“E poi sono riusciti a ritrovare i loro figli?” Chiese Serna.
Erano notte fonda e il Djinn stava ancora raccontando la sua storia, evidentemente intenzionato a mantenere vivo l’interesse del suo pubblico composto esattamente da una persona.
“Certo! Un Dio non promette mai invano, dovresti saperlo”, ribatté fingendosi scandalizzato al solo pensiero, “Ma dovrai avere ancora un po’ di pazienza”, finì strizzando l’occhio.
“Dunque, quella notte fecero davvero l’amore e lei rimase incinta di quello che sarebbe divenuto il padre del Califfo.”
“Shaitan li aiutò a scegliere altre persone, la maggior parte delle quali avevano perso i propri figli, e queste costituirono il nucleo originario degli Hashashin.”
“Erano un piccolo gruppo, ma molto attivo. I rapimenti diminuivano, ma non cessarono mai del tutto. Gli Hashashin erano benvenuti nei villaggi e non si nascondevano più. Accettavano volentieri i regali che la gente faceva in cambio della loro protezione.”
Con un sorriso complice ed un inchino appena accennato il piccolo Avatar girò dietro la sua colonna e scomparve.
Prima che arrivassero, Serna riuscì anche a contattare suo padre. Solo poche parole perché lui era già in navigazione sulle acque pericolose di quel fiume incassato tra montagne altissime tra le quali si era scavato un passaggio.
Solo l’aiuto di Mentore gli permetteva di passere certe rapide insidiose.
Come le aveva detto qualche giorno prima: Mentore gli indicava la strada, ma seguirla richiedeva tutta la sua abilità e la sua forza. Arrivava a sera completamente sfinito. Lo seguì per qualche minuto mentre cavalcava la criniera spumeggiante del fiume che si precipitava in una gola rocciosa che era stata levigata fino a sembrare liscia come il marmo rosa della fontana che c’era in giardino.
Jona parve rilassarsi.
Assentì con un sorriso: