Isto

Era una bella mattina piena di sole e il Parco era luminoso e caldo.
Jona era su una spianata, sostenuta da contrafforti di blocchi di arenaria, dalla quale si dominava buona parte del Parco.
Era seduto su una panca di pietra, apparentemente rilassato al sole.
Davanti a lui l’immagine di Isto si era appena materializzata. Il Dio aveva risposto, come spesso faceva, al suo appello.

“Prima di tutto volevo farti gli auguri di Buon Compleanno”, disse il Mago, ben sapendo che cercare di ingannare un Dio era fatica sprecata.

“Ho fatto un po’ di ricerche sui palazzi incastonati nella roccia.”
Isto non fece una piega e attese che Jona proseguisse.
“Sono strani. Sembrano fatti a misura di uomini e non di Nani, sono anche in perfette condizioni, ma non sembrano nuovi, sembrano aggiustati. Alcune parti sono evidentemente rifatte, ma altre no.”

Jona agitò una mano come per fermare il Dio: “Non è questo che mi turba. Sono le parti non restaurate che non capisco. Le pietre che tengono questa spianata, per esempio”, indicò i blocchi corrosi dal tempo: “sembra che siano stati cavati dalla terra circa tremila anni fa.”

Jona prese un lungo respiro: “Quindi 206 anni prima che Voi nasceste.”
Il Dio lo guardò con aria severa:
“Ma le tue leggende dicono che furono gli Dei ad allevare i primi uomini!” Sapeva bene che contraddire un Dio non era la cosa più intelligente da fare, ma la frase uscì così, brutta e accusatoria.

Il viso di Isto si fece ancora più severo:

La voce del Dio aveva una strana forza e Jona, senza pensare, cominciò a declamare nella lingua di Ligu. Sentiva uno strano sdoppiamento, come se non fosse stato lui a parlare, ma qualcun altro, con una voce molto più giovane della sua:

In quel tempo non c’erano uomini sulla Terra; solo piante e animali.
Festo aveva costruito le montagne e i suoi fiumi le scolpivano.
Asclep curava le piante e le faceva crescere rigogliose a coprire la nuda terra.
Festo era contento perché le piante proteggevano le montagne.
Opia mandava i suoi animali a pascersi delle piante migliori.
Asclep si lamentò con Dana perché gli animali stavano distruggendo tutte le piante.
Dana mandò allora i suoi animali cacciatori per mettere un freno ai mangiatori di piante.
Posse non si interessava a quel che succedeva sulla terra perché il suo regno è l’acqua.
Zeo era contento perché nei boschi trovavano rifugio gli uccelli che popolavano il cielo.
Thano regnava su tutti eliminando i deboli e poi anche i forti.
Solo Afro soffriva perché le mancava qualcosa.
Vedendola triste Ipno le mandò un sogno.
Afro sognò uomini e donne che popolavano la terra.
Afro seppe che così doveva essere.
Si rivolse a Palla per avere consiglio.
Palla la ascoltò e capì che tutti gli dei dovevano cooperare per popolare la terra.
Festo indicò il posto.
Asclep preparò le piante da cui nacquero gli Uomini.
Opia li nutrì con il latte dei suoi animali.
Dana li svezzò con la carne.
Posse fornì i pesci per farli crescere dritti.
Zeo diede loro l’orizzonte lontano verso cui guardare.
Ipno mandò loro i sogni che vanno oltre l’orizzonte.
Afro li amò e insegnò loro ad amare.
Palla regalò loro la curiosità intelligente.
Thano gli ricorderà sempre l’umiltà.

Isto rimase silenzioso.
“Ipno mi ha detto che ricorda cose che erano prima che gli Dei esistessero.”
Isto annuì.
“Quindi Ipno ricordava un tempo nel quale c’erano Uomini sulla terra. La Storia dice solo che non c’erano “a quel tempo”.”
Isto si limitò ad un vago sorriso.
“Dove sono andati quegli uomini? Chi erano?”

Non sapeva cosa rispondere: era la prima volta che il Dio gli faceva una domanda simile. Da sempre aveva considerato la conoscenza come la sua compagna ed amica.

“Non credo che mi sia possibile tornare indietro neppure ora. Anche se non fosse la mia curiosità a spingermi ci penserebbe Thano.”

Al bordo del suo Amuleto era apparsa una piccola stella viola che indicava una direzione precisa. Un’altra Bussola?