Ipno

Era passato quasi un mese da quel primo incontro con il Martello e Jona godeva di una completa libertà, ma cominciava ad annoiarsi.
Non aveva la passione per la meccanica di precisione e non riusciva ad entusiasmarsi per i complessi meccanismi che sapevano costruire.
Era debitamente impressionato dall’abilità con cui riuscivano a forgiare sia grandi strutture metalliche che piccoli particolari che sembravano inadatti alle loro mani, grosse e potenti, ma dotate anche di una squisita delicatezza, quando era necessario, ma non riusciva ad interessarsene più di tanto. Sicuramente un suo difetto, pensò.

Aveva, comunque, la sua personalissima biblioteca e presto prese l’abitudine di trascorrere le sue giornate al Parco, dove la luce, nonostante il brutto tempo, era molto migliore della penombra che i Nani amavano tanto.
Aveva anche ottenuto il permesso di trasferirsi in una delle case incastonate nella roccia ai bordi del Parco.

Seduto nel suo nuovo studio, accanto all’alta finestra si godeva la luce che penetrava dalle alte volte semitrasparenti che chiudevano il cielo del Parco.

I mobili erano uno strano miscuglio: letto, sedie e tavolo erano nuovi fiammanti e fatti appositamente per lui da Burlock e da sua moglie che intendevano ripagare — parzialmente, come ci tenevano a sottolineare — il debito di gratitudine contratto, mentre tutto il resto proveniva da qualche altra casa ed era quindi a misura di Nano.

In realtà, meditò oziosamente, i nuovi mobili si adattavano alle stanze molto meglio di quelli vecchi. Chissà perché Festo — i Nani erano stati chiarissimi su questo: tutta la zona del Parco e le case attorno, soprattutto quelle incastonate nella roccia le aveva fatte Festo in persona — le aveva fatte così. Raramente Festo faceva qualcosa senza un motivo preciso, come tutti gli Dei, del resto.

La noia agì per lui. Quasi prima di rendersene conto aveva evocato Festo che ora era lì, davanti a lui. Cominciava a sorgergli il dubbio che evocare un Dio per una curiosità cosi insignificante poteva non essere esattamente una buona idea, ma oramai la domanda doveva essere fatta.
La risposta, però lo lasciò interdetto: “Non credo di poterti aiutare, Jona. Queste case non le ho costruite io.
Ma i Nani dicono che hai costruito personalmente tutta la Montagna di Nayokka!
Vero, ma non anche tutto quello che c’è sotto. Oltre quello che ho fatto io ci sono alcune cose costruite dai Nani e altre ancora sono opera di Altri.
Detto questo Festo sparì di improvvisamente e Jona rimase a lungo a rimuginare, poi raccattò il suo Amuleto e andò a fare una lunga passeggiata intorno al Parco.

Passò diversi giorni a ispezionare le case incastonate nella roccia durante le corte giornate invernali e lunghe ore di buio a studiare, soprattutto tecniche di costruzione e petrografia.

Non parlava con nessuno, nemmeno con l’Amuleto che, dal canto suo, non fece domande ed eseguì tutte le rilevazioni e le analisi che Jona gli chiedeva senza offrire consigli.

Era notte fonda quando guardò con disgusto i fogli scribacchiati che avevano riempito il tavolo. Questo era il meglio che poteva fare. Non aveva senso aspettare oltre.

“Registra accuratamente tutto quello che succede; temo che dovrò rivedere parecchie volte prima di capire; stavolta è meglio lasciar fuori Serna”, ordinò all’Amuleto, poi iniziò le invocazioni per evocare Ipno.

Tsk, tsk. Il nostro buon Mago ha una pessima cera. Non sono Asclep, ma temo proprio che tu stia dormendo troppo poco. Dovresti stare più attento alla tua salute, non sei più un ragazzino, sai?
“Ragione di più per non sprecare il tempo che mi resta, credo.”
Tsk, tsk. Ragione di più per non accorciarlo, mi pare. Comunque il tempo è tuo.
“Ricorderò il tuo consiglio. Devo chiederti una cosa.”
Oh, questa non me l’aspettavo veramente. Pensavo mi avessi chiamato per fare due chiacchiere!
Jona sentì le orecchie diventar rosse, ma fece del suo meglio per ignorarle: “Mi hai detto che ricordi il tempo quando gli Dei non esistevano ancora. Ricordo bene?”
Tsk, tsk. Chiedi al Dio dell’Oblio se tu Ricordi?
“E a chi dovrei chiederlo, se no? Sei stato tu ad insegnarmi che Ricordo ed Oblio sono due facce della medesima medaglia.”
Giusto. Ricordi bene. Posso andare ora?
“Posso sapere quanto tempo fa siete nati?”
Nessuno degli Dei è mai nato”, rispose Ipno con un tono grave che mal gli si addiceva, poi sorrise e gli fece l’occhiolino, “ma proprio dopodomani cade il mio 2813° compleanno.
“Dopodomani?”
Già. Il 25 Dicembre.
Jona ci mise un po’ per assorbire l’informazione, Ipno ne approfittò per scomparire.

“Vuoi rivedere la scena?”