La piana

Dalla cima di quella piccola cresta rocciosa lo sguardo di Jona poteva spaziare per molti chilometri attorno.
A est si vedeva la grande montagna bianca di Nayokka, mentre a ovest si vedevano in lontananza le montagne che racchiudevano le Grandi Pianure.
Verso sud, invece, c’era un vasto pianoro dolcemente ondulato tra i monti e il mare.

Da qualche parte, in quella direzione, si trovava la sua prossima meta.
“Washington era la capitale di una delle due nazioni più importanti degli antichi. L’altra è troppo lontana anche solo per pensare di andarci. Se gli Dei hanno permesso che qualcosa restasse potrei trovare qualche indizio sulla fine degli antichi.”
“Ho le coordinate di quel posto.”
“Quanto dista, esattamente?”
“Sono quasi cinquecento chilometri, almeno due settimane di cammino, direi.”

Jona lanciò un’occhiata verso la città dei Nani, ma sapeva bene che non era il caso nemmeno di pensarci: Il vagone lo aveva portato fuori da tutti i terreni coltivati e da tutte le zone frequentate dai carri dei Nani; pensare si trattasse di un caso sarebbe stata un’ingenuità imperdonabile. Era solo.

“Pressappoco”, confermò l’Amuleto mostrando la mappa aerea.
Jona guardò con occhio critico la serie di fiumi che gli tagliavano la strada, scendendo dalle montagne verso il mare: “Come faccio ad attraversare questi fiumi?”
“In generale non sono molto grandi. Ci sono guadi che puoi utilizzare.”

“Ripari lungo la strada? Pericoli?”
“Fino a Washington ci sono solo alberi che puoi usare come riparo.”
“Ingrandisci qui”, disse Jona indicando una strana formazione vicino al punto di arrivo.
Un grande edificio in perfette condizioni, circondato da vecchi ruderi, gli balzò incontro e lui seppe istantaneamente che doveva andare a visitarlo.

Stava già preparandosi a partire quando si rese conto che mancava qualcosa: “Non mi hai risposto. Ci sono pericoli?”
“Pericoli ce ne sono dappertutto, e lo sai.”
“Va bene. Giochiamo pure agli indovinelli. Ci sono animali pericolosi?”
“Ci sono dei grossi animali, ma i più grandi sono erbivori.”
Oramai Jona aveva capito che c’erano dei pericoli gravi e che l’Amuleto non poteva rivelarne la natura senza una domanda diretta.
“Anche gli erbivori possono essere pericolosi e anche animali relativamente piccoli possono farmi a pezzi; basta un branco di lupi.”
“Lupi non ce ne sono, ma hai perfettamente ragione: ci sono anche erbivori pericolosi, ma non credo ce ne siano da queste parti.”

Il Mago si stava innervosendo, ma sapeva bene che era del tutto inutile prendersela con l’Amuleto che doveva aver ricevuto istruzioni precise.
“Puoi farmi vedere questi grossi erbivori non pericolosi?”
L’Occhio di Lince apparve davanti a lui inquadrando un boschetto lontano diversi chilometri.
Per qualche istante vide solo gli alberi agitati da un forte vento, poi mise a fuoco gli enormi animali che stavano brucando gli alberi. Erano incredibilmente grandi, anche al confronto con le piante sicuramente non piccole.
“Diplodocus?”
“Qualcosa del genere.”
“Ma al museo era chiaramente detto che si sono estinti da centinaia di migliaia di anni!”
L’Amuleto rimase zitto.
“Anche gli esseri umani, se devo credere a quanto ho appreso, si sono estinti, ma siamo di nuovo qui. Di chi è opera tutto questo?”
“Dana ha riportato in vita molte specie che si erano estinte. Dice di voler dar loro una seconda possibilità.”

Jona scavò nella memoria per ripescare i nomi di quei giganti dei quali il museo conservava le ossa fossilizzate. Aveva ben presente quel mostro pieno di denti che troneggiava vicino al Diplodoco: “Allosauri, T.Rex?”
“Entrambi presenti, ma molto rari e non credo ce ne siano da queste parti.”
“Devo farti l’elenco di tutti i dinosauri carnivori che conosco o puoi dirmi chi sono quelli presenti da queste parti?”
“Bambiraptors”
Jona frugò nella memoria, contento di aver “sprecato” diversi giorni a studiare quegli esseri che riteneva definitivamente estinti. Si trattava di animali relativamente piccoli che cacciavano in branco, come i lupi.
“Come faccio ad evitarli?”
“Io ti posso dire dove sono, ma si spostano abbastanza velocemente.”
Sulla mappa comparvero alcuni sciami di puntini verdi, molto distanti fra loro.
“Altri predatori? Serpenti? Mammiferi?”
“Non qui attorno. Posso farli comparire sulla mappa, se dovessimo incontrarne.”
Jona rimase un momento a pensare, poi chiese esplicitamente: “Tu non puoi suggerirmi pericoli e, presumibilmente, neppure quali sono i posti che devo visitare, ma, una volta che ho capito, più o meno, puoi aiutarmi ad evitare pericoli e raggiungere posti? O devo chiederti le cose tutte le volte?”
“Ho un elenco preciso delle cose che non ti posso dire, né direttamente né indirettamente finché non ci sei arrivato vicino da solo. Per tutto il resto sono libero di fare come mi pare meglio.”
“”Meglio” per che cosa? Qual è il tuo compito in tutto questo?”
“Non l’hai ancora capito?”
“Se lo dico puoi confermare?”
“Sì.”
Jona raccolse le idee: “Ci sono almeno tre aspetti”, disse poi contando sulle dita, “prima di tutto devi impedirmi di morire inutilmente in incidenti banali, come hai fatto quando mi hai detto di abbandonare la botte prima che affondasse; Thano vuole rendermi la Caccia difficile, ma non impossibile; una singola distrazione può significare la fine di tutto.”
“Secondo: mi pare di capire che gli Dei — non necessariamente Thano — Vogliono che io faccia qualcosa per loro, ma non sono pronto; tu devi guidarmi nella ricerca e garantire che io abbia imparato quel che serve.”
Il Mago esitò a lungo con il terzo dito alzato: “Il terzo, in realtà, non lo so. Sento che c’è qualcos’altro e che, con ogni probabilità, coinvolge Serna, ma non riesco a capire che cosa sia.”
“Per ora accontentati di quello che hai capito”, gli rispose l’Amuleto.
“La prossima destinazione è Washington, vero?”
“Mettiamo subito in chiaro una cosa: a questo genere di domande non risponderò mai.”
“Perché?”
“Perché non voglio neppure correre il rischio che tu prenda l’abitudine di elencare tutte le alternative per farti dire da me qual è quella giusta.”
“Capito. Vediamo se puoi rispondere a questa: Vorrei partire per Washington al più presto. C’è qualche motivo per non andare ora?”
“No, che io sappia.”
Jona si allacciò lo zaino e afferrò il bastone: “Andiamo, allora, per prima cosa verso quel boschetto di agrumi, poi verso sud cercando di evitare i pericoli. Fai strada.”