Il Cerchio della Morte

Un leggero colpetto sull’uscio lo avvertì che Serna era arrivata: “Avanti”, disse con voce ferma.

L’Apprendista scivolò rapidamente nello studio.
Aveva vent’anni, portava i lunghi capelli corvini raccolti in una coda di cavallo che le arrivava fino alla vita, indossava la tunica marrone che costituiva il suo abito da lavoro; un semplice saio di morbida stoffa che non riusciva a nascondere completamente il fatto che si trattava di una ragazza giovane e carina.

Il Mago s’interessò ai progressi nelle pratiche mattutine, sia fisiche — principalmente esercizi di respirazione ed equilibrio — che mentali — matematica e memorizzazione — come ogni giorno, poi, cambiando tono, chiese a bruciapelo: “Hai notato niente di diverso in me, ultimamente?”
Serna rispose immediatamente: “È da venerdì scorso che ho notato un cambiamento di umore, un’inquietudine, forse un senso di minaccia, maestro.”, disse nel linguaggio formale che usavano sempre quando rivestivano il ruolo di Maestro e Apprendista, “Ho controllato tutto quello che mi è venuto in mente, ma non sono riuscita a trovare la causa della sua preoccupazione, quindi ho atteso che me ne parlasse lei”, concluse.

Jona annuì: era stato proprio il venerdì passato che aveva notato per la prima volta il mutamento nell’aura dell’Amuleto, Serna aveva percepito subito il cambiamento di umore. Molto bene.
Lo prese dal tavolo su cui riposava e lo porse a Serna dicendo: “Questo dovrebbe darti un indizio.”
L’Apprendista aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse senza emettere alcun suono e allungò la mano per prenderlo.

Spalancò gli occhi per la sorpresa quando la mano di Jona lasciò il disco, ma la voce non tradì emozioni mentre analizzava quanto aveva visto: “Nelle sue mani l’Aura dell’Amuleto era più forte, ma con una tinta che virava verso l’arancione, mentre adesso, nelle mie, è molto più fioca, un giallo cromo squillante”, disse continuando a fissare l’Amuleto ed evitando di guardare il padre che, dal canto suo, assentì con un vago sorriso. “Questo significa due cose”, proseguì Serna, “Primo: il legame con me non è ancora completo e l’Amuleto non è ancora disposto ad accettarmi come sua padrona, cosa normale.”
“Secondo: L’Amuleto sta troncando il rapporto con l’attuale Mago — e questo non è normale se non in caso di malattia grave o comportamenti indegni.”
Erano due occhi molto preoccupati quelli che si appuntarono sul Mago mentre Serna lottava per mantenere il distacco intellettuale necessario.

Jona assentì sorridendo: “Penso si possa escludere la malattia grave: l’indagine chiesta a tua madre ha dato esito completamente negativo.”

Serna, mentre il padre parlava, aveva cominciato a rigirarsi nervosamente l’Amuleto in mano e ora, sulla sua faccia inferiore, era visibile un sottile cerchio rosso. Una linea circolare che correva vicino al bordo e che brillava di una tenue luce color sangue.
I due si chinarono a esaminare quella novità che poteva rivelarsi molto pericolosa.
I colori avevano un loro significato e una loro potenza. Quel rosso sangue era la firma di Thano il Dio Cacciatore, il Dio della Morte.

La linea sembrava essere una fessura: non si sentiva nulla al tatto, ma l’unghia, passandoci sopra, s’impuntava leggermente.
“Mai visto nulla di simile”, disse il Mago rispondendo a una muta domanda.

“Amuleto, che cosa ti succede?” L’Amuleto fece comparire l’Avatar, ma non rispose. Era lo stesso atteggiamento di tutti gli Dei con cui aveva parlato in quella settimana: tutti lo avevano rassicurato sul suo operato, ma quando chiedeva qualcosa di specifico su quanto accadeva facevano semplicemente finta di non aver sentito affatto.
Il Mago sapeva bene che cosa significava: doveva trovare la risposta da solo; niente scorciatoie.

Senza bisogno di parlare si diressero verso la grande libreria che copriva un’intera parete e cominciarono la loro ricerca d’indizi e precedenti.