Dopo essere rimasti rintanati nello studio per l’intera giornata, i due riemersero e si presentarono nella grande cucina, dove ferveva l’attività per la preparazione della cena.
Erano presenti cinque generazioni, cosa non inconsueta nelle famiglie benestanti
La decana, unica rappresentante della generazione precedente a quella del Mago, era la madre di Dania: una piccola donna, completamente bianca, più vecchia della nonna di Matusalemme, ma che rimaneva dritta come un fuso e aveva occhi di un azzurro pallido che sembravano vederti l’anima. In quel momento stava ispezionando la pulizia delle mani dei marmocchi che rappresentavano la penultima generazione. La seconda generazione era costituita da Jona, il Mago e da sua moglie Dania; i fratelli vivevano per conto loro oramai da parecchio tempo. Jona e Dania erano stati benedetti da Opia quattro volte, a intervalli pressoché regolari, quindi i loro figli avevano età molto differenti.
Il primogenito, un uomo maturo di quarant’anni che era stato appena reso nonno dalla sua primogenita, Vala, ora stava costruendo la casa, dove presto contava di trasferirsi con moglie, figli e nipotino.
La secondogenita non era presente, trasferita a casa del marito quando si era sposata; la vedevano di rado perché, come voleva la tradizione, aveva sposato un uomo di Lava, un borgo a parecchi chilometri di distanza.
Il terzogenito era già sposato e con prole, ma sarebbe rimasto nella casa paterna giacché già da tempo lavorava con la madre Dania. Era lui a cercare le erbe e preparare tutte le medicine, sotto la supervisione di Asclep. Di solito il Dio gli parlava attraverso l’amuleto che, però, non ne voleva sapere di lasciarsi controllare da lui; per un certo periodo la cosa l’aveva infastidito, poi si era rassegnato al ruolo dello speziale e aveva accettato che non sarebbe stato lui il prossimo sacerdote di Asclep
La più giovane era Serna, in età da marito, ma ancora non aveva trovato una persona che fosse abbastanza intelligente e forte da interessarla e, al contempo, disponibile a lasciarle la libertà d’azione indispensabile per una — futura — Maga.
La preparazione della cena procedeva spedita.
Ognuno sapeva quello che doveva fare. L’intera famiglia sembrava una macchina ben oliata che procedeva in modo apparentemente caotico, ma senza scosse o strappi.
La cena stessa fu consumata allegramente chiacchierando degli avvenimenti della giornata, qualche pettegolezzo, scherzi e anche alcune occhiatacce verso il tavolo dei bambini. Jona e Serna non fecero alcun accenno alle ricerche che li avevano tenuti impegnati per tutta la giornata. Gli altri parvero non notare la cosa.