I pastori

Jona accelerò il passo e si portò al riparo degli alberi. Era stanco e aveva bisogno di riposare, ma non poteva certo presentarsi nel covo dei briganti
Tornò sulla carrareccia che aveva seguito nella discesa e vide le tracce dei carri passati la sera prima. Le seguì per un tratto e dopo aver controllato che proseguissero verso valle, tornò indietro tagliando per i boschi e rimase a osservare il gruppo di casupole: erano di pietra a secco e senza finestre, i tetti di lastroni piatti. Malghe estive. Pastori, pecorai a giudicare dai bassi steccati circolari che servivano a tenere le bestie ammassate contro il freddo della notte. Jona ebbe un brivido al pensiero. Si sentiva un po’ più sicuro, ma non aveva intenzione di rischiare. Rimase ancora a guardare.

Poco dopo, da uno degli alpeggi uscì un vecchio che diede tre colpi decisi a un grosso campanaccio appeso vicino alla porta. Immediatamente si sentirono da lontano fischi e latrati di cani. Jona si rilassò. Pastori. Quando vide arrivare il primo, un bambino che agitava il suo bastone per dirigere le pecore, mentre i cani zigzagavano intorno al gregge cominciò a sentirsi sicuro.
Le ultime bestie stavano entrando nel loro recinto quando apparvero altri pastori; questi erano adulti, avevano lunghi bastoni e un coltello alla cintura, ma non si vedevano né spade né altre armi. Jona uscì dal bosco e s’incamminò verso di loro.
“Salve!” Gridò da lontano.

Osservò con interesse la reazione; per prima cosa si misero in allarme, stringendosi assieme e impugnando i bastoni; poi probabilmente, vedendo che era solo, si rilassarono un po’ e fischiarono per richiamare i cani che già si erano portati a semicerchio davanti a loro e stavano avanzando rugliando sommessamente; quando infine notarono il suo abbigliamento, diverso nella foggia e nei colori dal loro, Jona vide i segni della curiosità.
Avanzò con passo deciso, tenendo le braccia bene in vista e lontane dal corpo.

“Salve!” ripeté quando fu vicino, “mi sono perso. Nella nebbia ho perso il sentiero e devo essere sceso dalla parte sbagliata”.
“Salattè. Dundoveni?” gli rispose il vecchio che aveva visto per primo.
“Vengo da Ligu. Sono finito nella Valle, vero?”
“Nosemammonte, avalle ecchiggiù”.
Parlava con un accento pesante, ma ancora comprensibile.
“Posso fermarmi per la notte?”
“Hai coperte? Stanotte farà freddo.”
“Più freddo che in mezzo alla foresta?”