La bottega del mastro bottaio era pulita e ordinata, le doghe erano appoggiate al muro in attesa di essere montate mentre sul retro erano impilate per la stagionatura le assi di quercia ancora da tagliare.
Il mastro era solo con Jona, i suoi assistenti erano fuori per il pranzo. In quel momento si stava grattando la testa perplesso, mentre esaminava il rozzo disegno che Jona aveva preparato nella mattinata.
“Che cosa hai detto che vuoi farci?”
Jona sospirò: “Devo assolutamente passare le cascate e questo sembra essere l’unico modo.”
“Ci sono modi meno complicati di suicidarsi,” rispose il mastro bottaio scuotendo la testa,
Jona tirò fuori la borsa di denaro avuta da Ivan e lasciò che il mastro bottaio ne valutasse il contenuto: “Sono disposto a pagare.”
“Ma perché vuoi buttare via i tuoi soldi e la tua vita?”
Jona esitò ancora un attimo, poi tirò fuori il suo Amuleto e lo mostrò allo sconcertato mastro. “Quello che vedrai deve rimanere fra noi. Penso che sia chiaro. Thano mi dice di andare”, l’Amuleto brillava di un rosso minaccioso e il mastro cadde in ginocchio, “e Festo mi dice che questa cosa può funzionare”, apparve il modellino della botte e il colore virò verso l’argento di Festo,
Jona tagliò corto alle proteste del mastro bottaio, gli fece cenno di alzarsi e disse sorridendo: “Non hai mancato di rispetto a nessuno. Hai detto quello che pareva giusto e di questo che ringrazio. Ma, come vedi, ho dei buoni motivi per insistere.”
Il mastro, intanto, osservava affascinato il modellino semitrasparente che stava completando il suo tuffo nella cascata. Poi l’acqua del fiume scomparve e il modellino diventò molto più grande, quasi a dimensioni naturali, per permettergli di esaminarlo per bene. Il mastro continuava a grattarsi furiosamente la nuca mentre girava intorno al progetto, Jona pensò oziosamente che prima o poi avrebbe finito per scavarci un solco e la testa sarebbe rotolata per terra. Quando si raddrizzò Jona fece sparire il modello e chiese: “Allora, che ne dici?”
Era evidente che continuava ad avere parecchi dubbi e che il fatto stesso di dubitare della parola di un Dio lo spaventava a morte. “Ho qua fuori una vecchia botte che dovrebbe essere delle dimensioni giuste. Il legno ha fatto un po’ di muffa e ora non lo si può più usare per il vino; abbiamo provato a pulirla in tutti i modi, ma niente da fare. Posso darti quella”.
“Mi vuoi mandare a fare il tuffo delle cascate in una botte marcia?”
Jona non era molto convinto, ma l’Amuleto confermava che il mastro bottaio non stava mentendo. Contrattarono un po’ sul prezzo, più perché il mastro si aspettava che Jona lo facesse che per vera necessità; aveva in tasca più denaro di Minz di quanto potesse spenderne e che, passate le cascate, sarebbe diventato inutile zavorra.
Poi il mastro volle rivedere il progetto di Festo e riprese a grattarsi la nuca. Alla fine si decise a dire che sì, lo poteva fare e che ci sarebbero voluti alcuni giorni. Jona sarebbe tornato a controllare lo stato di avanzamento dei lavori tutte le sere.
Di giorni ce ne vollero sette. Il secondo Jona dovette sdraiarsi sulla colata di malta ancora fresca e ricoperta da una rozza tela per lasciare l’impronta del suo corpo. Quando tutto fu finito Jona aveva più dubbi che all’inizio, anche se doveva ammettere che il mastro si era attenuto al progetto in tutte le sue parti, dimostrando di essere all’altezza della sua reputazione.