetto: pretendono di essere pagati in oro, parecchio oro. Stupisce che una segheria abbia potuto permettersi i loro servigi. Gli affari devono andare molto bene.”
“Il che non stupisce”, disse Jona, “In tutta la Valle non ho visto un bosco degno di questo nome; da quando ho lasciato i nostri monti, non ho più visto un albero da cui poter ricavare una trave decente. Qui, invece, ci sono pini splendidi, anche migliori dei nostri”.