Ahmanejadil era disperato. Sua moglie si era ripresa, ma non parlava, rifiutava il cibo e scuoteva violentemente la testa ogni volta che lui cercava di parlarle.
Sapeva che aveva bisogno di riposo e di tranquillità, ma anche lui era con i nervi scoperti ed alla fine, incapace di reggere la tensione, il dolore e la stanchezza, la afferrò per le spalle costringendola a guardarlo negli occhi: “Donna, mentre ti credevo morta e con i nostri figli persi per sempre ho fatto un giuramento che ora tu mi dovrai aiutare a mantenere! Di sicuro Thano ti ha lasciata in vita per questo!”
Lei lo guardò con occhi spenti: “Thano doveva portarmi con sé.”
“No”, disse lui scuotendola, “Thano ci ha concesso vendetta. Noi gli daremo molto lavoro e Lui ci farà ritrovare i nostri figli!”
Un lampo cupo si accese nello sguardo di Marjad mentre un filo di colore ritornava sul sui viso.
Ahmanejadil raccontò con poche parole quanto era accaduto poco prima, cercando di riferire le parole del Dio alla lettera, ben sapendo quanto fossero essenziali le sfumature quando si aveva a che fare con un Dio.
Marjad aveva abbandonato l’atteggiamento disperato e senza volontà che aveva fino a pochi istanti prima ed era divenuta fredda, distante ed animata da una volontà che si intuiva ferrea, ben diversa da quella dolce ed allegra che aveva avuto fino ad allora.
“Thano non ti ha affatto promesso di farci ritrovare i nostri figli, ma solo vendetta. Dovremo farcela bastare. Vediamo questo ragno.”
Scoperchiò il bugliolo e vide un grosso ragno nero e peloso che se ne stava immobile al centro del secchio e sembrava guardarli.
Avvicinarono la lampada ad olio, ma la luce danzante non rivelò troppi particolari. Era un grosso ragno nero grande come una mano, coperto di una fitta peluria nera opaca che sembrava inghiottire la luce. Solo gli occhi erano grandi e lucidi. Non sembrava nemmeno avere i lunghi denti delle tarantole del deserto che cacciavano saltando addosso alle loro prede ed uccidendole con il loro potente veleno.
Rimasero un po’ ad osservarlo da lontano, poi, vedendo che non si muoveva, Marjad prese un lungo cucchiaio di legno e cercò di toccarlo per vedere come si comportava. Il cucchiaio, appena superato il bordo del secchio, cadde a pezzetti nel bugliolo ed il ragno si precipitò sui frammenti, per poi ritirarsi deluso alla scoperta che si trattava solo di frammenti di legno.
I due trattennero il fiato sorpresi. Sul bordo di quel secchio di legno c’era qualcosa che affettava qualunque cosa cercasse di attraversarlo, ma che era impossibile vedere.
Rimisero il coperchio al suo posto, poi Marjad, presa da un’improvvisa ispirazione, lo riaprì e lanciò dentro un piccolo pezzo di carne cruda che arrivò sul fondo in sottili striscioline sulle quali il ragno si avventò famelico.