Jona rimase a lungo immobile a fissare il punto in cui Thano era scomparso.
Gli pareva di avere la testa leggera, vuota.
Sapeva, in un qualche angolo del suo cervello, che quello era un modo che lui usava spesso per assorbire le novità.
Poi si riscosse e rientrò, massaggiandosi le spalle irrigidite dall’umido notturno.
“Amuleto, chiamami Serna per favore.” Intanto lui cominciò a rimettere in ordine la piccola stanza. Stava cominciando a lavare i piatti, come gli aveva chiesto Thano, quando il volto di sua figlia apparve sopra l’Amuleto.
La voce di Serna era leggermente impastata quando lo salutò con l’usuale: “Ciao, papà; come vanno le cose?”
“Già a letto? Scusa, non mi ero reso conto fosse così tardi.”
Serna si fece attenta. Conosceva quell’aria distratta del padre. Il sonno era svanito.
“Non c’è problema, come ben sai. Cosa è successo?”
Intanto le sue mani continuavano a seguire i gesti abituali del rassettare la cucina, portando una nota di normalità domestica e di tranquillità di cui aveva estremo bisogno.
Quando le raccontò del Battesimo Serna rimase dapprima allibita, poi scoppiò in una risata liberatoria quando Jona le comunicò il suo nuovo nome Elfico.
“”Barcaiolo Rosso” eh? Diventeremo una famiglia di naviganti!”
“Per quanto mi riguarda Thano non ha lasciato molti dubbi a proposito: l’alternativa sembra essere navigare o perire.”
“Hai rivisto Thano?”
“Che intendi dire?”
“Dopo. Ora finisci il tuo resoconto. Non voglio influenzarti. Poi vi spiego.”
Jona non insistette. Oramai aveva finito di lavare le stoviglie, per cui si sedette di fronte alla figlia con un bicchiere di vino in mano e continuò la narrazione, senza tralasciare nessun particolare.
Concluso il racconto entrambi si girarono a guardare l’Avatar dell’Amuleto che brillava di un rosso cupo in mezzo al tavolo.
“Quello che hai incontrato, Jona, era una vera incarnazione di Thano. Thano le usa spesso per le sue cacce. Non vorrei essere nei panni di chiunque fosse quello con cui aveva il suo “appuntamento””
“Non ne avevo mai sentito parlare, e non ricordo neanche leggende al riguardo.”
“Capito”, dissero all’unisono padre e figlia.
Il canto dell’allodola li avvertì che presto sarebbe sorto il sole. Un’altra nottata era volata via.
“Fossi in te non lo farei.”
“Perché?”
“Perché tra un paio d’ore di navigazione cominciano le rapide di Baal. Farai bene a studiarti il percorso e ad arrivarci riposato. Lì finisce il territorio degli Elfi.”
Jona sapeva che aveva ragione, ma non gli andava di perdere un altro giorno. Stava per dire qualcosa, ma quando aprì la bocca ne uscì uno sbadiglio.
“Va bene. Hai ragione tu. Vado a farmi una bella dormita, poi mi farai vedere la mappa delle rapide”
“Mi metto giù anch’io”, disse Serna,
“Buona notte, cara”