Il Console

Il Console non lo fece attendere troppo, giusto il tempo di chiedersi se l’anticamera sarebbe stata lunga.
Era un uomo magro e muscoloso, sulla quarantina e con un accenno di calvizie. Era rasato — ora che ci faceva caso non aveva visto molte barbe in Albon — e lo salutò militarmente battendo il pugno destro sul petto, all’altezza del cuore.
Jona ricambiò appoggiando la mano aperta sul petto.

Il Console teneva nella sinistra la lettera di presentazione. Era aperta e presumibilmente già letta.

“La Sacerdotessa ha scritto una lettera di presentazione molto lusinghiera”, disse senza l’ombra di un sorriso.
Jona, non sapendo bene come interpretare, tacque.
“Noi abbiamo ottimi rapporti con i Monasteri e queste richieste verranno onorate. Conosci il contenuto della lettera?”
“No”, mentì il Mago.

“Ci chiede di fornirti assistenza e di favorire il tuo viaggio verso l’Accademia”, disse asciutto.
“Credevo che l’accademia fosse qui a Door”, disse Jona sorpreso.

“No, qui c’è un piccolo nucleo che si occupa di studi teorici; non è strano che la Sacerdotessa di Palla consideri questa “la” Accademia, ma esiste una parte molto più grande, e, a Nostro parere, più importante che studia le applicazioni pratiche sotto l’Egida di Festo. Penso che ti sarebbe utile visitarla.”
“Grazie. Dove si trova?”
“Ad est, sulla foce del Seve”

“Spero vivamente che il mio Amuleto me lo consenta”, disse Jona mostrando la Bussola che puntava ancora verso nord.
“Non ho idea di dove ti voglia mandare il tuo Amuleto, a nord ci sono solo barbari.”

“Thano non è prodigo di parole. Non ho idea, ancora, di cosa voglia realmente da me.”

“Su questo non ci sono dubbi, temo.”
Il console inarcò un sopracciglio: “Io ho imparato ad avere dubbi su tutto; soprattutto sulle cose troppo evidenti.”

Chiamò un servitore e lo incaricò di occuparsi delle necessità di Jona, che poi congedò dicendogli: “Ti auguro un viaggio sicuro e ti consiglio di recarti alle terme prima di presentarti in Accademia.”