Il palazzo era veramente enorme, riempiva quasi completamente la caverna, o, meglio, la caverna era stata costruita per inglobarlo. A differenza delle altre case incastonate nella roccia questo non toccava mai le pareti e, anzi, ne rimaneva ben distante anche se le proporzioni di quell’edificio davano l’impressione di riempire tutto lo spazio disponibile.
Jona appoggiò lo zaino per terra, sul primo gradino che portava verso quell’enorme ingresso, grande quasi quanto i portali di Nayokka.
Facendosi luce con l’Amuleto, come al solito appollaiato in cima al suo lungo bastone, cominciò un lento giro attorno al palazzo.
C’erano diversi ingressi, tutt’intorno, ma non era quello che interessava il Mago, per ora; lui guardava la parete rocciosa in cerca di un’uscita.
Non ce n’era nemmeno una.
L’unico punto in cui la roccia non era assolutamente compatta era il cunicolo da cui era entrato, ma non pareva esserci modo di smuovere quel cilindro che ostruiva il tunnel.
Provò anche a vibrare un colpo con la punta ferrata del suo bastone, ma l’unico risultato che ottenne fu un contraccolpo che gli fece battere i denti e dolere la pelle della mano.
“Cosa ti aspettavi di trovare?” Gli chiese l’Amuleto quando giunse di nuovo dove aveva lasciato lo zaino.
“Nulla, naturalmente, ma dovevo lo stesso essere sicuro di non aver tralasciato nulla. Ora so per certo che l’uscita, se esiste, è lì dentro.”
Raccolse lo zaino e salì verso il portone. In realtà sotto l’immenso arco non c’era una porta, ma un muro con un finestrone, in alto, e due porte di dimensioni quasi normali in basso.
Provò a spingere e la porta si aprì con solo un lieve cigolio di protesta di cardini disturbati.
Appena fu dentro, il palazzo prese vita. Le luci si accesero. Un sonoro ronzio sembrò percorrere l’intero edificio.
La mano del Mago corse alla porta che aveva appena passato, aspettandosi di trovarla bloccata, ma quella si aprì senza troppo sforzo. Era già abbastanza in trappola anche se poteva uscire dal palazzo.
Scosse la testa. Oramai doveva andare avanti. Ponti, alle spalle, non ce n’erano più.
Passò un androne sul quale si affacciavano molte porte e finestre scure e finì in un enorme salone dal quale partivano due scale che scendevano verso il basso.
“Se c’è una via d’uscita deve essere sotto”, disse, più per sé stesso che per l’Amuleto.
Mentre attraversava il salone non poté fare a meno di notare che le pareti erano praticamente coperte di cartelloni con scritte e figure di tutte le forme e dimensioni, ma si impose di non perdere tempo e li mise risolutamente fuori dal suo campo di attenzione.
Scelse la scala di destra e scese.
Arrivato in basso si trovò in quella che sembrava un refettorio, che gli ricordava quelli dei Monasteri, ma tutto era assolutamente strano. I tavoli erano tutti uguali e quasi senza caratteristiche che li distinguessero. Anche le sedie erano tutte in buone condizioni, identiche, disposte con cura e coperte da uno strato di polvere.
Le luci erano molto vive e illuminavano a giorno.
Quanta polvere! La sollevava ad ogni passo. Eppure era troppo poca. Qualcuno doveva manutenere questo posto, altrimenti con il tempo si sarebbe completamente distrutto. Più tardi! ora doveva trovare una via d’uscita.
“SUBWAY STATION” era scritto su un cartello a forma di freccia.
Sembrava una cosa interessante.
Si diresse da quella parte.
Praticamente sotto il portone che aveva attraversato poco prime ce n’era un altro, più basso, e non illuminato, ma largo e si intravedeva un ampio piazzale sotterraneo.
Stava per varcarlo quando si fermò di botto con i capelli che gli si rizzavano sulla nuca.
Le porte erano aperte, ma una vaga luminescenza rosso sangue non faceva presagire nulla di buono.
La familiare risata di Thano lo fece voltare.
“Bravo il mio cercatore! Ti sei fermato appena a tempo.”
“Un’altra delle tue trappole Thano? Stavolta c’è mancato poco che ci cadessi, Evidentemente sto diventando davvero troppo vecchio per questo gioco.”
“Ma è di qui che devo uscire, vero?”
“Sì. Non ci sono altre uscite praticabili.”
“E cosa devo fare perché tu mi lasci passare?”
“Sempre dritto al punto. Mi piace questo tuo modo di fare, ma stavolta è meglio che tu non abbia troppa fretta.”
Jona non rispose.
“Quello che devi fare è tornare qui e spiegarmi che posto è questo, chi lo ha costruito, quando e perché.”
Jona continuò a tacere, mentre si concentrava sulla respirazione.
Thano cominciò a svanire lentamente, poi la sua immagine tornò solida: “Naturalmente devi fare tutto da solo, senza aiuti!”
Detto questo sparì lasciando il suo ghigno a rimbombare nelle sale vuote.
L’Amuleto aveva perso completamente la sua aura rossa e aveva solo un leggero alone perfettamente giallo.
Jona non fu per niente stupito nello scoprire che il suo compagno di viaggio non abitava più nell’Amuleto, sostituito da un esecutore ancora più stupido di quello che lo aveva servito come mago per tanti anni.
Non sapeva neppure come collegarsi con Serna.
Una stanza lì vicino aveva un letto, un armadio e un tavolino. La elesse a sua base e cominciò a ripulirla dalla polvere.